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Scuola

Esperienza di scuola buona

di Gianluca Angelini
16 Marzo 2016

Nella vita reale, quella di tutti i giorni, le cose buone accadono anche senza avere un hashtag davanti. A Rimini, nelle classi dell’istituto elementare Sant’Onofrio si vive, da anni, l’esperienza della scuola buona. I bambini, insieme alle loro maestre, studiano, da tempo, la lingua dei segni per essere più vicini a due compagni – un maschietto di seconda e una bambina di terza – entrambi sordi. Un gesto semplice che riscrive – però – il senso dell’accoglienza e della quotidianità.
“E’ una cosa bellissima – racconta Linda, mamma della ragazzina -: mia figlia ha fatto la prima in una altra scuola. Poi la abbiamo spostata a Sant’Onofrio. C’era questo progetto, iniziato credo cinque anni fa con la presenza di un bambino sordo che ora è alle medie. Gli alunni sono stati coinvolti, in aula sono iniziate lezioni con un interprete Lis, la lingua italiana dei segni”, così da annullare ogni distanza e permettere, il più possibile, lo scambio di idee e di parole. Di arricchire le giornate di scuola. Generare nuova empatia.
Di essere coinvolti in classe,nei momenti di insegnamento. E in quelli di svago.”Anche alla festa di fine anno – spiega ancora Linda – le parti recitate e cantate sono tradotte nella lingua dei segni. A ricreazione, quando si mangia, i bambini provano a comunicare e a parlare tra loro, si aiutano con i buoni pasto. Siamo molto contenti, veramente molto”.
Oggi, al Sant’Onofrio, i 105 alunni dell’istituto – cosa che, nei giorni scorsi, ha attirato l’attenzione dei media locali i quali hanno dedicato alla vicenda ampio spazio su carta,etere e Web – studiano la lingua dei segni che, si legge sul sito della scuola, “è conosciuta da tutti i bambini e dagli insegnanti che imparano canti e preghiere sia in italiano verbale che in Lis”. Di fatto, l’approccio “utilizzato come prima scelta è il bilinguismo: in questo modo – viene spiegato ancora – si permette al bambino sordo e ai suoi compagni di avere una buona comunicazione reciproca ed una profonda comprensione; cosicché le relazioni tra pari nascano spontaneamente e proseguano senza ostacoli”.
Il primo giorno nella nuova scuola, ricorda Linda, c’era curiosità visto che ”quando cambi, anche se pensi di andare verso il meglio, non sai come potresti trovarti. Eravamo nel corridoio – aggiunge – quando un bambino, che non ci aveva mai visto, si è fatto avanti e ha detto buongiorno nella lingua dei segni: a mia figlia non era sembrato vero,era contentissima. Aveva la gioia negli occhi, un bambino, mai visto né conosciuto che ti da il buongiorno…Si – conclude –si trova bene, tutti i bambini la seguono”.
Esperienza di scuola buona.

(Nell’immagine di copertina foto del kit ‘MANIpolare per comunicare’ tratta dal sito sociale.it)

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