Una nuova pedagogia per la scuola italiana

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21 Dicembre 2022

UNA SCUOLA SUPERIORE UNICA PER TUTTI I RAGAZZI ITALIANI
Dieci proposte per una riforma democratica dell’istruzione superiore italiana

QUATTRO

Oggi, nelle scuole italiane, si prevede che il discente ascolti in silenzio, seduto al banco, le lezioni dei docenti che poi verificano le conoscenze acquisite dallo scolaro attraverso un sistema di prove scritte e interrogazioni, seguendo le cosiddette “griglie di valutazione” pubblicate sui siti dei diversi istituti. Le griglie sono in genere scritte in una peculiare neolingua orwelliana, declinata sulla scuola. Ecco qualche esempio:  “Padronanza delle procedure di sviluppo tipiche della disciplina e competenze tecnicoprofessionali“, ma anche “Risoluzione corretta di problemi complessi in situazioni note utilizzando consapevolmente le conoscenze e le abilità acquisite“.  Le griglie vengono poi tradotte in voti numerici dai docenti secondo criteri a dir poco soggettivi, ma soprattutto personalizzabili a piacere dai singoli insegnanti.

I voti compaiono quindi sui registri elettronici, colorati di verde o di rosso, a seconda che siano sufficienti e insufficienti. Il risultato è che i genitori (ma anche i figli, appena entrano in possesso di un cellulare) passano le giornate a controllare se la media dei voti nelle varie materie è positiva o negativa. Siccome le verifiche orali e scritte sono tantissime, anche le oscillazioni delle medie dei voti sono molto ampie, con l’effetto di provocare oscillamenti continui nell’umore dei genitori e dei rispettivi pargoli. Il martedì hanno la media del sei in inglese (anche la media è colorata di verde e di rosso), ma il giovedì può scendere al quattro, se i pargoli hanno preso un due nello scritto e un tre nell’orale.

Questa focalizzazione sui voti è assolutamente deleteria – peggiorata appunto dall’uso del registro di classe elettronico che calcola le medie – mentre la scuola dovrebbe avere un obiettivo più elevato di quello di impartire insegnamenti nelle aree umanistiche, scientifiche e tecniche, per poi misurarne subito dopo il supposto livello di apprendimento da parte degli studenti. La scuola dovrebbe trasformare i  bambini e gli adolescenti in cittadini, capaci di esprimere schiettamente il loro pensiero, in buon italiano, sia oralmente che per iscritto, senza che nessuno si senta mai in quello stato di “sottomissione continua” che perdura ancora nella scuola italiana, e della quale si lamentava, già nel Novecento, Maria Montessori.

Solo nelle scuole materne italiane sono infatti presenti alcuni elementi della pedagogia innovativa per la quale l’Italia è conosciuta anche all’estero, come per esempio il metodo Montessori e quello di Reggio Emilia. I bambini nelle nostre materne sono ancora incoraggiati a giocare in libertà, a essere creativi e operosi, ma soprattutto a stare bene e felicemente insieme ai loro insegnanti.

Invece, in tutto il ciclo scolastico seguente (di tredici anni) è previsto che il discente stia seduto al banco ad ascoltare in silenzio il docente che parla all’uditorio durante la lezione. L’unica vera richiesta che il Ministero dell’Istruzione formula agli insegnanti è di seguire i programmi scolastici. L’eventuale sperimentazione di tecniche didattiche-pedagogiche innovative è lasciata alla volontà dei singoli docenti che possono anche limitarsi a leggere i libri di testo (capita purtroppo molto spesso), invece di ingaggiare gli studenti in interazioni ben più significative della semplice e piatta lettura di un testo.

È arrivato il momento di introdurre una nuova pedagogia durante l’intero ciclo dell’istruzione. Non sono una studiosa di tecniche pedagogiche, ma noto che molte delle parole recentemente coniate e che le riguardano sono in inglese: Peer education (1), Universal design for Learning (2), Flipped classroom (3). Nonostante siano italiani alcuni dei più famosi pedagoghi al mondo (del Novecento…), il nostro paese sembra aver dimenticato l’importanza di abbinare nuovi metodi d’insegnamento allo studio dei programmi scolastici.

Bisogna cambiare radicalmente l’impostazione pedagogica repressiva insita nella scuola italiana per incoraggiare i bambini e gli adolescenti a esprimere apertamente il loro pensiero, liberandoli anche dalla costrizione fisica che li vuole seduti, immobili e ubbidienti per tutte le ore di lezione. Cito a questo proposito Maria Montessori: “Certo sarà difficile ottenere la libertà nei grandi gruppi sociali finché i bambini saranno forzati a passare anni della loro formazione in situazioni di sottomissione continua, come accade ancora nella maggior parte delle nazioni. Il loro carattere sarà costretto a manifestarsi come il comportamento di uno schiavo liberato d’epoca romana: il carattere di un uomo libero è tutta un’altra cosa”(4).

Anche una psicanalista svizzera, Alice Miller, nel suo libro “La persecuzione del bambino. Le radici della violenza”(5), mette in luce la correlazione tra i sistemi educativi molto severi, che definisce “pedagogia nera”, e la successiva tendenza degli individui che li hanno subiti a tollerare i regimi autoritari, in cui i leader si presentano con personalità dominanti.

La riforma pedagogica dovrebbe venire accompagnata dalla revisione dei programmi, da ridisegnare in funzione del nuovo percorso unico dell’istruzione riformata (proposto nella serie di articoli precedenti), della durata di dodici anni. Non sono in grado di dare consigli su un simile argomento, anche se non resisto a darne uno: non si può più rimandare lo studio del Novecento all’ultimo anno delle scuole medie e di quelle superiori. Al contrario, dovremmo riportare il Novecento e l’analisi degli avvenimenti attuali in tutti gli anni di corso della nuova scuola.

Oggi l’unica occasione per ripensare agli eventi drammatici del secolo precedente è la Giornata della Memoria in cui si ricordano le vittime delle persecuzioni naziste. Sarebbe il caso di istituire una Settimana della Memoria, durante la quale tutte le classi italiane studino la storia recente, le guerre mondiali e le dittature del secolo scorso, in uno sforzo di educazione permanente ai valori della democrazia.

Nelle scuole bisognerebbe aprire anche una finestra sul mondo contemporaneo: gli studenti devono leggere i giornali, vedere documentari su avvenimenti di attualità, discutere con gli insegnanti dei fatti che stanno avvenendo. I ragazzi dovrebbero anche studiare il fenomeno della mafia, considerato ancora oggi un argomento tabù, soprattutto nelle regioni dove le organizzazioni criminali sono più attive. Siamo il paese con la più fiorente economia mafiosa di tutta l’Europa, che secondo il professor Paolo Pinotti (6) della Bocconi ha l’effetto di abbassare del 16% il reddito pro-capite nelle regioni dov’è presente la criminalità organizzata. Il più famoso giornalista al mondo che scrive di mafia, Roberto Saviano, vive sotto scorta; ciononostante nei libri di storia adottati dalle nostre scuole la parola mafia non viene mai nominata.

Non ho certo l’ambizione di ridisegnare i programmi della nuova scuola, mi limito a fare qualche annotazione sulle materie letterarie.

  • Tra i libri di testo che i ragazzi dovrebbero adottare, bisognerebbe inserire una grammatica italiana per le scuole elementari da sostituire poi con una nuova grammatica, più complessa, per i sette anni successivi. Oggi gli argomenti di grammatica sono dispersi nei libri dei diversi anni scolastici. Meglio raccogliere la grammatica in due testi che durino per i dodici anni di istruzione.

 

  • Molti insegnanti d’italiano fanno studiare ai ragazzi le condizioni storiche e socio-economiche dei tempi in cui hanno vissuto gli autori, invece di leggere in classe i loro testi. Bisognerebbe abolire una simile barbarica usanza per tornare allo studio della letteratura intesa come lettura e analisi degli scritti originali degli autori.

 

  • Agli studenti delle medie andrebbe risparmiata l’epica che studieranno al liceo. E quando leggeranno i testi di Omero e Virgilio, bisognerebbe affrontare con loro la questione delle traduzioni. Don Milani era filologo e aveva contato insieme ai suoi allievi le parole del Monti nella sua traduzione dell’Iliade: erano il 141% in più di quelle di Omero: “Ogni tre parole, due son d’Omero, una è il parto della testolina del Monti”(7). Oggi per fortuna nessuno traduce più con la libertà e la leziosità concesse ai tempi del Monti. Cito, ad esempio, la traduzione dell’Iliade fatta da un filologo, Franco Ferrari (8), che ha scelto di aderire il più possibile al testo originale. Bisognerebbe spiegare ai ragazzi quali sono i criteri da adottare per tradurre le opere classiche e quelle moderne. Sarebbe inoltre il caso di utilizzare dei libri bilingui quando si studiano gli autori stranieri, in particolare quelli di lingua inglese.

(1) Peer education, “Educazione tra pari, in cui un educatore intraprende attività formative con altre persone sue pari, cioè simili quanto a età, condizione lavorativa, genere sessuale, status, entroterra culturale o esperienze vissute”, Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Peer_education.

(2) Universal design for Learning, “Un metodo educativo basato sugli ultimi risultati della ricerca nell’ambito delle scienze dell’apprendimento, comprese le neuroscienze cognitive, per sviluppare ambienti di apprendimento flessibili in grado di accogliere le differenze di apprendimento individuali”, https://en.wikipedia.org/wiki/Universal_Design_for_Learning.

(3) Flipped classroom, “La classe capovolta è una strategia didattica che mira ad aumentare il coinvolgimento e l’apprendimento degli studenti facendo in modo che gli alunni completino le letture a casa sugli argomenti della lezione prima che venga svolta così che sia possibile lavorare sulla risoluzione dei problemi durante la lezione vera e propria”, https://en.wikipedia.org/wiki/Flipped_classroom.

(4)  Lettera di Maria Montessori a Luigia Tincani, 29 luglio 1949, in Fulvio De Giorgi (a cura di), Maria Montessori. Dio e il bambino e altri scritti inediti,  La Scuola, ottobre 2013.

(5) Alice Miller, La persecuzione del bambino. Le radici della violenza, Bollati Boringhieri, aprile 2008.

(6) Paolo Pinotti, Lectio Inauguralis della Associate Professorship in Economic Analysis of Crime, Università Bocconi, 18 novembre 2019.

(7) Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze, maggio 1967, p. 28.

(8) Omero, Iliade, a cura di Franco Ferrari, testo greco a fronte, Oscar Mondadori, maggio 2018.

TAG: don Milani, flipped classroom, Iliade, Maria Montessori, Metodo Reggio Emilia, pedagogia, Pedagogia nera, peer education, scuola, Traduzioni, Universal design for learning, Vincenzo Monti
CAT: scuola

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