Teatro, William Shakespeare e la lunga Estate Veronese

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20 Giugno 2022

E’ uno dei misteri più intriganti nato attorno alla figura del Bardo inglese che, a cicli alterni, affiora d’improvviso per inabissarsi poi fra pagine e scartoffie di un combattivo popolo di accademici e studiosi interessati soprattutto a far valere la propria opinione. Quasi un gioco di società che ha finito per alimentare diversi interrogativi sul drammaturgo scomparso quattrocento anni fa, il 23 aprile del 1616, dopo aver consegnato al mondo, e al teatro, opere in cui ha messo a nudo l’animo umano in pagine di eterna bellezza. Ma chi era realmente costui? E, soprattutto, per quanto riguarda il Belpaese: come ha saputo descrivere così bene le città d‘Italia, che hanno servito da cornice a molte sue opere? William Shakespeare scelse infatti Venezia, Firenze, Milano e Verona come scenario di drammi che resteranno ancora, per chissà quanti anni, nei cartelloni teatrali di tutto il mondo. (Come quello che ogni anno l’Estate Veronese gli dedica all’interno del suo calendario, dal 22 giugno al 15 settembre).L’Italia ai tempi dei Marlowe e dei Ben Johnson era probabilmente amata per quello che poteva rappresentare la sua storia e l’arte, ma questo non può spiegare una incredibile capacità nel restituire in commedie e tragedie dettagliate descrizioni dei luoghi, così come dei monumenti, dipingendone persino le atmosfere quotidiane? Una terra esotica, patria di affascinanti centri abitati carichi di storia, da Venezia a Firenze, ma quanti inglesi dell’epoca potevano vantare di averne avuto diretta conoscenza, tale da essere diventati magari dei testimoni diretti per le opere del drammaturgo?Dubbi moltissimi, certezze nessuna. Sulla “italianità” dello scrittore nato nel piccolo borgo di Stratford upon Avon tanto si è dibattuto e ancora continuerà. Lasciando spazio inevitabile a ipotesi e domande. Appare ormai lontana l’epoca in cui gli studiosi Stratfordiani sostenevano che l’autore di quelle opere ambientate in Italia fosse qualcuno che conosceva bene quei luoghi. Ma nei fatti non esiste alcuna testimonianza biografica che il sommo drammaturgo abbia viaggiato o risieduto nel Belpaese! E questo con il passare degli anni ha messo pericolosamente in forse la vera identità dello scrittore dando la stura a diverse ipotesi. Una tra le più intriganti è degli anni Venti, frutto delle ricerche di un giornalista italiano, Santi Paladino, che dopo aver ritrovato un libro di un erudito siciliano, tale Florio, lo elegge a vero Shakespeare.

Un momento di “A Midsummer night’s dream” del Kyv National Accademic Molodyy Theatre (Ucraina) Photo by Oleksii Tovpyha

Tesi poi fatta propria da studiosi come Enrico Besta e recentemente da Martino Iuvara. A controbattere queste tesi e altre, più o meno singolari ha risposto lo schieramento degli accademici che difende scrittore nato a Stratford mettendo davanti a tutto l’originale invenzione delle sue opere. Luoghi e particolari sarebbero stati trasmessi da viaggiatori o italiani residenti a Londra. E infine: l’autore di commedie e tragedie avrebbe acquisito tutto il materiale possibile sull’Italia grazie alla lettura di libri disponibili al tempo o altri “andati perduti”… Questa resta ancora un po’ la linea del Piave tra Stratfordiani e no. Ed è tanto vivace ancora questa polemica che pochi anni fa, nel 2013, sono stati pubblicati in Inghilterra due libri interessanti, e curiosamente della stessa immagine grafica. Il primo si intitola “Shakespeare, Beyond Doubt” a cura di Paul Edmondson e Stanley Wells dello Shakespeare Birthplace Trust (pubblicato dalla Cambridge University Press). L’altro, andato in stampa qualche settimana più tardi, aggiunge un punto interrogativo: “Shakespeare Beyond Doubt?”. Il volume, dalla veste grafica praticamente quasi identica all’altra, è stato curato da John Shanan, fondatore e presidente della Shakespeare Authorship Coalition e dallo studioso Alexander Waugh (edizioni Llumina Press). I due libri contengono tesi contrapposte. Il primo, nei fatti raccoglie giustificazioni un po’ datate a sostegno della paternità “british” del Bardo. E su un’altra querelle, relativa alla figura di un certo Will Shaksper, cittadino di Straford e William Shakespeare, affermano trattarsi della stessa persona. In “Shakespeare Beyond Doubt?” invece, non solo si afferma come improbabile l’equazione Shaksper-Shakespeare ma soprattutto nel capitolo scritto in modo brillante da Waugh e riguardante proprio lo Stivale, intitolato “Keeping Shakespeare out of Italy” (cioè “Tenere Shakespeare fuori dall’Italia”) si sostiene con una serie di indizi e prove come il vero Shakespeare avesse visitato l’Italia mettendo alla berlina vecchi errori e sviste di accademici. Come si vede l’italianità dell’autore di opere riguardanti la Penisola apre contemporaneamente la questione più spinosa sulla reale identità in toto dell’opera shakespeariana. Questione evidentemente ancora aperta e per niente messa in archivio.Inevitabile quindi tornare a quegli interrogativi nel momento in cui sta per aprirsi la settantaquattresima edizione dell’Estate Teatrale di Verona, la vera città italiana del drammaturgo inglese, testimone della triste e appassionata storia d’amore di Giulietta e Romeo, resa immortale proprio dal drammaturgo inglese. Una storia che continua a far battere molti cuori a giudicare dal flusso continuo e ininterrotto di visitatori che tutto l’anno qui giungono da tutto il mondo.

Un momento dell’allestimento “Much Ada About Nothing” el Nodar Dumbadze Professional State Youth Theater (Georgia) al Verona Fringe Festival

“Un festival più che mai nel segno di Shakespeare – dice il direttore artistico Carlo Mangolini – a cui sono dedicate le principali novità di quest’anno: la programmazione della danza, in cui svetta la “Giulietta” di Eleonora Abbagnato, e la nuova sezione internazionale del “Fringe” con produzioni di giovani realtà provenienti da tutto il mondo”. Il Festival Shakespeariano, progetto fondativo della stessa Estate Veronese torna ad abitare così il Teatro Romano e altri spazi cittadini con diversi spettacoli in prima nazionale. Il via, il 1 e 2 luglio alle 21,15 con “Il mercante di Venezia” interpretato da Franco Branciaroli, un ruolo importante fatto proprio dai più grandi attori della scena nazionale e internazionale, in questo caso diretto da Paolo Valerio. Pochi giorni dopo, il 7 e 8 luglio alle 21,15, Alessandro Preziosi sarà protagonista di un originale progetto di teatro e musica che attraverserà il triennio presentando a ogni edizione un grande eroe shakespeariano raccontato dal punto di vista di un personaggio di seconda fila. Dopo aver messo in scena nel 2021 “Otello dalla parte di Cassio” questo anno Preziosi proporrà un Giulio Cesare visto dalla parte di Marco Antonio in “Il mio cuore è per Cesare”, musiche originali di Carlo Guatoli. Altro titolo previsto all’anfiteatro romano è “R+G”, riscrittura contemporanea della vicenda d’amore di Giulietta e Romeo in forma di doppio monologo scritto da Tommaso Fermariello, diretto da Stefano Cordella (11 luglio). Dal 19 al 26 luglio (ore 21,15, tranne il 24) nella Terrazza di Giulietta al Teatro Nuovo, si assisterà a un originale versione di “Racconto d’inverno” in forma di teatro di figura, una fiaba per adulti a cura di Piermario Vescovo. Il cartellone dedicato a Shakespeare chiuderà al Teatro Camploy con il Verona Shakespeare Fringe Festival. Dal 22 al 28 agosto una selezione di proposte internazionali in lingua originale, accompagnate da una Summer School allo scopo di affiancare al palcoscenico anche un momento di studio e approfondimento. Il via il 22 alle 21 con “Enter Hamlet” con Elena Pellone, regia Avra Sidiropoulou (Cipro). Il 23, “What If The Commedy Of Errors Were Set in Malacca?”, regia Syafiq Syazim (Malesia); il 24, “Shakespeare’s Women”, produzione Theatre ofe Eternal Values (Italia); il 25, alle 18, “A Midsummer Night’s Dream” del Kyv National Accademic Molodyy Theatre (Ucraina); il 25 alle ore 21, “Shakespeare and Malice” del Nordland Teater (Norvegia); il 26 “Much Ado For Nothing” del Nodar Dumbadze Professional State Youth Theater (Georgia); il 27, “Gamlet”, ispirato ad Hamlet e ai Demoni di Dostoevskij, regia Petra Bjelica con Marta Bjelica (Serbia); il 28 alle ore 18, “Pyar Alir Bhanga Mukh/Shattered Faces of Pyar Ali” ispirato a Pericles, Prince of Tyre”, produzione Shahman Moishan, Bangla Connection e Shakespeare Institute (in bengali); il 28 alle ore 21 “Rough Magic”, ispirato a “The Tempest”, regia di Jaq Bessellm, John Blondell e Andrea Coppone (Italia, in inglese), produzione Shakespeare and the Mediterranean Summer Schhol di Verona.

Un altro momento di “A Midsummer Night’s Dream” del Kyv National Accademic Molodyy Theatre (Ucraina) (Photo by Oleksii Tovpyha)

Ma il tributo al Bardo inglese prosegue anche con la danza in un cartellone di appuntamenti tra classico e contemporaneo. Star assoluta è Eleonora Abbagnato che sarà la protagonista, dal 19 al 22 luglio al teatro Romano, di “Giulietta” una serata shakespeariana costruita appositamente per il festival. La danzatrice, già etoile dell’Opera di Parigi e direttrice della compagnia di Ballo del Teatro di Roma sarà “al contempo una donna eterea e sensuale impalpabile e volitiva, dal fascino senza tempo”. Daniele Cipriani per questa serata non ha voluto le celebri note di Prokofiev ma ha costruito lo spettacolo attorno alle musiche di Ciajkovskij, Berlioz e Leonard Bernstein. Sempre al Teatro Romano, prima nazionale il 26 luglio, per un “Othello tango” di Luciano Padovani per la compagniarNaturalis Labor. Dopo il successo di “Romeo y Julieta Tango” la compagnia torna ad esplorare attraverso il linguaggio della danza e del tango Shakespeare in uno dei suoi testi più conosciuti, “Othello”, con un cast di dodici danzatori. Musiche originali di Carlo Carcano. Ultimo atto in danza all’insegna di Shakespeare è previsto per il 4 agosto con una versione originale del “Re Lear”, intitolato “Nothing/Lear , Nel nome del padre, del figlio e della libertà” coreografia di Michela Lucenti per Balletto Civile. “Il punto di partenza del lavoro è l’eredità dei padri, della quale si analizzano il peso che grava sulle scelte personali, la necessità di rinnegarla e allo stesso tempo di nutrirsene per rifondare la propria identità”.

Nell’immagine il teatrante Marco Paolini che nell’Estate Veronese porterà in scena in prima nazionale “Boomers” (Foto di CaliMero)

Restando nell’ambito della danza, va segnalata la nuova location di Forte Gisella che dal 1 al 3 luglio e dal 5 al 7 agosto offre spettacoli di danza che necessitano un rapporto più intimo con il pubblico. In sei giornate si esplicherà un progetto che coinvolge un gruppo di coreografe associate al centro veronese di Ersiliadanza coordinate da Laura Corradi. Con loro anche ospiti provenienti da tutta Italia. Il 1 dalle 19,30 “Parla più forte” di Giorgia Panetto;Due” di Alberto Munarin; “Coppelia” di Laura Corradi. Il 2 luglio è la volta di Greta Bragantini e Iuvenis Danza in “La voce delle foglie” e in seguito proporranno anche “Set Point Sports & Divertissements”, mentre “Alte frequenze altre sequenze” è la coreografia di Giorgia Panetto. Il 3 luglio è la volta della Compagnia Nati scalzi in “Dei nostri eroi più fragili”, Midori Watanabe in “Butterfly” e il Balletto di Torino in “Kiss me hard before you go duet” e “Playback”.

Ad agosto appuntamento il 5 con Lucia Salgarollo (“Intersezione”); Varhynia Ziliotto (in “Inanna” e “Vox Lunae”); Lucia Salgarollo con Riccardo Zandonà (“Marimo-My sweet darkness”). Il 6 agosto spazio a Borderline (“Paolo e Francesca” e “Thread”); Asmed (“Zatò e Ychi”); Compagnia Tocnadanza (“Figlia di madre”). Il 7 agosto la compagnia di Simona Bucci (“Tratti”); Naturalis Labor (“Jules”); Compagnia Francesca Selva (“Amore amaro”); Carlotta Plebs (“Tanzerloch” solo). Numerosi e di livello anche gli appuntamenti mainstream. Marco Paolini e i Momix approdano a Verona con due nuovi spettacoli. Il teatrante, il 15 e 16 luglio, presenterà in prima nazionale “Boomers” scritto con Michela Signori, musiche originali di Alfonso Santimone e Patrizia Laquidara. Lo spettacolo “nasce dall’esperienza di un autore che ha fondato sulla memoria una parte importante del suo lavoro e oggi si interroga su quali siano le risposte possibili del teatro (luogo della finzione e della rappresentazione per vocazione) ad un mondo in cui esperienze virtuali e reali sono sempre più mescolate senza gradi di separazione netti”. Grande evento al Teatro Romano dal 6 al 18 agosto (tranne il 10) alle 21,30 con l’inedito “Back to Momix In back to Momix”, l’ultima fatica del creativo direttore artistico Moses Pendleton autore di tutti i più formidabili spettacoli della compagnia. Molti dei quali tornano rivestiti di luce nuova in questo allestimento. Da “MomixClassicis” a “Opus Cactus”, da “Bothanica” a “Alchemy”.

Un momento dello spettacolo che i Momix presenteranno al Teatro Romano di Verona con la direzione di Moses Pendleton

Buona anche la programmazione di Verona jazz e Rumours festival. Si parte il 22 giugno al teatro Romano (ore 21) con il live del trombettista Paolo Fresu, in formazione con Dino Rubino, al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso e Carlo Maver al bandoneon. Il concerto “prevede l’esecuzione della colonna sonora del docufilm “The last beat”, realizzato dal regista Ferdinando Vicentini Orgnani, che prosegue la collaborazione iniziata tempo fa con la soundtrack del film dedicato a Ilaria Alpi”. Il giorno dopo, 23 giugno, uno speciale omaggio al cantautore milanese Enzo Jannacci sarà reso invece dal popolare e carismatico Elio. Il 26 giugno è invece di scena il cantante, compositore e contrabbassista israeliano Avishai Cohen in trio con Elchin Shirinov, pianoforte e Roni Kaspi, batteria. Il 27 giugno è tutto per una grande stella quale è il chitarrista Al Di Meola in trio con Richie Morales, percussioni e Amit Kavtehekar, tabla. Per gli appassionati di musica soul da non perdere l’appuntamento con il duo dei Black Pumas, formato dal busker e cantante Eric Burton e Adrian Quesada produttore e chitarrista.

Il duo norvegese dei King Of Convenience è atteso per un loro concerto all’interno del cartellone dell’Estate Veronese

Nel loro repertorio l’eco di Gil Scott Heron e Marvin Gaye. Altro imperdibile duo quello dei Kings of Convenience in concerto il 23 luglio al Teatro Romano. I norvegesi Erlend Oye e Eirik Giambek Boe sono “maestri nell’arte del dettaglio e della nostalgia, che passa attraverso un folk-pop solido, pur nell’assenza di qualsivoglia forma di innovazione superflua. La loro armonia di voci, suoni acustici e personalità è una cifra precisa e indelebile per chiunque li ascolti, con un approccio innocente, a volte quasi irreale”. Due spettacoli sono presenti nella sezione dedicata al teatro antico, “Settembre Classico” in scena al teatro romano. Dal 1 al 3 settembre, alle 21,15, debutterà in prima nazionale la produzione originale della riscrittura dell’”Iliade” curata da Alessandro Baricco, protagonista Natalino Balasso, regia di Alberto Rizzi. Il 14 e 15 settembre (sempre alle 21,15) andrà in scena “Ifigenia in Tauride” di Euripide con la regia di Jacopo Gassmann, protagonisti tra gli altri Anna della Rosa e Ivan Aloisio.

Il cantante e contrabbassista, tra i migliori al mondo, Avishai Cohen, terrà un concerto il prossimo 26 giugno nel calendario di Verona Jazz

 

 

 

 

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