Un New Deal nei rapporti fra banche / imprese /famiglie

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24 Dicembre 2016

Il 21 dicembre, con Monica Mandico scrivevo, per questo giornale, che il decreto Gentiloni / Padoa destinando al salvataggio del sistema bancario 20 miliardi di euro, il 1,3% del P.I.L. scarica sulla fiscalità generale il disastro creato dai “poteri forti”. “Il paracadute pubblico, dissimula, in maniera neanche velata, l’incapacità del sistema di far fronte all’emergenza. Certifica, definitivamente, l’inettitudine del complesso di controlli (e si chiami in causa soprattutto Bankitalia) di prevenire la metastasi del sistema creditizio, finanche quando le opacità risultino marcate come nel caso della banca senese. E’ ormai conclamato che MPS, per usare un termine eufemistico, non era precisa nella distinzione fra “sofferenze” che richiedono una copertura del 60% e “incagli” che richiedono una copertura del 30%. Mps e le altre banche in crisi verranno salvate.” Si proteggono i risparmiatori, ma si carica il peso della maxi operazione sui contribuenti italiani.

Dopo 3 giorni si può aggiungere che:

·         importanti istituzioni e centri di ricerca internazionali scrivono che 20 miliardi sono pochi e ne servirà per lo meno il doppio

·         è in corso una massiccia speculazione al ribasso sulle banche italiane che è importante nei dati ufficiali essendo arrivata a punte del 7% dell’ intero capitale su Ubi Banca. Ma questi dati sono soltanto la punta dell’iceberg: la Consob pubblica infatti solo le posizioni ribassiste che superano la soglia dello 0,5% del capitale di una società quotata, ma la maggior parte degli speculatori sta sotto. Nel 2015, per fare un esempio, il 72% delle posizioni ribassiste è rimasto sotto questa soglia. Ripeto in questo contesto quanto già sostenevo su di un articolo per l’Ora Legale del 21 novembre 2016:   “1992: la speculazione internazionale guadagna a spese del sistema Italia 48 miliardi di dollari.   2012: la speculazione internazionale guadagna a spese del sistema Italia 50 miliardi di euro  2016/17 la speculazione sta ripartendo con i crediti problematici: quanto le lasceremo guadagnare questa volta?”

·         E’ legittimo il sospetto che tutto il clamore che si è fatto sulle difficoltà delle banche italiane sia servito a preparare il terreno per rimediare, a carico della fiscalità generale, agli errori del passato (si parla di interventi che, quantitativamente, sono doppi, tripli di una manovra finanziaria) senza mai sradicare le cause del disastro. Il direttore generale del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, fondo spesso evocato sui giornali italiani, il 18 dicembre è lapidario: «È esagerato sostenere che in Italia c’ è un problema di crisi bancarie. L’ Italia non ha mai perso l’ accesso ai mercati ….Ci sono preoccupazioni per la bassa crescita e bassa produttività, ma non significa che ci sia una crisi».

E’ necessario quindi ricondurre il dibattito sulla crisi bancaria alle vere e profonde cause del fenomeno ed alle possibilità e modalità di intervento, nel tentativo di condividere dei possibili rimedi. Occorre partire dalle cause perchè diversamente, dietro gli “effetti” ed i“contro effetti”, si rischia di perdere di vista il problema.

E’ un tentativo che mi riprometto di fare, anche aiutato dalle riflessioni in corso di altri autori che scrivono su questo giornale. Per chi fosse interessato a questo dibattito riporto alcuni links:

03 10 CRIVELLARI

http://www.wallstreetitalia.com/opinioni/condono-bancario-utile-per-tutti-ce-anche-precedente/

07 11 PASTORE

Economia. La necessità di un nuovo patto tra banche e consumatori

17 11 2016 MANDICO

Il nuovo condono bancario: c’è bisogno di un new deal?

18 11 CRIVELLARI

L’errore grave di considerare le sofferenze solo un problema delle banche

21 11 PASTORE

http://www.loralegale.eu/7117-2/

04 12 CRIVELLARI

Chiuso il referendum, vanno affrontate le sofferenze delle banche

 

Oggi voglio però citare un raro articolo che, con chiarezza e semplicità, ci da un quadro veritiero dell’attuale situazione: GUIDO SALERNO ALETTA in TeleBorsa” del 22-12-2016 titola significativamente: “Banche, si chiude un anno di straordinaria follia”

“In tre anni, il dicastero di via XX settembre ha seguito tutte le sirene mercatiste: dalla trasformazione delle banche Popolari in SpA al consolidamento in Holding del credito Cooperativo; dalla introduzione delle garanzie pubbliche sulla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (Gacs) alla introduzione del patto Marciano che consente al creditore di divenire immediatamente proprietario del bene dato in pegno senza passare per la vendita; dalla riduzione del numero delle rate di mutuo non pagate che consentono alle banche di vendere l’ immobile su cui grava l’ ipoteca alla eliminazione dei vincoli nelle aste. SONO TUTTI STRUMENTI LIQUIDATORI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E DEI BENI DELLE FAMIGLIE CHE ATTIRANO GLI AVVOLTOI: I SOGGETTI IMPRENDITORIALI CHE COMPRANO DALLE BANCHE LE SOFFERENZE PER ESCUTERE I DEBITORI E LE GARANZIE. Siamo succubi di una Vigilanza bancaria europea che da una parte preme sulle Banche per far cedere le sofferenze, per “ripulire” i bilanci a costo di aumentarne le perdite, e dall’ altra sollecita rafforzamenti del capitale. LE BANCHE SONO STRANGOLATE E L’ ECONOMIA CONTINUA NEL TRACOLLO, SENZA IL SOSTEGNO DEL CREDITO E CON LE PROCEDURE ESECUTIVE CHE SI APPROPRIANO DEL POCO CHE È RIMASTO.”

(le evidenziazioni sono mie, e le constato tutti i giorni nella mia attività imprenditoriale).

Posso solo aggiungere, alla consequenziale esposizione di Salerno Aletta, che con la legge del giugno 2016 non è stato solo introdotto il patto Marciano ma, soprattutto, si è cercato di legittimare i patti commissori a sfavore dei più deboli, i debitori.

E’ necessario insistere su questi concetti particolarmente dopo aver letto e condiviso l’ultimo articolo di Minenna apparso su Gli Stati Generali: “Dal mio punto di vista è pia illusione credere che la crescita economica non sarà colpita da aumenti così consistenti della pressione fiscale. C’è da supporre anche che il quadro macro-economico di fine anno sarà caratterizzato da tassi di interesse più alti, se consideriamo che a dicembre 2017 verrebbe a mancare il supporto dato dal Quantitative Easing della BCE. L’Italia si ritroverebbe in una congiuntura parecchio sfavorevole, in cui sia politica fiscale che politica monetaria remerebbero contro la ripresa economica, una situazione mai sperimentata nemmeno sotto le forche caudine dell’austerity del governo Monti dato che nel 2012 la BCE perseguiva almeno una politica monetaria espansiva.”

Il momento è molto difficile, il presidente Herbert Hoover nel 1929 non seppe abbandonare il pensiero debole: “le regole sono eterne ed immutabili” contribuendo così ad aggravare la crisi economica con il soffocamento dell’apparato produttivo americano.

Roosevelt ebbe invece il coraggio di sperimentare nuove vie, che passavano anche per la correzione e l’adeguamento alle circostanze eccezionali,  delle tradizionali regole bancarie,  per rilanciare l’apparato produttivo americano

Ecco cosa serve, all’inizio del 9° anno di crisi a tutto il sistema Italia: un New Deal nei rapporti fra banche / imprese / famiglie:

il coraggio, attraverso la correzione e l’adeguamento alle circostanze eccezionali, delle tradizionali regole bancarie, di rilanciare l’apparato produttivo reinserendo nel circuito del credito quantomeno una parte consistente dei milioni di imprese e famiglie produttrici che ne sono ormai escluse.

 

 

 

 

TAG: banche, new deal
CAT: Banche e Assicurazioni

3 Commenti

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  1. vincesko 7 anni fa

    Citazione: “L’Italia si ritroverebbe in una congiuntura parecchio sfavorevole, in cui sia politica fiscale che politica monetaria remerebbero contro la ripresa economica, una situazione mai sperimentata nemmeno sotto le forche caudine dell’austerity del governo Monti dato che nel 2012 la BCE perseguiva almeno una politica monetaria espansiva.” Come ho scritto in calce all’articolo citato di Marcello Minenna (http://www.glistatigenerali.com/bilancio-pubblico_macroeconomia/2017-ritorno-allausterity/), (a) la politica fiscale restrittiva nel 2012 – nella scorsa legislatura, soprattutto a partire dal 2010, furono varate manovre correttive per un importo complessivo di 330 mld cumulati (ma le misure strutturali valgono tuttora), rese necessarie da una serie di fattori, sia tecnici (parametri non in riga, riforme pensioni da completare, ecc.), sia politici, inclusa la defenestrazione di un premier, sia extra (la speculazione che scommise sulla rottura dell’Euro) – è ascrivibile per ben 4/5 a Berlusconi e solo 1/5 a Monti, ma è praticamente impossibile che nel 2017 succeda altrettanto; e (b) non ci fu affatto una politica monetaria espansiva della BCE, anche per effetto della sterilizzazione degli interventi non convenzionali. Se non credete a me, forse crederete, tra gli altri, alla CONSOB: “Le misure adottate dalla Banca centrale europea e dalla Federal reserve e gli effetti sui rispettivi bilanci Le due banche centrali hanno fronteggiato la crisi ricorrendo a strumenti differenti, tenuto conto della struttura dei rispettivi mercati finanziari e del ruolo delle banche nel finanziamento dell’economia. La Fed ha intrapreso azioni miranti ad assicurare l’erogazione diretta di credito a famiglie e imprese e ha varato piani di acquisto di titoli pubblici e privati mediante emissione di moneta (cosiddetto quantitative easing). La Bce, invece, ha privilegiato l’offerta di liquidità alle banche, al fine di contenere la contrazione dell’erogazione di credito, e ha sempre sterilizzato le misure non convenzionali di politica monetaria (cosiddetto credit easing). […] La differenza principale tra le due banche centrali riguarda però la composizione del passivo. In estrema sintesi la Bce, al fine di non immettere liquidità aggiuntiva nel sistema, ha sempre sterilizzato le misure non convenzionali di politica monetaria attraverso operazioni di fine-tuning di deposito a tempo determinato, condotte con cadenza settimanale. La Fed, invece, ha finanziato i programmi di sostegno della liquidità e di acquisto di titoli tramite un ampliamento significativo delle proprie riserve, ossia della base monetaria”. http://www.consob.it/documenti/Pubblicazioni/Relazione_annuale/2011/box02.pdf. PS: Ad esempio, “Sterilisation The liquidity created through Outright Monetary Transactions will be fully sterilized”. http://www.ecb.int/press/pr/date/2012/html/pr120906_1.en.html. PPS: Per un’analisi complessiva della politica monetaria della BCE durante la crisi, corredata dalle prove, allego la modifica da me elaborata della relativa voce di Wikipedia (poi annullata da un volontario-amministratore per ragioni strampalate): (scorrere la lunga pagina fino all’indice e cliccare sul cap. 8) 8. Attività della BCE dopo il trattato di Lisbona: analisi critica https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Banca_centrale_europea&diff=83520825&oldid=835061.

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  2. giovanni-falcone 7 anni fa

    LA POLITICA IN VETRINA: Come nasce Trump, come cresce il populismo!
    Si parla in questi giorni di un intervento pubblico per salvare alcune banche, in primis il Monte dei Paschi di Siena.Quando i salvataggi statali diventano affari
    L’esigenza, nell’immediato, è quella di salvare il sistema creditizio da una crisi sistemica, sufficiente a giustificare l’intervento che, senza alcuna nazionalizzazione, entra nel capitale introducendo meccanismi di gestione e controllo più efficienti e rigorosi al contrario di quanto fatto finora.
    A ben guardare, tuttavia, possono essere soluzioni economicamente vantaggiose per la collettività. Voglio solo ricordare che i quattro miliardi di euro erogati all’MPS con i MONTI bond sono stati interamente restituiti con interessi all’8%.
    In molti paesi alla fine l’intervento pubblico si è saldato con un utile, se i titoli bancari si sono ripresi dopo la tempesta. Fu anche il caso in America dopo gli aiuti erogati dalle amministrazioni Bush e Obama coi segretari al Tesoro Paulson e Geitner.
    È bene ricordarlo anche perché negli Stati Uniti il salvataggio di Wall Street è la vera scintilla originaria dei populismi di destra (Tea Party-Trump) e di sinistra (Occupy-Sanders).
    Il salvataggio avvenne prevalentemente tramite il Troubled Asset Relief Program (Tarp), un maxi-piano di acquisto di titoli tossici dalle banche: qualcosa di non troppo diverso dal Fondo Atlante, anche se quest’ultimo rileva “sofferenze” (crediti inesigibili o di cattiva qualità) mentre a Wall Street il problema erano soprattutto i credit default swaps e altri titoli strutturati in cui erano stati cartolarizzati i mutui subprime. Il Tarp fu varato quando ancora era presidente George W. Bush, il 3 ottobre 2008, ma già il candidato Barack Obama aveva garantito che lo avrebbe proseguito in caso di vittoria
    E così è andata!
    Bene l’intervento pubblico e, ancora meglio significative correzioni nel modus operandi di gestione e controlli interni ma soprattutto, azioni di responsabilità verso quei Consigli di amministrazione che hanno favorito per interessi estranei la montagna di sofferenze o crediti deteriorarti.
    Avanti tutta, la politica è anche questa anzi, soprattutto questa!

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  3. giovanni-falcone 7 anni fa

    Fonte: blitz quotidiano.it———————————————————————————Mps, perché è insopportabile la politica (e la chiacchiera)
    di Lucio Fero——————-Pubblicato il 23 dicembre 2016 10:38
    Mps, perché è insopportabile la politica (e la chiacchiera)

    ROMA – Mps, Monte Paschi di Siena: se chiudeva era un disastro nazionale. No “nazionale” nel senso di guaio per tutti gli altri che fanno l’astratta nazione. Se chiudeva MpS era disastro nazionale nel senso che tu che stai leggendo e soprattutto tu che stai covando bofonchio sui “soldi del governo alle banche” ci rimettevi di diretta tasca tua. Già, perché se chiude una banca le altre tremano e finisce che il tuo bancomat ti dice “prelievo indisponibile”.

    E’ dovere di tutti i governi in tutto il pianeta fare tutto o quasi perché una banca non chiuda. Perché se chiude una banca si apre la paura collettiva che il denaro in banca, qualunque banca, non sia più sicuro e al sicuro. E se scatta questa paura, allora trema uno dei principi, anzi delle colonne su cui poggia l’intero edificio della convivenza civile. Si può tranquillamente dire che impedire che una banca chiuda è per un governo, qualsiasi governo, questione di ordine pubblico da garantire.

    Coloro che lamentano non senza la quota standard di indignazione “i soldi pubblici alle banche” non sono anime belle, sono anime ipocrite. Perché sono gli stessi che animano e sostengono e mostrano la bandiera dei comitati dei “risparmiatori traditi” quando una banca fallisce. Ci vuole una faccia politicamente e socialmente come…le terga per sostenere insieme che lo Stato non deve tirar fuori soldi per salvare banche e che lo Stato deve ridare indietro i soldi perduti da chi ha investito in banche fallite.

    Anime ipocrite con l’attenuante (o aggravante?) di essere state allevate per decenni in un sistema in cui le banche italiane erano in gran parte pubbliche, regalavano soldi ai diversi “territori” politici e se sballavano i conti lo Stato pagava a piè di lista con i soldi dei contribuenti. Nessuno, nessuna opinione pubblica indignata ci ha mai trovato nulla da dire ed eccepire fino a che il credito bancario scorreva libero e bello.

    Ora lo Stato italiano, per via di un decreto di un governo, impedisce di fatto il fallimento di Monte Paschi Siena. Poteva, forse doveva, farlo prima. Alle radici del fallimento, oltre che la pessima gestione, c’è con tutta probabilità la ragion politica che innervava la governance della banca. Bene, anzi male. Ma il dovere di chi governa oggi era ed è di salvare, tenere lontano il paese da una crisi bancaria. E quindi di usare soldi pubblici per impedire Monte Paschi salti. Dovere di governo a vantaggio di interesse collettivo.

    Di più il governo ci mette anche una protezione totale o quasi per gli obbligazionisti di Monte Paschi. Chi aveva comprato e ha in tasca obbligazioni di quella banca (anche se subordinate cioè a massimo rischio) avrà in cambio azioni Monte Paschi che lo Stato acquisirà dando in cambio obbligazioni ordinarie (a rischio minimo) della banca. Non ci dovrebbero essere cortei di protesta, casomai di scampato pericolo e ringraziamento alla buona sorte.

    Eppure qualche forza politica ha votato contro il decreto, così per far la scena del “non si danno soldi alle banche”. E qualche commento, più d’uno, in tv risuona del “non si danno soldi alle banche”. E il “non si danno soldi alle banche” increspa perfino qualche salotto e ovviamente gonfia sui social network. A tutti andrebbe posta come condizione per accettare la protesta indignata la risposta sincera e obbligata alla domanda: no soldi anche se la banca è la tua, quella dove tu hai il conto e che domani potrebbe farti ciao?

    Per questo è insopportabile la politica italiana del qui e oggi e insopportabile è la chiacchiera eternamente, orgogliosamente fuori dal vaso. Recite tanto ripetitive quanto bugiarde, ipocrisie come pane quotidiano, talvolta, spesso il companatico è la totale ignoranza su ciò di cui si parla. E su tutto un pesante, palpabile smog di…semplicità? Semplicismo? Faciloneria? Ingenuità? Idiozia? Cosa è quella cosa per cui il popolo, soprattutto quello dei social network, anela, invoca, aspira a che le banche vengano fatte chiudere e insieme a loro vengono sepolti i soldi di tutti?

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