Diritti
“SUPPORT, NOT PUNISH”: Il Rapporto mondiale ONU sul consumo di droga nel 2023
In occasione della giornata mondiale contro le droghe, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) ha presentato il World Drug Report 2023, che contiene le informazioni aggiornate sul consumo, la produzione e il traffico di droga
“Il nuovo World Drug Report non lascia spazio a dubbi: la guerra alla droga danneggia, non aiuta la salute pubblica. La paura e lo stigma spingono le persone verso la clandestinità e lontano dai servizi, portando a un tragico aumento del consumo di droga e dei decessi. [Per questo], esorto i Governi a riformare urgentemente le politiche sulle droghe, che devono essere finalizzate ad aiutare, non a punire”. Con queste parole Volker Türk, Alto Commissario ONU per i diritti umani, ha salutato la pubblicazione del Rapporto annuale sullo stato dell’arte degli stupefacenti nel mondo, presentato a Vienna dalle Nazioni Unite il 25 giugno 2023.
Dedicato all’analisi dell’impatto sul consumo di droga delle più recenti sfide globali, il Rapporto dimostra che, come ogni anno, l’offerta e l’uso di droga nel mondo sono aumentati. Questo, soprattutto, grazie ad un traffico illecito sempre più agile che, grazie alle crisi pandemiche, climatiche, migratorie e dei conflitti armati in corso, è riuscito a raggiungere un enorme numero di individui in tutto il mondo.
In particolare, i dati ONU registrano, a livello globale, un aumento del 23% del numero di persone che ha fatto uso di sostanze illecite (oltre 296 milioni, ossia 5,8% della popolazione mondiale), e un aumento del 45%, negli ultimi dieci anni, delle persone che soffrono di disturbi a uso problematico di droghe (39,5 milioni).
A fronte di questi dati, il Rapporto ONU mette in luce una serie di criticità presenti nella società odierna, che impattano notevolmente sulle questioni relative alle droghe. In particolare, le Nazioni Unite evidenziano come le disuguaglianze sociali ed economiche giochino un ruolo centrale nelle sfide legate alla droga. Allo stesso modo, si mette in luce come dall’approccio inadeguato alla questione adottato dalla maggior parte dei Governi derivino situazioni drammatiche di devastazione ambientale e innumerevoli violazioni di diritti civili e libertà fondamentali.
In particolare, il Rapporto mette in guardia su come l’incapacità di gestire il consumo e il traffico di droga nell’area di confine tra Brasile, Colombia e Perù sia la causa di ulteriori attività criminali, quali il disboscamento, l’occupazione di terreni e il traffico di animali selvatici, che hanno un impatto enorme sull’ambiente della foresta Amazzonica e sulle condizioni dei popoli indigeni e delle altre minoranze che vi vivono.
Allo stesso modo, il World Drug Report 2023 ricorda che, ad oggi, la domanda di trattamento dei disturbi correlati a problemi di droghe rimane per la maggior parte insoddisfatta: nella maggior parte dei paesi del mondo, Europa compresa, una sola persona bisognosa di cure su cinque ha attualmente accesso a strutture e trattamenti sanitari. A questo proposito, le Nazioni Unite ricordano come la salute pubblica, la prevenzione e l’accesso ai servizi terapeutici debbano essere considerati come una priorità da parte delle istituzioni, “altrimenti le sfide legate alla droga lasceranno indietro sempre più persone”. Lo stesso discorso vale, poi, per le disuguaglianze registrate dall’ONU in materia di accesso e disponibilità di oppioidi farmaceutici controllati per uso medico: attualmente vi è una disparità diffusa tra il nord e il sud del mondo e tra città e aree rurali e circa l’86% della popolazione mondiale ha accesso troppo limitato a tali trattamenti.
Quanto alle violazioni dei diritti umani, il Report evidenzia poi che, nonostante la sessione speciale dell’Assemblea generale ONU convocata nel 2016 per chiarire come le politiche di controllo degli stupefacenti dovessero rispettare i diritti umani, ad oggi le politiche di contrasto alle droghe continuano a violare diritti civili, economici, politici sociali e culturali. A questo proposito, il Report menziona come il tasso di incarcerazione per reati connessi alle “droghe” sia aumentato al 20% (in Italia, al 30%), mentre come in diversi paesi del mondo, di prevalenza di religione islamica, si sia tornati a uccidere anche chi ne fa uso personale.
Su questo punto è intervenuta anche la Coalizione mondiale contro la pena di morte (World Coalition against Death Penalty) la quale, insieme ad altre associazioni quali Amnesty International e Harm Reduction International, ha registrato più di 250 esecuzioni capitali per reati legati agli stupefacenti in avvenute in Iran dal 2021 (con un incremento del 93% rispetto agli anni precedenti), e un generale marcato aumento delle condanne a morte per “reati di droga” in Vietnam, Cina, Singapore e Emirati Arabi.
Costanza Rizzetto
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