Partiti e politici
La Boschi dà la linea sulle primarie: “A Roma probabili, a Milano vedremo”
Le primarie a Milano potrebbero anche non farsi. Delle unioni civili riparliamo a gennaio. L’Italicum non si tocca, e per il referendum confermativo Maria Elena Boschi ha parlato ieri sera, a Porta a Porta, spiegando con chiarezza quella che è, con ogni probabilità, la linea del governo Renzi. Particolarmente rilevanti le annotazioni sulle primarie di Roma e Milano. Dopo aver spiegato che a Roma “probabilmente” si faranno, ha precisato che a Milano “vedremo”. È l’ennesimo passaggio, all’interno di una strategia che dura da mesi.
Dalla sconfitta in Liguria alle regionali, Renzi e «i suoi» hanno lasciato molte volte trapelare che lo strumento delle primarie può anche essere archiviato. È un mezzo, non un fine, spiegano più o meno chiaramente. L’uscita della Boschi, tuttavia, rappresenta un salto di qualità netto, perché ad intestarsi esplicitamente un discorso dubitativo, sulle primarie, è la più stretta e fidata collaboratrice del premier, cui lo stesso Renzi ha affidato, e con successo, il dossier delle riforme.
In questo quadro, particolarmente rilevante risulta il discorso su Milano. A Roma, dove le macerie della caduta di Marino (sicuramente voluta anche da Matteo Renzi, che proprio da Vespa aveva detto già a giugno che l’ex sindaco non doveva stare sereno), di candidati smaniosi di raccogliere quell’eredita esplosiva non ce ne sono. Boschi però dice che “probabilmente” si faranno, anche se non è chiaro quando si voterà.
A Milano, dove in campo ci sono due candidati già ufficialmente in pista, l’assessore Pier Francesco Majorino e il deputato Pd, legato a Franceschini e renziano Emanuele Fiano, invece le primarie sono messe nuovamente in dubbio. Appena qualche giorno fa, del resto, Renzi e Pisapia, congiuntamente, avevano lasciato trapelare quanto si sarebbero detti nell’incontro avvenuto a Roma. A Pisapia che ha gettato nella mischia il nome della nuova vice sindaca Francesca Balzani, Renzi avrebbe risposto con il nome pesante del Signore di Expo, ormai prossima a conclusione, Giuseppe Sala.
La sproporzione tra le due forze pare così evidente da far pensare che, più che di una reale sfida, si sia di fronte una “narrazione” funzionale ad una conclusione già concordata. Una conclusione che porterebbe Sala ad essere candidato. Dopo aver vinto le primarie? “Vedremo”. Certo, senza le primarie e con Sala imposto dall’alto difficilmente il centrosinistra milanese, erede di Pisapia, conserverebbe il suo perimetro attuale. Majorino ha più volte detto che senza le primarie non ci sarà più il centrosinistra, lasciando intendere che la scissione è, in quel caso, nei fatti e provocata dalla leadership di Renzi. Lo stesso Majorino proprio ieri, appena arrivata la notizia della Boschi, ha ribadito che non spetta ai dirigenti nazionali di dire la loro su Milano e che le primarie si faranno. Fiano e il segretario del Pd milanese Bussolati, che aveva ufficializzato o le primarie per il prossimo febbraio, invece, hanno finora taciuto.
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