Nuova scena, teatro e performance, da Brescia a Bologna, da Genova a Cagliari

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7 Novembre 2022

La scena che verrà cerca spazi.Teatro, danza e nuovi percorsi espressivi stanno lentamente cambiando le prospettive del palcoscenico e aprendo nuovi orizzonti. E’ tuttora in corso, questo periodo a Cagliari, il festival di Kyberteatro, “Le Meraviglie del Possibile”, dedicato da nove anni al rapporto delle arti performative con le nuove tecnologie, proponendo proprio recentemente artisti e ricercatori come Bethany Crawford, scozzese di origine ma residente in Olanda, che in una performance ha cucito assieme i risultati di un lavoro di due anni a tu per tu con il proprio Avatar utilizzando tecnologie della Intelligenza Artificiale (nei prossimi appuntamenti c’è in cartellone “The Walk”, performance multimediale itinerante della compagnia Cuocolo/Bosetti, “Twittering Machine” del collettivo informale Ada , lo spettacolo di Pixel e performing arts di Kyberteatro stesso). Una rassegna tra le prime in assoluto in Italia e, per lungo tempo, in scomoda solitudine, come spesso accade a chi cerca di inventare sperimentando nuovi format. Resistenti e innovativi, nei linguaggi e nei progetti. Come sembra presentarsi la prima edizione in cantiere a Brescia dall’11 al 13 novembre di “Raaa Performing Arts Festival”, a cura di Bao, Brescia Arts Observatory e l’associazione Lampedée Aps. Gli organizzatori raccontano che questo è un festival che si concentra sul “rapporto tra performance e spazio pubblico, promuovendo modalità di partecipazione comunitarie e collettive nella produzione e nella fruizione delle opere e sostenendo la diffusione di pratiche pensate al di là dei confini disciplinari. La periferia e il centro storico cittadino di Brescia sono il luogo in cui, performance, workshop, esposizioni, proiezioni, installazioni, new media art, talk e concerti, danno vita a una condivisione collettiva che supera le differenze e cancella il divario tra “sottoculture” e culture”. I direttori artistici Gabriele Mitelli e Fabrizio Saiu hanno chiamato a raccolta associazioni e collettivi attivi sul territorio come Spettro e Meccaniche della Meraviglia parte di una direzione condivisa che non solo ospita artisti ma intende anche produrre eventi inediti. Dice a questo proposito il direttore artistico Fabrizio Saiu: “Se volessimo trovare una sottotraccia del festival potremmo dire che questa stia nell’uso della parola che via via acquisisce forma nel suono e nelle interazioni uomo-macchina, nello spoken word e nel discorso analitico, nella poesia visiva e simbolica”.

Nella performance di Salvo Lombardo “Let My Body Be!” la pratica coreografica è intesa come pratica partecipata modulata sul paradigma del training e del rave (Foto di Carolina Farina)

Il via il venerdì al Bunkervik (ore 16-20) con “Sonicosmos” progetto ideato e realizzato da Sandro Bardelli, i sonic artist Claudia Ferretti, Giorgio Presti e Maurizio Rinaldi e l’intervento illuminotecnico di Stefano Mazzanti: tra installazione multimediale, concerto e un “processo di traduzione di dati scientifici sulla vita del cosmo”(replica tutte le sere). Alle 21 nello Spazio Contemporanea via alla sound performance di Alessandro Bosetti che in “Mask Mirror” propone il rapporto tra suono e parola. Più concretamente è “uno strumento che non fa alcuna distinzione tra linguaggio e musica e riorganizza decine di migliaia di frammenti in cui la voce dell’esecutore pronuncia delle parole, permettendogli di suonare la propria lingua come se si trattasse di uno strumento musicale”. Chiude alle 22,15 il sound artista ucraino Dmitro Nikolaienko che utilizza per il suo lavoro principalmente apparecchiature obsolete, producendo loop di nastri e cassette come materiale base per i suoi collage sonori presenyti anche nella sua performance live “Nostalgia Por Mesozóica” una esplorazione “ di “exotica sperimentale” costituita da attributi tropicali sintetizzati: un paesaggio artificiale isolato dietro la cornice di vetro”.Il 12 alle 17,30 si apre a Metro Vittoria con “BarokThe Great Jam”, un laboratorio gratuito condotto da Sonia Brunelli per adolescenti da 14 a 19 anni. “L’iniziativa vuole aprire ad una visione della danza che si sovrappone al disegno dello spazio urbano con presenze e prospettive spaziali non ancora immaginate. Espressione di una comunità di adolescenti attratti dall’arte e dalla ricerca di interazione con la città in cui vivono. La musica lo-fi hip hop esplora un paesaggio emotivo di ritmi, lenti, dolci e rarefatti”.

Al festival di Brescia “Raaa Performing Arts Festival”, il performer Leandro Pisano lancia il suo “Manifesto del Futurismo Reale”, una dichiarazione in dieci punti.

Alle 18,30 nello Spazio Contemporanea Leandro Pisano lancia il suo “Manifesto della ruralità”, una dichiarazione in dieci punti che “mira a riconfigurare in senso critico i discorsi sulla ruralità considerata come uno spazio di autenticità, utopia, anacronismo, provincialismo, tradizione, senso di stabilità, mettendo in discussione i contrasti oppositivi sui quali queste narrazioni sono costruite. Il Manifesto del Futurismo Rurale propone di immaginare futuri “altri” per le comunità, i territori ed i luoghi rurali, considerando queste aree come contesti complessi immersi attivamente nel dinamismo degli incontri, delle correnti e dei flussi delle geografie contemporanee”. La pratica coreografica intesa come pratica partecipata modulata sul paradigma del training e del rave, come nella performance di Salvo Lombardo “Let My Body Be!”, azione corale guidata e dance floor nella Pinacoteca “Tosio Martinengo”. L’azione teatrale è pensata come “come un momento di abitazione collettiva dello spazio pubblico a partire dai corpi e dal loro muoversi e respirare insieme”.Cambio di location allo Spazio Contemporanea (ore 22) dove l’opera di Roberto Crippa ed Elisabetta Porcinai, “Devoid (Live)” si presenta “come un ciclo di performance e registrazioni “site-specific” volte a indagare il rapporto fra architettura degli spazi, composizione spettrale e percezione acusmatica”. Si chiude alle 23 nello Spettro con l’esibizione del trio Chorus Abstracta (Francesco Fonassi, Michele e Simone Bornati) e successivo dj set di Luisali, Irene Bi, Rubber Toe e Abraham J Foa. Fitto anche il programma dell’ultima giornata che si apre la mattina al Volcanico Studio (ore 11,30) con Elisa D’Amico e Francesco Dalmasso in “Towards”, un progetto che “indaga il concetto, l’intenzione e l’azione dell’andare verso tramite immaginari fotografici, scritture condivise, corpi in azione e sonorità mobili”.

La coppia di danzatori e coreografi formata da Elisa D’Amico e Francesco Dalmasso al Volcanic Studio di Brescia presentano la loro creazione “Towards” (Foto di Renato Esposito)

Alle 18,30 nello Spazio Contemporanea Luca Pagan mette in scena “Body archicteture for kinesthetic memory”, un talk pensato per riflettere sulla relazione tra il movimento del corpo e la musica come mezzo espressivo e di comunicazione. Nel corso della performance verrà presentata “Multi-Node Shell”, un’architettura corporale costituita da sensori indossati su mani e braccia allo scopo di esplorare le possibilità che ha il suono di agire come un linguaggio attraverso la percezione del movimento del corpo”. Un giovane collettivo, YoY, formato dai danzatori e coreografi Emma Zani e Roberto Doveri e il compositore Timoteo Carbone si presenta alle 19,45 al Teatro Idra con “Fiori assenti”, spettacolo ispirato al ciclo di opere pittoriche “Fiori Assenti” dell’artista bresciano Albano Morandi. Il lavoro, in relazione con le opere, si snoda attraverso l’indagine di forme che vengono rielaborate in un continuum coreografico che costruisce e sottrae, elabora e decostruisce per creare nuove forme che defluiscono nelle precedenti e ne modificano di volta in volta il percorso”. Il festival chiude alle 21,30 nello Spazio Contemporanea con Warshadafilm (un duo di ricerca cinematografica formato da Tiziano Doria e Samira Guadagnuolo) che presenta il “Giardino”. Una live performance con proiettori cinematografici, synth e voce che “parte dall’immagine fotografica e cinematografica per rielaborarla e innescare, così, un dialogo instabile e mutevole fra suggestioni politiche, poetiche e narrative”. Negli stessi giorni, dall’11 al 13 novembre, in Sardegna a Cagliari, presso lo spazio T.Off di Tersicorea si terrà un originale festival di teatro in miniatura (ingresso alle 19, 20 e 21), dedicate al Petit Théatre con “Momento”, il primo capitolo del più ampio progetto coreografico “Il racconto dell’isola sconosciuta” di Stefano Mazzotta,  liberamente ispirato all’omonima opera di Josè Saramago, è una creazione che si inscrive all’interno di un percorso di ricerca artistica intorno al tema della memoria e del tempo. “Brigitte et le petit bal perdù”, è il progetto, regia e interpretazione di Nadia Addis: piccole storie di dieci minuti, rimaste in un cassetto che all’improvviso prendono vita. Microstorie per quattro spettatori per volta. Brigitte è un’anziana signora che vive con il suo cane, Bruschetta. Un giorno, aprendo un comò rimasto chiuso da tempo ritrova degli oggetti che hanno accompagnato il suo passato, fatto di amori, emozioni e avventure in giro per il mondo. Inizia così il viaggio della protagonista. “Momento” di Stefano Mazzotta è con Amina Amici. Chiude la rassegna “Magnificat” di e con Amina Amici.

Le Petit Theatre allo spazio T.Off di Tersicorea a Cagliari che dall’11 al 13 novembre propone una rassegna di teatro in miniatura . Nella foto un momento di”Brigitte e le Petit bal perdu”

Prime teatrali. Al teatro Gustavo Modena di Genova, dall’8 fino al 20 novembre va in scena “Lemnos” ispirato al mito di Filotette, regia, video e scene a cura di Giorgina Pi autrice anche della drammaturgia con Bluemotion. In scena Fabrizio Contri Gaoia Insenga, Aurora Peres, Gabriele Portoghese e Alexia Sarantopoulou. Ambiente sonoro del Collettivo Angelo Mai“Lemnos” è la terza tappa di un progetto sulla Grecia che ha visto la Compagnia Bluemotion dare vita agli spettacoli “Tiresias” e “Guida Immaginaria”. Lemnos è l’isola in cui viene abbandonato, ferito e solo, l’eroe greco Filottete e rappresenta simbolicamente le isole del Mare Egeo in cui tra il 1946 e il 1974 furono confinati e sottoposti a indicibili torture i dissidenti greci. La tragedia di Sofocle narra che Ulisse e il giovane Neottolemo tornino a Lemnos da Filottete per sottrargli con l’inganno l’arco donatogli da Eracle, senza il quale la guerra di Troia non può essere vinta. Lo spettacolo “scorre su un doppio binario, raccontando il cambiamento interiore di Neottolemo, che salverà Filottete, e dall’altra portando in scena le testimonianze degli uomini e le donne che durante la guerra civile in Grecia e successivamente sotto la dittatura dei colonnelli si rifiutarono di abiurare alle proprie idee politiche”. L’allestimento è di Giorgina Pi con Bluemotion e il drammaturg Massimo Fusillo accoglie scoperte e risonanze con il presente, le immagini e i diari di un viaggio in Grecia, le riscritture del mito di Ghiannis Ritsos, delle poetesse femministe Adrienne Rich e Hélène Cixous, del Nobel Derek Walcott, le musiche originali composte dal Collettivo Angelo Mai e quelle del compositore greco Manos Hadjidakis. Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Nazionale di Genova diretto da David Livermore in collaborazione con Ert e Tpe. Dal 22 al 27 novembre lo spettacolo sarà replicato al Teatro Astra di Torino.

Una scena tratta dalle prove dello spettacolo “Lemnos”con la regia di Giorgina Pi al debutto questi giorni al teatro Gustavo Modena di Genova (Fotografia di Matilde Pisani)

Negli stessi giorni in cui va in scena “Lemnos”, all’Arena del Sole di Bologna viene presentato nella sala Thierry Salmon (martedì, giovedì, venerdì alle 19, mercoledì e sabato alle 21,30 e domenica alle 18), “Danzando con il mostro” uno spettacolo di e con il duo formato da Serena Balivo e Mariano Dammacco, a cui si aggiunge uno degli attori più interessanti del teatro italiano, Roberto Latini ,assieme ai suoi stretti collaboratori Max Mugnai alle luci e Gianluca Misiti alle musiche. Concept e parole dello spettacolo sono di Mariano Dammacco. “Una visione notturna” dice Dammacco parlando della ispirazione che sta dietro questo allestimento. Probabilmente “un allucinazione; forse siamo nella mente di un individuo, dinnanzi al suo match con se stesso» dice il teatrante. In scena “un’alta torre con un orologio, in cui si percepisce una presenza Davanti, un pavimento rosso sul quale vivono un uomo e una donna, forse due emanazioni della mente della creatura. Vestono abiti eleganti, da gran galà, circondati da preziosi bicchieri. Forse sono stati invitati a un ricevimento, forse sono loro gli ospiti d’onore, o forse l’ospite d’onore è il tormento, il mostro che li ha invitati a danzare insieme a lui”.

Scrive Dammacco nelle note di presentazione. “Ho pensato a questa condizione come a una danza costante con qualcosa di invisibile, che fa paura (ma che magari vuole dirci qualcosa), una danza con qualcosa di mostruoso e ho cominciato a mettere nero su bianco alcune immagini in forma di parole, poi le ho condivise con Serena Balivo (come faccio da un decennio) e, per la prima volta, con Roberto Latini. Insieme, sulla scena, abbiamo lavorato alla scelta di alcune di queste immagini, a come ricomporle nella relazione tra loro, alla loro successione per poi giungere alla composizione di una drammaturgia di scena che le contenesse e alla creazione dello spettacolo “Danzando con il mostro”. Lo spettacolo è stato prodotto da Infinito Srl con Emilia Romagna Teatro/Teatro Nazionale, Compagnia Lombardi-Tiezzi, residenze presso Florian Metateatro, Creare Campania/Teatri Associati di Napoli, , Centro residenze della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt) teatro delle Forche.

Un momento dello spettacolo “Danzando con il mostro” di Serena Balivo e Mariano Dammacco con Roberto Latini in scena all’Arena del Sole di Bologna (Fotografia di Luca Del Pia)

Il testo dello spettacolo è stato pubblicato nella collana edita da Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale e Luca Sossella editore all’interno del volume “Danzando con l’umano” contenente cinque drammaturgia di Mariano Dammaco composte inb collaborazione con Serena Balivo. I testi sono accompagnati da un testo critico di Gerardo Guccini. Mercoledì 9, alle 19 presso l’Arena del Sole verrà presentata “Linea” in una nuova veste. La collana dedicata alla nuova drammaturgia, curata da Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono, edita da Emilia Romagna Teatro/Ert Teatro nazionale e Luca Sossella editore.

La Compagnia Berardi Casolari è in tour e presenta “I Figli della Frettolosa”, uno spettacolo che affronta “il tema della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere”. In un mondo iper eccitato dal bombardamento di immagini e suoni, che sempre più neutralizzano i nostri sensi forti, vista e udito, l’attenzione dell’individuo è sempre più distante dalla vera conoscenza dell’essere, dell’esistenza”. Il punto di vista in questo lavoro è quello di un cieco, “di chi guarda ma non vede, percependo la realtà molto differente. “La cecità è messa in scena allo stesso tempo come esperienza di vita reale, fisica, e come concezione metaforica, sinonimo di una miopia sociale ed esistenziale che ci riguarda in prima persona”. “I Figli della Frettolosa” andrà in scena al teatro Miela di Trieste, il 10 e l’11 novembre alle ore 20,30. Prossimo appuntamento all’Officina Giovani di Prato il 25 novembre alle 21.

Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi  in azione durante la messa in scena di “Amleto take away”  (foto Tommaso Le Pera). La compagnia presenta “Figli della Frettolosa” a Trieste e Prato

 

 

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CAT: Teatro

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