Medicina
Lenacapavir: come il nuovo farmaco rivoluziona la prevenzione dell’HIV
Alla fine del 2024 circa 40,8 milioni di persone nel mondo vivevano con l’HIV. Il Lenacapavir, farmaco di nuova generazione, potrebbe rappresentare una svolta storica nella cura e prevenzione del virus. Ne abbiamo parlato con la professoressa Antonella Castagna
Nonostante decenni di ricerca e interventi di salute pubblica, l’infezione da Human Immunodeficiency Virus (HIV) continua a rappresentare una sfida sanitaria globale. Grazie alla diffusione delle terapie antiretrovirali e alle strategie preventive, la mortalità e l’incidenza sono diminuite, ma sono ancora necessari sforzi significativi. Nel 2025, un nuovo farmaco, il Lenacapavir, ha aperto prospettive innovative nella prevenzione e nella cura dell’HIV.
Epidemiologia dell’HIV oggi
Situazione globale
Secondo l’ultimo UNAIDS Global AIDS Fact Sheet, alla fine del 2024 circa 40,8 milioni di persone nel mondo vivevano con l’HIV. Di queste, circa 39,4 milioni erano adulti e 1,4 milioni erano bambini sotto i 14 anni. Nel 2024 si sono verificati circa 1,3 milioni di nuove infezioni da HIV e circa 630 000 persone sono morte per cause correlate all’AIDS. Dal 2010 ad oggi, le nuove infezioni sono diminuite di circa il 40 per cento grazie all’aumento dell’accesso alla terapia e alle strategie preventive, ma il ritmo di riduzione resta insufficiente per raggiungere gli obiettivi globali di sconfiggere l’AIDS.
Epidemiologia in Europa
Secondo i dati del surveillance report dell’ECDC/WHO Europe, nel 2024 sono state segnalate circa 105922 nuove diagnosi di HIV in 49 paesi della regione europea, con un tasso di circa 11,8 nuove diagnosi ogni 100 000 abitanti nel complesso della Regione. Nei paesi dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo (EU/EEA), la cifra di nuove diagnosi è stata circa 24164 nel 2024 (circa 5,3 per 100 mila abitanti), con variazioni significative tra paesi e sottoregioni.
La situazione in Italia
I dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) mostrano che nel 2024 in Italia sono state effettuate 2379 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a circa 4 nuovi casi per 100 000 residenti. L’incidenza è leggermente inferiore alla media dell’Europa occidentale. Ma se dal 2012 al 2020 si era osservata una diminuzione delle nuove diagnosi HIV, si è rilevato un aumento progressivo dal 2020 fino al 2023, con stabilizzazione nel 2024 rispetto all’anno precedente. La maggior parte delle trasmissioni è attribuibile al contatto sessuale (in ordine decrescente MSM, maschi eterosessuali e femmine eterosessuali). Sempre nel 2024, la proporzione di nuovi casi attribuibile a trasmissione eterosessuale è stata del 46,0 per cento (27,9 per cento maschi e 18,1 per cento femmine), quella attribuibile a maschi che fanno sesso con maschi del 41,6 per cento e quella attribuibile a persone che usano sostanze stupefacenti del 3,8 per cento.
Come si trasmette e perché l’HIV è ancora un problema
L’HIV si trasmette principalmente per via sessuale, attraverso sangue infetto o da madre a figlio durante gravidanza, parto o allattamento senza interventi di prevenzione. Si tratta di un virus a RNA che appartiene a una particolare famiglia virale, quella dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. Grazie a uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA. Questo va ad inserirsi nel DNA della cellula infettata (detta “cellula ospite” o “cellula bersaglio”) e da lì dirige la produzione di nuove particelle virali. Le principali cellule bersaglio dell’HIV sono particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T di tipo CD4, fondamentali nella risposta adattativa contro svariati tipi di agenti patogeni e oncogeni. L’infezione da HIV provoca, quindi, un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio sia di tumori che di infezioni da parte di virus, batteri, protozoi e funghi.
Se non trattato, l’HIV può progredire in AIDS (Acquired Immunodeficiency Syndrome). Tradizionalmente i farmaci antiretrovirali (ART) inibiscono varie fasi del ciclo vitale del virus, consentendo alle persone sieropositive di vivere più a lungo e con migliore qualità di vita. Attualmente viene proposta alle persone sieropositive la terapia detta Haart (Higly Active Anti-Retroviral Therapy), che consiste nella combinazione di vari farmaci antiretrovirali.
Per sapere se si è stati contagiati dall’HIV è sufficiente sottoporsi al test specifico che si effettua attraversoerso un normale prelievo di sangue. Se si sono avuti comportamenti a rischio è bene effettuare il test dopo uno-tre mesi dall’ultima esposizione a rischio.
Lenacapavir: una svolta nella prevenzione e nel trattamento
Cos’è il Lenacapavir
Il Lenacapavir è un farmaco di nuova generazione sviluppato da Gilead Sciences, appartenente alla classe degli inibitori del capside virale. Questa nuova modalità d’azione colpisce una struttura essenziale del virus, impedendone la replicazione in fasi multiple del ciclo vitale.
“Il Lenacapavir – spiega la professoressa Antonella Castagna, primario dell’Unità di Malattie Infettive all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e direttrice della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive presso l’Università Vita Salute – ha un meccanismo d’azione che colpisce più target enzimatici: agisce sia in fase iniziale che in una fase più tardiva del ciclo replicativo virale. In fase iniziale ostacola la fuoriuscita del materiale genetico del virus dal capside, in modo da ostacolare il processo di pre-integrazione. L’RNA del virus viene trasformato in DNA, il DNA viene integrato nel genoma della cellula ospite ed è questo che rende così drammatica l’acquisizione dell’infezione da HIV. In fase piu tardiva favorisce la formazione di un capside aberrante con conseguente compromissione dell’infettività della particella virale matura. Lenacapavir ha tutte le caratteristiche per essere considerato un farmaco game changer e proprio per questo ha ricevuto già nel 2024, l’attenzione di riviste prestigiose nelle quali è stato considerato come farmaco dell’anno. Oltre ad essere un farmaco con un meccanismo d’azione nuovo, può essere somministrato con un’iniezione per sottocutanea, due volte l’anno, e questa caratteristica lo rende molto interessante”.

Efficacia e risultati degli studi
L’elemento di maggiore novità è sicuramente l’utilizzo che è stato fatto di Lenacapavir nella profilassi pre-esposizione (PrEP). Gli studi clinici di fase 3 PURPOSE 1 e PURPOSE 2 hanno mostrato risultati estremamente positivi nell’uso di Lenacapavir come profilassi pre-esposizione somministrato proprio tramite iniezione sottocutanea due volte l’anno. Nei partecipanti al trial globale PURPOSE 2, il farmaco ha ridotto le nuove infezioni da HIV di circa 96 per cento, con 99,9 per cento degli individui protetti durante il periodo di somministrazione rispetto ai tassi di incidenza attesi. Questi risultati confermano l’elevata efficacia di lenacapavir e la sua possibile superiore praticità rispetto alle formulazioni giornaliere di PrEP attualmente disponibili, riducendo il bisogno di una assunzione quotidiana e migliorando l’aderenza.
“Ogni settimana nell’Africa subsahariana si infettano circa 4000 giovani donne dai 15 ai 24 anni, basta questo dato per capire quanto siamo ancora lontani dal controllo dell’epidemia da HIV – afferma la professoressa Castagna -. I trial clinici hanno coinvolto migliaia di persone HIV negative ad alto rischio di contrarre l’infezione. Sono due studi gemelli, paralleli, Purpose 1 e Purpose 2, condotti rispettivamente nelle donne in Africa e negli MSM (maschi che fanno sesso con maschi). Lo studio condotto in Africa ha dato un risultato eccezionale perché, nel confronto con la profilassi pre-esposizione attualmente raccomandata (una compressa orale giornaliera di Tenofovir/Emtricitabina) nel gruppo che ha ricevuto Lenacapavir si sono registrate zero nuove infezioni da HIV . È uno zero che entra nella storia della profilassi pre-esposizione, tanto è vero che già nell’estate il farmaco ha ottenuto l’approvazione sia della Food and Drug Administration che in Europa dell’EMA e speriamo sia presto disponibile anche in Italia. Sono in corso inoltre gli studi per valutare la possibilità di darlo come profilassi pre-esposizione una sola volta all’anno, in un’ottica simile a quella ipotizzabile per richiamo vaccinale”.
Stato delle approvazioni regolatorie
Come accennato dalla professoressa, nel 2025 la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato Lenacapavir per la prevenzione dell’HIV tramite iniezione semestrale, riconoscendo il suo potenziale nel ridurre la trasmissione del virus. Parallelamente, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha raccomandato l’autorizzazione del mercato europeo per la profilassi semestrale, aprendo la strada alla sua disponibilità nei 27 Stati membri dell’UE, nonché in Norvegia, Islanda e Liechtenstein. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inoltre incluso il farmaco tra le opzioni preventive raccomandate come parte di approcci combinati di prevenzione dell’HIV, sottolineando la sua efficacia come PrEP a lunga durata.
“Oggi l’utilizzo di Lenacapavir somministrato sottocute due volte l’anno per la profilassi pre-esposizione, è oggetto di un accordo tra l’azienda che lo produce e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché possa essere dato gratuitamente o quasi nei Paesi a risorse economiche limitate, laddove abbiamo il maggior numero di infezioni, il maggior bisogno del farmaco e possibilità molto limitate, oltre che di reperire i farmaci, di fare i controlli necessari per capire se una persona abbia acquisito un’infezione da HIV o meno. Questo sicuramente è un grande passo”.
Negli Stati Uniti, il prezzo di listino è oltre 28mila dollari all’anno per persona per la PrEP con lenacapavir. Questo prezzo è preso come riferimento che molti osservatori ritengono troppo alto per l’accessibilità nei sistemi sanitari pubblici europei o nei programmi di sanità globale Grazie all’accordo tra Unitaid, Chai, Wits RHI e Dr. Reddy’s, dal 2027 il farmaco sarà disponibile in 120 Paesi a basso e medio reddito a un costo di 40 dollari l’anno: la stessa cifra che oggi serve per garantire la PrEP orale. Si tratta di un risultato straordinario, perché nella maggior parte dei casi i farmaci di ultima generazione arrivano nei Paesi più poveri dopo molti anni e a prezzi proibitivi.
Secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, la PrEp iniettabile a base di Lenacapavir è l’opzione migliore che abbiamo al momento, “un antiretrovirale a lunga durata d’azione che ha dimostrato negli studi di prevenire quasi tutte le infezioni da Hiv tra le persone a rischio”.
E in Italia? È disponibile e si potrà somministrare il Lenacapavir?
La professoressa Castagna ci spiega che Lenacapavir “in Italia viene già utilizzato nel trattamento delle persone che hanno un virus resistente agli altri farmaci e hanno quindi opzioni terapeutiche limitate”. “Per loro è già disponibile come formulazione sottocute una volta ogni sei mesi, in associazione ai pochi farmaci di cui possono ancora disporre. Sono in fase avanzata anche studi che consentiranno di proporre il farmaco anche per via orale, nell’ambito di regimi a due farmaci somministrati una volta al giorno o una volta la settimana, a testimoniare la flessibilità eccezionale di questo farmaco che ci permetterà di rispondere meglio ai bisogni diversificati delle persone che vivono con l’infezione da HIV. Speriamo di riuscire a implementare anche nel nostro Paese la possibilità di utilizzare Lenacapavir, perché ha chiaramente dimostrato la sua superiorità nell’ambito della profilassi pre-esposizione. Attualmente in Italia è approvata e rimborsata la profilassi pre-esposizione per via orale, ma non abbiamo ancora nemmeno l’autorizzazione al rimborso della profilassi pre-esposizione con Cabotegravir, inibitore dell’integrasi virale, altro farmaco long-acting somministrato per via intramuscolare ogni due mesi che ha dato anch’esso risultati notevoli per le persone HIV negative a rischio elevato di contrarre l’infezione da HIV. La gestione della profilassi pre-esposizione con strumenti e risorse adeguate rappresenta sicuramente l’opportunità più rilevante insieme all’accesso universale al test e alla terapia antiretrovirale precoce per ridurre il numero, ancora troppo elevato, di nuove diagnosi di infezione da HIV nel nostro Paese”.
L’introduzione di un’opzione profilattica iniettabile semestrale, infatti, può migliorare l’adesione tra persone ad alto rischio e superare barriere come lo stigma, la necessità di visite frequenti o la dimenticanza nella somministrazione orale quotidiana. Le attuali strategie di PrEP, basate su farmaci orali, sono molto efficaci se assunte correttamente, ma richiedono un’elevata disciplina quotidiana. L’opzione semestrale può aumentare la copertura preventiva in popolazioni difficili da raggiungere e ridurre le nuove infezioni su scala più ampia.
Nel 2025 l’HIV continua a colpire milioni di persone nel mondo, ma la combinazione di terapie antiretrovirali efficaci, profilassi post-esposizione se una possibile esposizione si verifica di recente, programmi di prevenzione consolidati, test, educazione sessuale, uso corretto dei preservativi e innovazioni come il Lenacapavir offre strumenti potenti per ridurre ulteriormente l’incidenza dell’infezione e avvicinarsi agli obiettivi di sconfiggere l’AIDS come emergenza sanitaria. La prevenzione, il testing e l’accesso tempestivo alle terapie restano elementi chiave per controllare l’epidemia.
La strada maestra è comunque il vaccino
“Personalmente continuo a ritenere che dobbiamo proseguire le ricerche per avere un vaccino per HIV, perché il vaccino ha il potenziale di insegnare al nostro sistema immunitario ad impedire l’ingresso del l virus, senza esporre l’organismo a possibili tossicità farmacologiche o rischi di resistenza ad un farmaco che rappresenta oggi anche un’arma terapeutica importante per le persone che vivono con l’infezione da HIV, ma dobbiamo riconoscere che almeno fino ad oggi la strada del vaccino anti-HIV non ha portato a risultati significativi”, conclude le professoressa.
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