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Religione

Centesimus Annus, nella versione spagnola del discorso di Leone XIV scompaiono sindacati e lotte sociali

di redazione
23 Maggio 2025

All’assemblea generale della Fondazione Centesimus Annus, Papa Leone XIV ha pronunciato un discorso dedicato ai temi dei cambiamenti sociali e del lavoro. Un passaggio nel quale sottolineava l’importanza dei movimenti sociali e sindacali cattolici non è stato riportato nella versione spagnola. Perché?

«Chi nasce e cresce lontano dai centri di potere non va semplicemente istruito nella Dottrina Sociale della Chiesa, ma riconosciuto come suo continuatore e attualizzatore: i testimoni di impegno sociale, i movimenti popolari e le diverse organizzazioni cattoliche dei lavoratori sono espressione delle periferie esistenziali in cui resiste e sempre germoglia la speranza. Vi raccomando di dare la parola ai poveri».
Così Papa Leone XIV si è rivolto ai partecipanti della Conferenza internazionale e Assemblea generale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, il 17 maggio 2025. L’invito esplicito a sostenere e rinnovare i movimenti cristiani dei lavoratori e i sindacati cattolici è contenuto nella versioni italiana, inglese, francese e portoghese del discorso pubblicata sul sito del Vaticano. Ma scompare del tutto dalla versione in lingua spagnola.

Il passaggio del discorso di Leone XIV ai membri della Fondazione Centesimus Annus
la versione italiana
la versione spagnola
la versione inglese

 

Una riflessione chiara, articolata e coerente con l’eredità del magistero sociale della Chiesa, rivolta peraltro all’associazione Ecclesiale che porta il nome di un’enciclica di Giovanni Paolo II, pensata dal papa polacco per celebrare l’anniversario secolare della Rerum Novarum, l’enciclica di Leone XIII al quale Papa Prevost ha esplicitamente detto di ispirarsi fin dalla scelta del nome pontificio. Questa frase, così netta nel dare peso alla questione sociale e ai movimenti cristiani che la mettono al centro, risulta appunto assente nella versione spagnola pubblicata sullo stesso portale vaticano. Il testo in castigliano omette integralmente ogni riferimento ai movimenti dei lavoratori e al sindacalismo cattolico, lasciando senza applicazione gli aspetti metodologici della Dottrina sociale: la distinzione tra dottrina e indottrinamento, l’importanza del discernimento, la lettura dei «segni dei tempi».

La discrepanza tra le due versioni del medesimo discorso è stata notata da diversi osservatori, da entrambi i lati del Tevere: si tratta di un errore materiale di traduzione o della maliziosa scelta di qualcuno, che voleva mandare uno o più messaggi? L’omissione non è né lieve né trascurabile: il riferimento ai movimenti cristiani dei lavoratori non è un dettaglio, bensì un’affermazione densa di implicazioni politiche, sociali ed ecclesiali, e l’ometterla dalla versione spagnola è particolarmente significativo in relazione alle grandi questione sociali e politico-ecclesiali che Prevost da Vescovo si è trovato ad affrontare, prima di diventare Papa nella scia di Francesco. Insomma, alcuni osservatori, anche all’interno dell’ambiente curiale, immaginano che l’omissione sia stata deliberata: una cancellazione pilotata da settori della comunicazione vaticana non estranei a quelle resistenze che, già durante il pontificato di Francesco, avevano mostrato diffidenza verso l’alleanza tra Chiesa e movimenti popolari. Resistenze che non sembrano essersi dissolte con l’elezione di Leone XIV.

L’allarme in questi ambienti era già scattato dopo un altro episodio, anch’esso letto come segnale di quelle resistenze: la scelta di Mariola Borrell, giovane architetta spagnola legata all’Opus Dei, per la prima lettura della messa di inizio pontificato. La sua presenza è stata interpretata da alcuni come un gesto simbolico, indicativo di un possibile riavvicinamento tra il nuovo Papa e ambienti ecclesiali più conservatori. O più probabilmente – dato che il Papa non sceglie chi legge le letture, e non rivede personalmente tutte le traduzioni – sono tutti segnali che vanno letti allo stesso modo: la battaglia che ha diviso la Chiesa al suo interno negli ultimi anni continua, e ogni occasione è buona per lanciare messaggi. La partita si gioca naturalmente anzitutto in Vaticano, ma il territorio di riferimento resta lo stesso: quel sudamerica che ha fatto incontrare e unire Bergoglio e Prevost, e che da oltre mezzo secolo è laboratorio privilegiato del confronto tra progressisti e conservatori, tra riformatori e reazionari, nella Chiesa cattolica e non solo.

ARTICOLO AGGIORNATO DELLE 15.30 DEL 23 MAGGIO: la traduzione spagnola dell’articolo è stata aggiornata, e ora contiene il paragrafo mancante. L’errore era stato segnalato anche nei giorni precedenti, ma non era stato corretto.

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