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Pubblicato il 28/10/2016

in: «Questa Repubblica fondata sul gioco d’azzardo», intervista a Luigino Bruni

Un pensierino da impresa del gioco additata come male assoluto Noi non abbiamo bisogno di simpatia. Abbiamo semmai bisogno di rispetto da parte di tutti per le nostre imprese. Questi veri e propri furti di un mestiere ci fanno sentire impotenti e senza speranza, ma dobbiamo credere che stiamo combattendo per la nostra dignità di essere [...] considerati imprenditori. Questa è una battaglia per chi si sente emarginato, dai media, dalla politica e anche dal mondo associativo e additato come rovina famiglie, per chi lotta per la libertà di fare impresa e per la dignità di ogni collaboratore o dipendente contro i grandi gruppi del gioco divoratori di futuro assecondati da chi ci governa. La guerra alle sole imprese di gestione e produzione di apparecchi da gioco a piccola vincita AWP o slot dei bar deve terminare. Per noi imprenditori, per i nostri dipendenti e per le loro famiglie non ci sono più diritti? Attraverso un collaudato sistema di imposizione delle distanze e sulla spinta di una volontà ormai radicata nella società italiana le diverse autorità locali hanno introdotto una serie di limitazioni e ostacoli al libero esercizio delle attività di gioco completando un sistema regolatorio già estremamente complesso con ulteriori vincoli distribuiti a macchia di leopardo sul territorio. È da considerarsi razionale questo modo di governare? Tra le diverse forme di dipendenza che affliggono la specie umana oltre al gioco patologico c'è l'alcolismo, ad esempio. Gli esperti che si occupano della dipendenza da bevande alcoliche, e in questo caso abbiamo dati certi del pericolo legato al fenomeno, non se la prendono con il prodotto, semmai concordano nell'esaltazione delle capacità nella viticoltura e nell'enologia del Bel Paese. Nessuno, ad esempio, suggerisce distanze da luoghi sensibili per la somministrazione di superalcolici e, così, vicino ad una chiesa o ad una scuola si può bere grandi quantità di whisky ma non si dovrebbe poter giocare. Perché? Il problema è il prodotto o l'uso che ne viene fatto? Eugenio B

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Pubblicato il 28/10/2016

in: «Questa Repubblica fondata sul gioco d’azzardo», intervista a Luigino Bruni

A tal proposito, ritengo utile ricordarLe e riportarLe alcuni dati di una recente relazione del Ministero della Salute, nella quale vengono elencate le varie forme di gioco in base alla loro aggressività in riferimento al gioco d’azzardo: 1°Posto Gratta e Vinci/Lotto istantaneo 2°Posto Lotto/Superenalotto 3°Posto Scommesse sportive 4°Posto Poker Texano 5°Posto Altri giochi con le [...] Carte 6°Posto Bingo/Tombola 7°Posto Totocalcio/Totogol 8°Posto NewSlot Machine/Vlt (n.b. vengono accomunate macchina da gioco profondamente diverse, anche se fisicamente simili, le NewSlot gestite dai gestori hanno un costo massimo di 1 euro, vincita massima di 100€ ed accettano solo monete; le Vlt gestite dai soli concessionari di rete hanno un costo partita fino a 10 euro, vincita 500.000€ ed accettano anche banconote da 500€). 9°Posto Altri giochi (es.roulette, dadi) 10°Posto Scommesse su altri eventi Un appunto come dice il Prof.Bruni in altra intervista su Vita.it http://www.vita.it/it/article/2016/10/07/azzardo-le-nuove-invasioni-barbariche/141093/ “Dove era la politica, dove erano le istituzioni, le chiese, la società civile, i sindacati, mentre il nostro paese si riempiva in questi due decenni dalla zizzania dell'azzardo? Dove eravamo tutti?” Bene io c’ero e pur essendo del settore ho fatto di tutto per limitare certe abberrazioni e chi ora urla allo scandalo dov’erano? Tutti ciechi muti e sordi quando nello scorso decennio e in particolare dopo il terremoto dell’Abruzzo l’allora Governo diede inizio alla proliferazione delle 4900 Sale VLT , dell’on line e di tutto il resto. Come avrà capito, non ho scritto queste note per giustificare «tutti», anch’io convengo che il gioco d'azzardo patologico (definito genericamente e impropriamente ludopatia) e come tale debba essere curato, ma non credo che siano le scelte demagogiche o i proclami di qualche parlamentare di turno o di qualche Regione o comune che riusciranno a debellarla e se fossero coerenti , certi amministratori, dovrebbero «espellere» tutti i tipi di giochi dalle 52 mila VLT (quando i tutto il resto del mondo ve ne sono 160 mila), dal Lotto, al Superenalotto,ai vari Gratta e vinci a 20 euro a grattata con oltre 65 mila punti vendita a livello nazionale distribuiti senza avere alcuna autorizzazione particolare, si trovano anche in 200 uffici postali , non creano i medesimi problemi al pari degli altri giochi anche questi? Ritornando al gioco e alle implicazioni sociali e patologiche non nego che il giocatori problematici siano e più dei 12 mila in cura (di GAP) nei Sert nazionali ma prima di sparare dati a casaccio senza una valenza certa e scentifica occorrerebbe fare uno studio serio che in Italia non c’è, come non c’è in molti altri stati, il perchè non lo so ma certamente non si può sempre criminalizzare un solo prodotto gioco perchè è il più visibile, le AWP o slot dei bar. Certi comportamenti per essere cambiati non bastano divieti ma occorre educare. Educare al gioco, qualsiasi esso sia. Il vizio del gioco e' antico. Anche nel Vangelo mi pare ci sia traccia di azzardo, e proprio sul Golgota, i soldati romani si giocarono a dadi la veste di Cristo, non c'era bisogno ne di giochi ne di baristi, bastava Cristo' Colpa sua’.... Si può scommettere su tutto, del resto. Proibire non risolve. Serve educare all'uso del libero arbitrio. Tutto qui. Così come serve prevenire e non demonizzare. Sul tema del gioco e del gioco patologico non tutti gli operatori sociali e studi sociologici la pensano allo stesso modo se non che c’è troppa diffusione del gioco in Italia, ma di tutti i giochi. Stando al Rapporto 2016 Istisan sull’utilizzo di bevande alcoliche nel nostro Paese (i dati sono relativi al 2014), sono rischio 8 milioni di italiani, soprattutto under 25 e over 65, oltre 3 milioni di «binge drinker», tra i quali molti minorenni, nonostante i 17 mila morti ( anno 2010) oltre ai 7 milioni di persone con comportamenti a rischio. Non vedo rapporti del genere sul gioco e sulle dipendenze ma si sparano ipotetiche cifre. Osservo che non si è mai vista tanta aggressività verso solo una tipologia di gioco, non accade sulla diffusione degli alcolici, soprattutto fra i giovani è grande, nessuno ha mai pensato a limitare con distanze metriche dai luoghi sensibili – scuole o chiese . E voi poco dite per questo..... Distinti saluti Eugenio B.

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