Legislazione
Quote generazionali: a Roma si parla di politica rappresentativa
Il 5 maggio il “Comitato Guglielmo Minervini” ha presentato a Roma la proposta di legge di iniziativa popolare sulle Quote Generazionali.
Si è aperto con un minuto di silenzio in memoria di Donato Metallo, consigliere regionale pugliese recentemente scomparso e primo firmatario della proposta di legge di iniziativa popolare sulle quote generazionali, l’incontro pubblico tenutosi lunedì 5 maggio a Roma, promosso dal Comitato per le Quote Generazionali per presentare la proposta alle forze politiche e sociali del Paese.
La giornata è stata introdotta da Lorenzo Marinone, consigliere comunale e delegato del Sindaco per le politiche giovanili, che ha portato anche il saluto istituzionale del sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
L’iniziativa ha voluto rilanciare la proposta di legge che punta a garantire una più equa rappresentanza tra le generazioni, superando l’attuale squilibrio anagrafico nelle istituzioni italiane.
Dopo l’apertura di Maria Turtur dell’Associazione Guglielmo Minervini, Luigi Cazzato, ideatore della proposta di legge scritta dall’avvocato Antonio Aventaggiato, che ha ribadito come i giovani siano fondamentali nella costruzione degli Stati democratici, denunciando il fallimento della nostra democrazia testimoniato dalla fuga all’estero di molti ricercatori e dal forte astensionismo. Cazzato ha anche posto l’attenzione sul ruolo deleterio dei social media nella psicologia sociale, contribuendo a disillusione e isolamento.
Ha preso poi la parola Giacomo Cazzato, sindaco di Tiggiano e membro del comitato promotore, che ha illustrato il contesto da cui è nata la proposta, sottolineando l’urgenza di una svolta generazionale nei meccanismi di selezione della classe dirigente.
Federico Bennardo, moderatore dell’incontro, ha sottolineato alcuni dati significativi legati all’astensionismo e alla rappresentanza giovanile:
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nel 1976 secondo il Ministero dell’Interno votò il 93,4% degli aventi diritto alle elezioni politiche, mentre nel 2022 la percentuale è scesa al 63,9%;
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quasi il 50% degli under 35 ha scelto di non votare alle ultime politiche, segno di una crescente disillusione nei confronti della politica, che non mette al centro i giovani e non offre loro spazio;
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in Europa, solo il 6% dei membri del Parlamento ha meno di 35 anni, a fronte di un 20% di popolazione under 35.
Sono seguiti numerosi interventi di rappresentanti istituzionali, associazioni e realtà civiche. Rosalinda Giannotti del Comitato Europeo delle Regioni ha confrontato il modello italiano con le buone pratiche europee, mentre Andrea Zuddas del Consiglio Nazionale Giovani ha presentato dati significativi sulla partecipazione giovanile.
Sul piano sociale e culturale, Luca Falbo, per Primavera degli Studenti, ha parlato del mercato del lavoro e delle difficoltà per i giovani ad accedere a posizioni qualificate, Pierluigi Marini dell’Unione degli Universitari ha portato la voce del mondo studentesco; Alessandro Scirocco (Azione e Partecipazione) ha discusso di come le politiche giovanili possano essere leva di contrasto alla criminalità organizzata; Carl Alfieri del collettivo 20e30 hanno riflettuto sulle cause dell’astensionismo giovanile e le sue ricadute democratiche.
Peppe Trovato, attivista antimafia, ha lanciato un messaggio forte sull’urgenza di rompere i meccanismi opachi del potere e sulla responsabilità delle nuove generazioni. Alfredo Marini, alunno della Scuola di Politiche fondata da Enrico Letta, ha portato il punto di vista di chi si sta formando oggi per essere classe dirigente domani.
Importanti anche le testimonianze dal mondo politico: Debora Striani, per Più Europa e Radicali, ha condiviso la visione del suo partito sulla necessità di un rinnovamento reale della rappresentanza; Susanna Polimanti (DemoS) ha ribadito che la partecipazione giovanile è il fondamento della democrazia futura. Luigi Bisogno, del Network giovani M5S ha raccontato l’esperienza nel gruppo giovani del suo partito in Campania. Matteo Lecis Cocco Ortu, membro della Direzione Nazionale del Partito Democratico e tra i promotori della proposta, ha concluso ricordando che le cose si cambiano cambiandole e che questo è un percorso collettivo per dare voce a chi non ha voce.
La chiusura dei lavori è stata affidata a Lino Renna, che ha lanciato un appello alla mobilitazione: entrare a far parte dei comitati locali e contribuire alla raccolta firme in tutta Italia per raggiungere le 50.000 sottoscrizioni necessarie.
L’iniziativa si è chiusa con un invito a sottoscrivere la proposta attraverso SPID e a diffonderla, per costruire insieme una politica che assomigli di più al Paese reale.
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