
Religione
Da Costantino a Carlo Magno fino a Trump: regnare nel nome di Dio
L’immagine di Trump vestito da papa ha fatto il giro del mondo e insieme a lei il chiaro messaggio del tycoon: io sono il difensore della cristianità e della tradizione, eletto da Dio per guidare il popolo americano (e non solo). Anche in campagna elettorale Trump si è presentato come il prescelto e questa narrazione ha raggiunto l’apice dopo che il presidente Usa è sopravvissuto all’attentato del 13 luglio.
Il numero uno della Casa Bianca però non è di certo il primo a voler fondare un impero sulla base della fede cristiana, anzi è solo l’ultimo di una tradizione che in occidente è millenaria. Il primo a intuire le potenzialità di quella che allora era una nuova religione emergente fu Costantino, l’imperatore che riunificò l’impero romano e gli dette un nuovo lustro, ultimo apogeo prima della caduta definitiva.
La storia di Costantino è molto particolare: egli diviene imperatore d’occidente dopo aver sconfitto un altro pretendente, Massenzio, nella battaglia di Ponte Milvio nel 312. La leggenda narra che la notte prima della battaglia decisiva a Costantino sia apparsa in sogno una croce e la scritta “in hoc signo vinces” ossia “in questo segno vincerai” e che prima dello scontro abbia fatto incidere una croce sugli scudi dei suoi legionari. Costantino in effetti vincerà quella battaglia guadagnando il trono occidentale e successivamente diventerà l’unico imperatore.
La leggenda di un Costantino cristiano è però – per l’appunto – una leggenda e pare che forse solo in punto di morte l’imperatore si convertì e si fece battezzare. Tuttavia egli cercò l’appoggio di quella larga parte di popolazione cristiana concedendo la libertà di culto con l’editto di Milano. Il cristianesimo è lecito, ma sotto il suo controllo: fu lui infatti a convocare e presiedere il concilio di Nicea (325), uno dei più importanti per la storia della Chiesa antica. Il suo fu un gesto politico per assicurarsi la fedeltà dei vescovi presenti e, tacitamente, rivendicare il proprio primato sulla Chiesa stessa.
A secoli di distanza fu Carlo Magno a utilizzare le strutture ecclesiastiche per regnare. Dopo aver ereditato un regno franco riunito sostanzialmente dal padre, Carlo mise in atto un ambizioso progetto politico militare e conquistò gran parte della Germania, alcune regioni della penisola iberica orientale e il nord Italia longobardo. Per legittimare il suo potere come degno successore dell’Impero Romano si fece incoronare imperatore a Roma dal papa nella notte di Natale dell’800. La scelta del giorno rivela il messaggio più profondo di questo gesto: è arrivato un nuovo messia, un nuovo salvatore.
Carlo durante il suo regno controllò direttamente monasteri e vescovati e questo gli permise di portare avanti la sua riforma cultura, un movimento noto come rinascenza carolingia che riportò in auge lo studio delle lettere e la diffusione delle scuole; tutto questo non sarebbe stato possibile senza la volontà del sovrano e il controllo della rete ecclesiastico-religiosa. Al tempo stesso però Carlo in questo modo potè controllare la cultura e piegarla alla sua ideologia, pur non sfociando mai in una banale o palese propaganda. In questo contesto il potere politico ebbe anche una missione religiosa e si fece garante della società cristiana: Carlo regnò su un impero unito dalla fede cattolica. Dopo di lui il regno dei Franchi andrà in contro ad una progressiva frammentazione e nel X secolo un nuovo impero nascerà in area tedesca dando avvio ad un difficile e altalenante rapporto con il papato nel quale le due potenze cercheranno di prevalere l’una sull’altra.
Le vicende odierne però ci ricordano che il complesso rapporto tra il potere (politico, militare ed economico) e la Chiesa sopravvive fino ai giorni nostri. La storia si ripete con il presidente degli Stati Uniti che a pochi giorni dal Conclave posta una sua foto in veste di papa. Trump afferma così la propria leadership su una parte del mondo cattolico e rivendica il primato della propria idea di religione.
La mossa del presidente non è una semplice goliardata; è un eccesso in pieno stile Trump ma nasconde un messaggio non molto velato. È lui il vero successore ideologico di Francesco nel mondo cristiano. Gli inviti di Bergoglio alla pace, al rispetto della natura, all’accoglienza dei profughi e all’attenzione verso i poveri saranno sostituiti dagli slogan Maga: no alla diversità, no all’immigrazione, uso della prepotenza dialettica e della forza bellica; e ancora: il cambiamento climatico è una fake news, il denaro può comprare tutto e i ricchi sono al di sopra della legge.
Il nuovo papa che verrà eletto nelle prossime ore perciò dovrà non solo gestire l’eredità di Bergoglio all’interno della Chiesa ma anche vincere la concorrenza esterna, in un mondo dove continua a dilagare il conflitto.
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