Diritti
Perché la legge razziale di Trump non c’entra nulla con Obama
Una leggenda metropolitana si aggira per il web, secondo la quale la legge razziale di Trump che ha cambiato faccia all’America non sarebbe diversa da altre misure prese a suo tempo da Obama.
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Secondo gli avvelenatori di pozzi in servizio permanente effettivo, le proteste oceaniche di questi giorni non sarebbero altro che la solita sceneggiata di ricchi liberal senza niente di meglio da fare.
Portabandiera di questa fazione un sito che mai ti aspetteresti, ovvero Dagospia, che noi conoscevamo fino a l’altro ieri come rara isola felice nel paludato mondo dei mezzi di informazione italiani, e che abbiamo letto ogni giorno, con la fedeltà degli ultras, dal lontano 2003.
La corrispondente Maria Giovanna Maglie e’ stata, a suo tempo, l’unica a pronosticare in qualche modo la vittoria di Trump con i suoi puntuali reportage dagli Stati Uniti: ma dall’azzeccata previsione la Maglie ha recentemente scavallato nella partigianeria, come dimostra l’articolo di ieri dedicato proprio all’ordine esecutivo trumpiano.
Indossato l’elmetto, la corrispondente scrive che Trump non sta facendo altro che muoversi nel solco di Obama, il quale “ha espulso 3 milioni di clandestini“. Che tra i due Presidenti ci sia continuità totale e’ per lei “tutto vero“: i 7 Paesi messi al bando “vengono fuori dalla selezione fatta dall’Amministrazione Obama“, e comunque Trump – che “non si fa certo spaventare” – si sta limitando a doverosi controlli che hanno riguardano “i poveri rifugiati che poi sono 300 in tutto“. Insomma: i contestatori, per la Maglie, non sono che “un mucchio di ipocriti“.
Difficile trovare una tale ammucchiata di falsità, e ancora più difficile trovarle su Dagospia. Ma vista la gravita’ della faccenda e’ bene smontarle pezzo per pezzo, perché’ da questi pozzi si abbeverano in tantissimi che poi, con la pancia piena di acqua sporca, vanno a vomitarla in giro per il web.
Intanto, il fatto che Obama abbia cacciato 3 milioni di clandestini non riguarda in alcun modo la discussione in corso: anzi, il punto e’ proprio questo, ovvero che la legge di Trump non riguardi i clandestini ma, per il combinato effetto razzismo + demagogia, vada a limitare la liberta’ di milioni di individui in modo completamente arbitrario.
Con l’aiuto dell’immigration lawyer Matthew Blaisdell, che ieri ci ha illustrato punto per punto la riforma dell’immigrazione, provvediamo allora a chiarire alla Maglie, a Dagospia e a tutti i lettori la differenza tra l’ordine esecutivo di Trump e le azioni prese da Obama nel 2011 e poi ancora nel 2015.
1) L’ordine restrittivo di Obama del 2011 interessava i rifugiati che provenivano da un solo Paese, l’Iraq, in presenza di una minaccia precisa e circostanziata. Quello di Trump riguarda 7 Paesi senza che nessuna fonte di intelligence abbia dato conto di alcuna minaccia particolare.
2) L’ordine di Obama si applicava ai rifugiati e a chi richiedeva un nuovo tipo di visto (lo Special Immigrant Visa). L’ordine di Trump si applica non solo ai rifugiati ma a tutti (134 milioni di persone), inclusi i possessori di altri tipi di visto. Nella giornata di oggi, lunedi’, dopo il contrasto con il DHS (Department of Homeland Security) pare si sia sbloccata la questione relativa ai possessori di Immigrant Visa (Green Card per i giornalisti italiani). Ma restano ancora fuori i possessori di tutte le altre decine di visti, regolarmente pagati ed ottenuti, che al momento non possono tornare negli Stati Uniti dai loro affetti e dalle loro proprietà. Inoltre, al momento e per 3 o 4 mesi e’ impossibile per chiunque si trovi in questi Paesi chiedere qualunque tipo di visto per gli Usa – cosa mai accaduta con Obama.
3) L’ordine di Obama, nel 2015, prevedeva un emendamento al “Visa Waiver Program” ovvero alla lista dei Paesi i cui cittadini possono entrare negli Stati Uniti senza visto (come per esempio l’Italia, i cui cittadini entrano in America tramite la procedura ESTA). In virtu’ di tale emendamento, 7 Paesi sono stati spostati dalla lista degli Stati i cui cittadini non necessitavano di visto a quelli che invece lo necessitano. Dal 2015 al 2016, comunque, fatti i dovuti controlli numerosi visti sono stati concessi ai cittadini di questi 7 Paesi ed e’ bene ricordare che sul suolo americano, da quando Obama e’ in carica, non e’ mai stata compiuta alcuna azione terroristica da nessun cittadino proveniente da uno di quei Paesi. L’ordine di Trump invece blocca la concessione di visti in modo indiscriminato e come gia’ detto sospende anche i visti gia’ emessi.
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4) L’ordine di Obama non comportava la sospensione del visto e dell’accoglienza dei rifugiati, ma una stretta sul “vetting process” -ovvero le procedure dei controlli. Tale stretta era dettagliata nei modi e, fatti i laboriosi controlli, i rifugiati iracheni erano liberi di entrare nel Paese, come accaduto in decine e decine di casi. L’ordine di Trump invece comporta una sospensione automatica, a priori, di tutti i tipi di visto (escluso l’Immigrant Visa, ovvero la Green Card) per 3 e 4 mesi e non dettaglia in che modo verranno fatti i controlli.
5) L’ordine di Obama era stato preceduto da numerosi incontri ufficiali e scritto dettagliatamente. L’ordine di Trump e’ un guazzabuglio giuridico scritto senza avvertire nessuna agenzia governativa, che ha causato una situazione di chaos in cui tutto e’ lasciato alla discrezionalità dei singoli ufficiali, che e’ gia’ stato emendato per quanto riguarda gli Immigrant Visa e che con ogni probabilità verra’ demolito dai ricorsi gia’ presentati dagli avvocati.
Come si vede, dunque, i due provvedimenti sono assolutamente imparagonabili. Se dietro l’ordine di Trump non si intravede l’odiosa sagoma della demagogia fatta sulla pelle delle persone, bisogna davvero essere o in malafede o molto strabici. E se ancora non bastasse, segnaliamo questo link di una delle testate più prestigiose del mondo, ovvero Foreign Policy che al momento ha circa 40 mila shares.
Libera la Maglie, se vuole, di contestare questi punti nel merito, chiedendo agli esperti che sicuramente avrà consultato prima di scrivere un pezzo per un sito così letto e apprezzato come Dagospia. Altrimenti, in futuro, che si documenti meglio, vista la serieta’ e la drammaticità del momento.
Si perché – lo ripetiamo ancora – mentre scriviamo ci sono migliaia e migliaia di persone che possiedono uno dei numerosi visti Non-Immigrant e che non possono fare ritorno negli Usa perché’, improvvisamente, costituiscono una minaccia per la sicurezza dopo aver vissuto sul suolo Americano per anni.
E poi ci sono le 109 persone che sono state arrestate (eh si: detained non vuol dire trattenute, vuol dire arrestate, tipo quando ti mettono le manette ai polsi, chiara la differenza?) per 8, 16, 24 o 48 ore benché in possesso di Immigrant Visa (sempre la Green Card) e che ora faranno causa agli Stati Uniti d’America. Parliamo di cardiochirurgi, studenti di Yale, interpreti militari chiusi in cella senza telefono, senza cibo e senza accesso ai servizi sanitari (di nuovo, le nostre fonti sono gli avvocati della ACLUF, che stanno assistendo il cittadino iracheno arrestato al Jfk. Se la Maglie vuole, che intervisti qualcuno in grado di smentire, invece che trascrivere tweet dal profilo di Trump) sbattuti in cella a causa della loro nazionalità per difendere l’America dal terrorismo. Fosse anche solo per un minuto, c’e’ veramente qualcuno con il fegato grande abbastanza per sostenere che si tratta di una mossa presa nell’interesse della Nazione? Della sicurezza? Del controllo dell’Immigrazione?
Infine, una nota personale. Il giudizio di chi scrive sull’operato dell’Amministrazione Obama e’ pessimo, come ho avuto modo di ribadire dopo aver visto il documentario “Last Men in Aleppo”: quella devastazione, quei morti sono sulla coscienza di tanti, ma soprattutto dell’ex Presidente degli Stati Uniti. Inoltre, sempre a nostro giudizio, i veri responsabili della situazione attuale sono proprio i Democratici Americani, che hanno truccato un’Elezione Primaria che avrebbe dovuto incoronare Bernie Sanders e che invece, scandalosamente, e’ stata eterodiretta per far vincere una candidata improponibile come Hillary Clinton.
Ma tutto questo non deve, e non potrà mai giustificare una legge così sfacciatamente demagogica e razzista come quella approvata lo scorso venerdì da Donald Trump.
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