La prassi consolidata dei bandi confezionati su misura

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5 Maggio 2016

Sartoria

Negli ultimi giorni ha fatto scalpore la vicenda del sindaco di Lodi, accusato di aver confezionato un bando pubblico su misura per favorire un imprenditore locale nella gestione di una piscina comunale.

 

Mi pare una buona occasione per ricordare che il confezionamento di bandi ritagliati su misura su un candidato prestabilito è prassi consolidata e pressoché standard nel reclutamento di ricercatori e professori nell’Università italiana. Provare per credere, consiglio di dare un’occhiata ad alcuni dei bandi pubblicati sul sito del MIUR (http://bandi.miur.it/index.php). Ovviamente posso parlare con cognizione di causa soltanto del mio settore disciplinare, la filosofia. Come spiegarsi altrimenti bandi in cui viene richiesto specificamente un candidato esperto di spiritualismo francese dell’Ottocento, e in particolare del pensiero di Maine de Biran? (Maine de Biran? Really?) Oppure un recente bando in cui viene messo nero su bianco che non verranno prese in considerazione pubblicazioni in francese o in tedesco? E per quale motivo, se non per tutelare il prescelto, che presumibilmente di pubblicazioni in francese e tedesco non ne ha?

 

Si potrebbe obiettare che (finora) non abbiamo notizia di candidati pizzicati nell’ufficio del rettore a correggere il bando che li riguarda. E tuttavia, mi pare evidente che il nodo problematico della condotta presunta del sindaco di Lodi sia il fatto e non il contesto del confezionamento. Se invece di presentarsi in ufficio l’imprenditore prescelto avesse spedito al sindaco un’email con i dettagli da inserire nel bando o se il sindaco semplicemente avesse già conosciuto i dettagli da inserire in base ad una lunga frequentazione dell’imprenditore, la vicenda non sarebbe stata meno grave. Quindi, perché indignarsi in un caso e non nell’altro?

 

Potremmo anche replicare che nel caso di Lodi erano in ballo diverse centinaia di migliaia di Euro di denaro pubblico. Perché, in Università no? Con i soldi di chi vengono pagati gli stipendi agli specialisti di Maine de Biran o a quelli che possono vantare come punto di forza la mancanza di pubblicazioni in tedesco o in francese?

 

In tempi di anti-politica imperversante è certamente più in linea con lo Zeitgeist ammanettare un sindaco che rovistare nel marcio del mondo universitario, ma non è ipocrita puntare i riflettori sulla pagliuzza nell’occhio di un’amministrazione comunale e ignorare la trave che pesa come un macigno sulla qualità, la trasparenza e la competitività del nostro sistema di istruzione superiore?

TAG: Bandi pubblici, concorsi universitari, corruzione
CAT: appalti e concessioni, università

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