Ravenna Festival, il teatro delle Albe e i segreti del “Don Chisciotte”
Ravenna Festival tornano le Albe. Chiusa quella magnifica opera di riscrittura teatrale della “Commedia” di Dante Alighieri, la compagnia ravennate apre un altro stimolante capitolo. Un’altra opera universalmente conosciuta e amata come il “Don Chisciotte” di Miguel de Cervantes che ricalcando le orme del lavoro precedente -andato in scena dal 2017 al 2022 – sarà riletta in modo spettacolare popolare. La chiave è quella del teatro majakovskiano, di cui Marco Martinelli, regista della compagnia diretta assieme all’attrice Ermanna Montanari (entrambi fondatori del teatro delle Albe e direttori artistici) e è uno dei più degni rappresentanti e seguaci. Capace cioè di tenere assieme livello alto e intellettuale dell’opera e risposta corale con la partecipazione dei cittadini di Ravenna chiamati a partecipare all’allestimento nel corso di una serie di call. Stavolta il luogo prescelto è quello del bellissimo Palazzo Malagola, residenza della scuola di eccellenza internazionale dedicata alla voce, fondata e diretta da Ermanna Montanari con lo studioso Enrico Pitozzi, che proprio con questo “Don Chisciotte” verrà inaugurata ufficialmente. Qui prenderà il via mercoledì 5 luglio e tutti i giorni (tranne i lunedì) fino al 16 luglio l’opera “Don Chisciotte ad ardere: opera in fieri 2023”, prima parte di un progetto triennale dedicato appunto all’opera dello scrittore spagnolo. Accanto agli attori delle Albe ci saranno quindi cittadini di ogni età che seguiranno un originale percorso drammaturgico, sonoro e vocale. Le musiche sono state composte ed eseguite dal gruppo Leda. Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Ravenna Festival e Teatro Alighieri, con il contributo del Mic Progetti speciali.
Ermanna Montanari e Marco Martinelli così raccontano la nuova avventura teatrale costruita per Ravenna Festival. “Siamo partiti da un suggerimento che Don Chisciotte dà al suo fedele scudiero Sancho Panza. Dice: “Devi tener presente, sempre dinanzi agli occhi, quello che sei, cercando di conoscere te stesso, che è la conoscenza più difficile che si possa immaginare”. In questa frase, come in una gemma, il senso del romanzo come viaggio iniziatico a cui gli spettatori-erranti vengono invitati: attraverseranno i luoghi di Palazzo Malagola, scenderanno nelle stanze interne del proprio inconscio. Il cammino li condurrà nel giardino adiacente, sede della locanda a cui approda Don Chisciotte, e dove avranno inizio le sue grottesche vicende. L’hidalgo spagnolo, simbolo irriducibile di sognatore che non si rassegna alle ingiustizie di un mondo retto sull’ipocrisia e il sopruso, continua ad ‘ardere’, pur se da tutti considerato folle, patetico, ridicolo come gli attori che tentano di rappresentare le sue avventure, anch’essi goffi e stonati. Man mano che l’opera procede, il solitario cavaliere e chi lo accompagna appariranno più saggi di quella maggioranza che li contrasta e pretende di avere il monopolio della ragione”.
“Don Chisciotte ad ardere”, lo spettacolo delle Albe rovescia i termini della narrazione originale: si parte dal castello incantato per raggiungere la locanda, per tornare alla realtà; un’inversione poetica che mette in luce “il dubbio, la ferita che Cervantes apre nell’articolata relazione fra realtà e sogno. Una relazione che, dopo tutto, non è una semplice dicotomia, ma costantemente ci interroga, pretende occhio vigile sui territori del sogno e del desiderio. Così lo spettacolo si fa mistero eleusino, viaggio onirico, misterioso e misterico; un percorso individuale dove ogni spazio è la scena di un incontro con immagini e suoni”.
Con il “Don Chisciotte” si accentua la linea letteraria dell’edizione di questo anno, la trentaseiesima di Ravenna Festival che già nel suo titolo “Le città invisibili” è un tributo a Italo Calvino. Il programma prosegue con “Se resistere dipende dal cuore” allestimento che vede assieme l’attrice Elena Bucci e il compositore Luigi Ceccarelli: “un lavoro di teatro musicale “minimo” a partire da versi e voce registrata della poetessa ed etnomusicologa Amelia Rosselli (11 luglio al Teatro Rasi). E’ invece dedicato a Giovanni Testori il doppio appuntamento con l’attore Sandro Lombardi che legge “Mater Strangosciàs” e “Gli Angeli dello sterminio” il 12 luglio nel Chiostro del Museo Nazionale.
Ma il 5 luglio non è solo la giornata d’avvio del “Don Chisciotte”. Gianluca Tassinari, oboista dell‘Orchestra La Corelli affronterà le “Sei Metamorfosi” (“Six Metamorphoses after Ovid”) che Benjamin Britten scrisse nel 1951. Sono Pan, Niobe, Fetonte, Bacco, Narciso e Aretusa i protagonisti di queste trasformazioni. L’appuntamento incluso nella rassegna “Qualunque melodia più dolce suona” di Ravenna Festival include anche la lettura di Lorenzo Carpinelli del capolavoro ovidiano. Il tutto si terrà al Museo Classis e sarà aperto da Giuseppe Sassatelli, presidente di RavennAntica con un intervento sulla presenza degli Etruschi a Ravenna, “poco ricordata dalla tradizione storica ma confermata dalla documentazione archeologica”.
Due gli appuntamenti previsti per la prossima settimana. Mercoledì 12 luglio il Duo Elegia de La Corelli propone musiche rinascimentali e barocche mentre Giulia Marsili racconta di “Ravenna tra mare e terra”. Venerdì 14 luglio una dedica a coloro che hanno vissuto le difficili giornate dell’emergenza alluvionale, durante le quali il Museo è diventato un hub di accoglienza; per loro il Nonetto dell’Orchestra Cherubini esplora la storia del rock, dai Rolling Stones ai Queen, dai Pink Floyd a Jimi Hendrix. In questo caso l’introduzione sarà affidata a Francesca Masi, Direttrice di RavennAntica, per un ricordo di quei giorni in cui il museo ha confermato la propria vocazione a luogo aperto e inclusivo.
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