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Partiti e politici

Strapazzato da idrovore incessanti, il B. di governo e quello di via Olgettina

di Michele Fusco
3 Luglio 2015

Poveraccio, fa persino pena strapazzato da quelle quattro idrovore succhiasoldi a cui il nostro diede irregolare ospitalità, credendole fide del galateo secondo cui a onesta prestazione corrisponderebbe onesto compenso e i compensi di Silvio – conoscendolo – dovevano essere onesti per eccesso, ma evidentemente alle Signorine Eccessive neppure quello sciabordio bancario via Spinaus (il sempre abbacchiato e braccato ragionier Spinelli che deve smazzarsi le fringuelle sin sotto il portone di casa) poteva bastare a tranquillizzarle, se poi con piglio squalotelefonico, che oggi possiamo apprezzare su tutti i giornali, strapazzano il Nostro neppure fosse il loro autista assunto in nero. Invece in nero paga tutto lui, povero Silvio, e sistema mobilia, viaggi, borse, scarpe, interi guardaroba, appartamenti in centro città, scannatoi di complemento, e quelle niente, alzano la cornetta lo stesso come giudicesse dell’Alta Corte delle scassacazzi e gli impongono condizioni forsennate, con un piglio che nemmeno Righetto Sacchi nei suoi primi anni di Milan. Fiutano evidentemente che Ruby, la piccola, tenera Ruby Rubacuori, sta facendo il piatto, sta vincendo la mano importante, hanno compreso, nei segni inequivocabili del loro alfabero morse, che la ragazzina lo sta spolpando, per cui passano all’attacco brutalmente. La preghiera, per voi lettori, è non sorprendervi troppo del tono che le fanciulle stanno usando con un già presidente del Consiglio e uomo tra i più potenti d’Italia, il codice della “vita” impone in questi casi una livella persino democratica, dov’è l’alto e dove il basso poi?

Tal Barbara Guerra per esempio gli urla alla cornetta: “Silvio! Io sono stanca di essere presa per il culo! Sono Barbara! Scusami il termine! Adesso sono veramente stanca!” Quello poveraccio tenta una timida difesa: “Ho fatto un assegno ieri di 160mila euro per pagare i mobili della casa…”, ma figuriamoci se un richiamo alla buonanima di Aiazzone può servire a tamponare la frana: “Ascolta, non è casa mia quella! Silvio! Sono in mezzo a una strada ancora! Dopo quattro anni di merda! Ma stiamo scherzando?! Basta eh?” Se solo io avessi sussurrato “basta eh” a mia madre, Ella m’avrebbe fatto volare per le scale con uno storico manrovescio che oggi ricorderei nitidamente, se è vero che ne ricordo di assolutamente meno memorabili, rispetto alle mie colpe. Invece, povero lui, Silvio B. rimane lì a subire perchè quelle minacciano di rivelare “tutto” e lo minacciano anche a Ghedini, il quale – ah ah ah – chiede timidamente di non essere più disturbato dai messaggini. Ma poi che c’è più da rivelare della cosa più scoperta del mondo? Eppure, maramalde, quelle infieriscono e gli dicono che l’indomani saranno lì, ai cancelli di Arcore, per esigere tutto l’ammontare economico della vergogna, come se l’etica ormai fosse tutta in carico a quelle fanciulle sfruttate dal vecchiardo e dunque ne pretendessero l’umiliazione (però bancaria).

Eppure in questa storia ci rivedo il Silvio del governo, del governo che non decide mai, che si fa sempre dettare i tempi dagli altri, gli altri che pongono condizioni su condizioni e lui che subisce, sempre interessato a non scoperchiare la fragilità dei suoi progetti come dei suoi processi. La rivoluzione liberale che muore ancora prima di camminare con le sue gambe, lo sfiancamento denunciato dei suoi alleati Fini e Casini, che ne sfruttano la popolarità, ma poi ne dimezzano la potenza di fuoco ogni volta che quello vorrebbe cannoneggiare un certo qual obiettivo. Insomma, che siano donne o donnacce, politici o cambiacasacche, la sua è una vita di rincorsa affannosa, mai un lampo alla Platini che teneva alta la capoccia e si prendeva qualche decimo di vantaggio. Questa storia delle donne ce lo restituisce persino un po’ goffo ancor più che gaglioffo, vittima della sua incontinenza ma anche incapace di un gesto definitivo, quel che gli capitava regolarmente in politica, dove poi alla fine il credersi statista senza esserlo lo catapultava in mediazioni estenuanti da cui usciva regolarmente fregato. Chissà se un giorno, qualche storico di una certa profondità ne misurerà davvero la forza politica nel corso di questi vent’anni. Non si debba concludere d’averlo amaramente sopravvalutato.

silvio berlusconi
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