La cultura della repressione

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13 Aprile 2016

Questa mattina le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nella mia classe quinta, mentre stavamo parlando di Martin Heidegger. Irruzione è un termine forte, ma esatto in questo caso: nessuno ha bussato e chiesto il permesso. Hanno svolto un controllo antidroga facendo passare tra i banchi un pastore tedesco, poi sono andati via. A mani vuote, come si dice.
Non è la prima volta che succede, naturalmente, anche se è la prima volta che succede a me. E’ successo, qualche giorno fa, al liceo Virgilio di Roma, e la cosa è finita sui quotidiani nazionali, perché il Virgilio è un liceo molto ben frequentato. E’ successo qualche giorno prima al Laura Bassi di Bologna, anche lì con molte polemiche. E’ successo e succede quotidianamente in decine di istituti tecnici e professionali, che fanno poco notizia perché non sono così ben frequentati come il liceo Virgilio di Roma. E due anni fa, a Terni, un docente è stato sospeso dall’insegnamento per essersi opposto all’ingresso delle forze dell’ordine in classe.
Quelli che sono favorevoli a queste incursioni ragionano come segue: spacciare è un reato, e il reato è un male, e va perseguito; se uno è a posto, nulla ha da temere. Diamo per buono questo ragionamento, ed esaminiamone le conseguenze. Se è così, allora è cosa buona e giusta che le forze dell’ordine facciano irruzione nelle abitazioni private. Sarebbe un modo efficacissimo per combattere il crimine. Controlli a tappeto, a sorpresa, nelle case di tutti. Poliziotti, carabinieri, cani antidroga. In qualsiasi momento aspettatevi che qualcuno bussi alla vostra porta. Che un cane fiuti tra le vostre cose. Se siete a posto, non avete nulla da temere. E perché non estendere i controlli anche nei luoghi di culto? Sì, lo so, molti di voi stanno pensando alle moschee: e la cosa a molti non dispiacerebbe. Ma io penso alle chiese. Immaginate un’irruzione delle forze dell’ordine in una chiesa, durante un rito. I cani tra i banchi che annusano. Cinque minuti e tutto è finito. Se qualcuno ha della droga, lo si porta via. E amen, come si dice.
Non vi piace l’idea? Perché? Perché nel primo caso si tratta di un luogo privato, nel secondo caso si tratta di un luogo sacro, direte. E la scuola che luogo è? Io che vi insegno, la considero al tempo stesso un luogo privato – una casa – ed un luogo sacro. Il più sacro dei luoghi, perché è quello in cui si formano gli uomini e le donne di domani. Ma, direte, la scuola è un luogo dello Stato, ed è bene che le forze dell’ordine dello Stato controllino un luogo dello Stato. E’ cosa loro, per così dire. Bene, concedo anche questo. Ed anche in questo caso, vediamo le conseguenze. Il Parlamento è un luogo dello Stato. E’ il luogo più importante dello Stato. E’ lo Stato. Che succederebbe se delle forze facessero irruzione in Parlamento con cani antidroga? Sarebbe una cosa sensatissima, perché in Parlamento si fanno leggi che riguardano la vita di tutti, ed è assolutamente vitale per la salute della nostra democrazia ed il futuro dello Stato che chi fa le leggi sia nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. Eppure se succedesse una cosa del genere, sarebbe un grande scandalo politico. Perché? Per lesa maestà. Perché è umiliante per un senatore essere perquisito, annusato. Sospettato di essere un drogato, o peggio uno spacciatore.
E veniamo al dunque. Quando io vengo a casa tua – perché la scuola è la casa degli studenti – e ti sottopongo a perquisizione, io ti sto dando diversi messaggi. Il primo è che ti considero una persona poco raccomandabile. Non è una questione personale: può essere che tu sia a posto, ma è poco raccomandabile la categoria cui appartieni. Il fatto stesso che si facciano controlli antidroga è una conseguenza dell’infimo status degli adolescenti nella nostra società. E’ risaputo che l’alcol fa in Italia diverse migliaia di morti e causa tragedie terribili. Eppure la vendita di questa sostanza stupefacente pericolosissima è consentita. Lo Stato consente la vendita di alcolici, per giunta con il suo monopolio, mentre i Comuni promuovono apertamente il consumo di vino ed altri alcolici con apposite manifestazioni locali. Il consumo di alcolici è consentito perché è cosa da adulti. E’ una abitudine diffusa tra persone perbene, stimabili, con un buono status sociale. La droga, che fa meno morti dell’alcol, è invece roba da adolescenti, da ragazzetti, da soggetti con uno status marginale: dei minus habentes. E’ significativo che il consumo e lo spaccio di hashish e marijuana siano perseguiti con molto più zelo del consumo e dello spaccio di cocaina, una sostanza molto diffusa tra soggetti dotati di uno status anche considerevole, come professionisti e politici. Non è la sostanza stupefacente il problema. Se così fosse, l’alcol sarebbe proibito. Il problema è chi consuma, non cosa consuma.
Il secondo messaggio è che la scuola è un posto in cui non ti puoi sentire come a casa. Per quanto ti stimi poco, non verrei mai a perquisirti a casa, a meno che non abbia un mandato. Ma a scuola sì. A scuola ti tengo d’occhio. Rispondendo alle polemiche dei genitori per i controlli antidroga al liceo Laura Bassi di Bologna, il procuratore aggiunto Valter Giovannini ha dichiarato:”trova ancora spazio l’arcaico convincimento ideologico che l’università e più in generale gli istituti scolastici godano di una sorta di extraterritorialità“. Nessuna extraterritorialità. Non siete a casa vostra, siete in un posto in cui possiamo entrare e uscire quando vogliamo. Possiamo perquisirvi, possiamo farvi annusare dai nostri cani. Siete sotto il nostro controllo. Del resto, non sono gli adolescenti di continuo sotto il controllo dei professori? Non sono di continuo osservati, richiamati, sanzionati se non si comportano come si deve? Ecco dunque il poliziotto ed il carabiniere che vengono a ribadire il concetto, nel caso in cui non fosse abbastanza chiaro. La scuola è un luogo in cui siete controllati e controllabili, perquisiti e perquisibili. Non è una casa della cultura e dell’educazione, come qualcuno potrebbe dire retoricamente. Non ha nulla di sacro. E’ una istituzione che raccoglie – concentra – dei minus habentes, e non è escluso che concentrarli per controllarli sia il suo scopo principale.
E’ un messaggio rivolto a tutti, ma forse c’è un terzo messaggio rivolto ad alcuni. Può essere una coincidenza, ma in molte delle scuole, anzi delle classi perquisite c’erano studenti appartenenti ai collettivi studenteschi. Se non è solo una coincidenza, allora il terzo messaggio è questo: vi controlliamo tutti, ma in particolare teniamo d’occhio voi che fate politica, voi dei collettivi, voi che vi definite comunisti o anarchici; rientrate nei ranghi, che è meglio per voi. E lei, professore, torni pure a parlare di Martin Heidegger. Non è successo niente.

L’immagine è ripresa da http://www.ragusah24.it

TAG: controlli antidroga, scuola
CAT: scuola

19 Commenti

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  1. wizard79 8 anni fa

    Ma la scuola non è un luogo pubblico?

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    1. naciketas 8 anni fa

      Definisci “luogo pubblico”.

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    2. ppetrantoni 8 anni fa

      si la scuola è un luogo pubblico e infatti tutto il discorso non regge.

      non sono neppure stati perquisiti personalmente, solo un controllo di routine e il resto è definibile come delirio medioborghese finto anarchico; crescendo se mai l’autore si trovasse di nuovo in una situazione simile urlerà il famigerato “lei non sa chi sono io”

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      1. mizio-keng 8 anni fa

        ppetrantoni, mi faccia capire, se avessero trovato una bottiglia di ron avrebbero arrestato il detentore? cosa fa più male, uno spinello, essere anarchici ed antifascisti (ed è risaputo che le forze dell’ordine sono pressocché totalmente fasciste) fare politica, essere contro lo stato? Il discorso non regge, ma de che, volete punire lo spaccio e punite la detenzione? O lei vive fuori dal mondo o lei è connivente con il braccio armato del patronato! Lei ha figli?

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      2. bond 8 anni fa

        Ero presente. Alcuni sono stati perquisiti direttamente, senza legittimo pretesto, in un evidente stato di ansia. Nessuna umanitá nel trattare lo studente, il cinismo più assoluto. In una scuola.

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      3. naciketas 8 anni fa

        La scuola è un luogo pubblico? Prova allora domattina ad entrare in una scuola, senza essere il genitore di uno studente. Fammi sapere come va.
        Le osservazioni sulla mia persona violano la regola principale di una discussione intellettualmente onesta: discutere gli argomenti, non la persona. In genere chi lo fa non ha molti argomenti.

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  2. massimiliano-zanoni 8 anni fa

    In effetti tra disoccupazione giovanile e incursioni in classe il paese non pare volere investire sul suo futuro, o forse questo accanimento purista antidroga ha altri obiettivi.

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  3. jigyasa-anna-mosca 8 anni fa

    .E’ disgustoso! Qualcuno dubita ancora che il fascismo è radicato nel DNA di una grossa fetta di italiani?
    I

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  4. moburg 8 anni fa

    Ah! Benvenuto nel mondo reale.
    E’ a quello che la scuola dovrebbe preparare, oppure no? Quindi, qual è il punto?

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  5. sophia-pontis 8 anni fa

    Io sono basita dal qualunquismo e dallo scarso pregio dei commenti che leggo. Luogo pubblico…il discorso non reggerebbe…! Facciamo che questi scrittori di eresie ogni volta che si trovano in luogo “pubblico” vengano sottoposti a trattamenti simili, giustificati da presunte necessità pubbliche, mal gestite, oppure già che ci siamo vietiamo a questi cominciando da fb di riunirsi in numero maggiore di 3 così per prevenire…i diritti delle persone degli individui, facciamo così sospendiamoli nei luoghi pubblici. Ma vi rendete conto che non vedete oltre il vostro naso?! Ottimo articolo invece che smuove il pensiero dei qualunquisti, i peggiori sulla faccia di questa Nazione. D’altra parte il fascismo è sempre fra noi e si è sempre distinto per rozzezza e limite del pensiero.

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  6. tina-giudice 8 anni fa

    http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_15609.asp

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  7. bachisio-pirisi 8 anni fa

    …… credo che un problema per la scuola a volte siano proprio gli insegnanti. In questo caso specifico qual’è il messaggio che vuole dare ai suoi alunni?
    In una situazione come quella attuale, bisognerebbe solo ringraziare le FF.OO. per i tentativi (a volte infruttuosi), di impedire che nella scuola vengano commessi reati o anche solo semplici infrazioni amministrative. Trovo sia sbagliato giudicare in questo modo l’operato di chi ha l’obbligo di far rispettare le leggi.La scuola è anche un luogo di aggregazione e come tale va controllata con attenzione. La scuola è “anche un luogo di cultura”, dove certi insegnanti dovrebbero fare il loro lavoro e fare meno politica. Oppure fare una politica giusta e meno di parte, perchè da ciò che si evince dal quanto scritto è fin troppo ovvio che la posizione estremista dell’insegnante, nuoce gravemente alla democrazia. Una democrazia che lui dovrebbe insegnare stando sopra a tutto e tutti. Dovrebbe essere felice dei controlli delle FF.OO. che potrebbero garantire certe legalità all’interno della scuola ed invece si dimostra contrario al loro intervento.
    Questa è la scuola che non mi piace

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    1. naciketas 8 anni fa

      Il messaggio che voglio dare ai miei alunni è che sono soggetti dotati della stessa dignità di tutti gli altri. Che possiedono quella dignità personale, che non può essere negata senza fondato motivo, che è uno dei fondamenti della democrazia.
      Sarebbe segno di civiltà offendere la mia professionalità firmandosi con nome e cognome. Altrimenti è solo vigliaccheria.

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      1. bachisio-pirisi 8 anni fa

        Scusa eh……… per ora rispondo solo alla tua domanda e sul resto, per motivi di tempo, ci torno dopo. Ma ti riferisci al fatto che ho firmato Bachisio Pirisi ?

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        1. naciketas 8 anni fa

          Sì.

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          1. bachisio-pirisi 8 anni fa

            Hahahahaha, questa cosa mi fa troppo ridere. Per due motivi:
            1 Detto da chi si firma naciketas, fa quasi pena;
            2 Mi dispiace per te, ma Bachisio è il mio nome di battesimo e Pirisi è il cognome che da anni abbiamo in famiglia.

            Piuttosto, ma l’articolo è tuo ? O di Antonio Vigilante ?

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            1. naciketas 8 anni fa

              Non ti è chiaro, dalla foto del profilo e dal fatto che scrivo come autore dell’articolo, che sono l’autore dell’articolo?

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              1. bachisio-pirisi 8 anni fa

                No, non mi era chiaro. e comunque Bachisio Pirisi sono il mio nome e cognome

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    2. andrea.gilardoni 8 anni fa

      Faccio notare al lettore e commentatore che si scrive “qual è”, senza apostrofo, visto che si parla di scuola… senza offesa.

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