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Governo

Il gusto di sforbiciare del nostro Governo

di Titti Ferrante
2 Febbraio 2024

Per i “patrioti” che governano il paese c’è un’Italia di serie b. É quella di chi é povero, di chi accoglie i migranti, di chi si rivolge alla sanità pubblica, di chi aspetta invano un sistema ferroviario decente al Sud, ma anche di quei sindaci costretti a barcamenarsi per far tornare i conti del loro comune.
I tagli di bilancio decisi dall’ esecutivo sono una cartina di tornasole per comprendere quali sono gli ambiti che per la destra non meritano attenzione. Uno é certamente la famiglia sebbene la premier Giorgia Meloni in passato abbia definito la famiglia come la priorità assoluta dell’azione di governo. Una netta sforbiciata è stata data anche ai fondi per il sostegno all’editoria, mentre la premier si guadagna il poco sobrio primato di avere lo staff più costoso della storia della repubblica.
Intanto una delle poche promesse mantenute dalla destra é stata la guerra ai poveri. Dallo scorso primo gennaio il Reddito di Cittadinanza non c’è più, sottraendo un salvagente a tante famiglie che rischiano ora di annegare nel mare della povertà. Al suo posto il Governo ha introdotto due nuove forme di sussidi, distinguendo tra indigenti occupabili e indigenti non occupabili: secondo Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, chi ha in famiglia un disabile, una persona sopra i 60 anni o un minorenne va considerato “non occupabile”, mentre tutti gli altri sono dei potenziali ” divanisti” che potrebbero comodamente trovarsi un lavoro.
Ebbene, ora per i non occupabili c’è l’Assegno di inclusione, con requisiti analoghi a quello del Reddito di Cittadinanza con un importo medio di 630 euro al mese. Per gli occupabili, invece, è prevista solo una indennità, chiamata Supporto per la Formazione e il Lavoro, pari a 350 euro mensili ricevibili per un massimo di un anno.
Le caratteristiche socio demografiche dei componenti dei nuclei percettori di Rdc lasciano presagire difficoltà di reinserimento lavorativo: tra gli ex percettori del Reddito, infatti, circa 80% possiede al massimo la licenza media e circa la metà dei disoccupati lo era da oltre cinque anni.
L’altro nemico pubblico numero uno per il Governo Meloni sono i migranti: il Fondo per la loro accoglienza e per i minori stranieri non accompagnati è stato depotenziato per finanziare un incremento delle risorse destinate alle forze di polizia, alle forze armate e ai vigili del fuoco. Ridurre le risorse per l’accoglienza significa ridurre i servizi per l’integrazione dei migranti, con il rischio concreto di favorire condizioni di grave marginalità, il lavoro sommerso e lo sfruttamento delle persone da parte della criminalità.
La nuova versione del Pnrr ha visto riconfermata la riduzione dei nuovi posti negli asili nido, rendendo ancora più difficile l’impiego di donne con a carico bambini; senza parlare dello stop ai finanziamenti decisi dell’esecutivo al Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari che ha provocato una sollevazione di associazioni dei familiari dei pazienti, preoccupati di veder chiudere decine di centri per la cura di anoressia, bulimia e altri disturbi di questo tipo. Una protesta che si é rivelata efficace, tanto che il ministro della salute, Orazio Schillaci, ha annunciato un emendamento al decreto Milleproroghe che rifinanzierà il fondo.
Il Sud, poi, é stato lasciato annaspare nei suoi problemi, con la manovra firmata Meloni- Giorgetti che ha aspirato quasi tutte le risorse del Fondo di perequazione infrastrutturale che era stato introdotto dal Governo Conte 2 per ridurre il divario infrastrutturale fra le varie aree del Paese.
La questione è ancora più seria se si considera che queste risorse avrebbero potuto fungere anche da contrappeso rispetto al progetto dell’autonomia differenziata a cui sta lavorando il leghista Calderoli, un piano anacronistico anche alla luce degli choc economici degli ultimi anni perchè rischia di portare ad una frammentazione delle politiche pubbliche oltre ad un profondo divario territoriale.

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