Questioni di genere
Il problema è che uomini e donne sono fatti per amarsi
Oh! Finalmente qualcuno, anche su queste pagine, lo dice con chiarezza: il problema sono gli uomini. In fondo si tratta di una mera questione genetica se il mondo è diviso in due tra carnefici e vittime, lupi e pecorelle, laidi magnaccia e innocenti aspiranti showgirl. Tutta colpa di quel maledetto cromosoma Y.
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La storia di Asia Argento e dell’esercito di palpeggiate ci consegna una triste verità: dentro tutti noi maschietti si nasconde un Harvey Weinstein potenzialmente in grado di molestare colleghe, conoscenti, perfino semplici passanti. La cultura manichea del sospetto sembra compiere ogni giorno grandi passi in avanti.
La brutta aria che tira a Milano non è colpa solo dello smog ma anche, come raccontava la scrittrice Violetta Bellocchio l’anno scorso su Internazionale, dei poliziotti carichi di testosterone che la bloccano alla stazione, le chiedono i documenti, la scortano dentro una stanza (sessanta righe cariche di un irresistibile pathos) e si dimostrano pieni di «una gran voglia di appoggiare il cazzo sul tavolo» (cito testualmente). Che il racconto fosse vero in tutto o in parte poco importa. La narrazione consegnata è quello di un mondo dove una ragazza non può passeggiare tranquilla, pigiare i tasti di una tastiera o accompagnare il cane a pisciare senza imbattersi in un molestatore seriale.
Dopo aver letto racconti come questo, anche il sottoscritto confessa di provare un certo disagio nel condividere il marciapiede con una ragazza senza incorrere nell’idea che questa provi insicurezza o paura. Forse è questa la vera brutta aria che tira: quella che, nell’incasellare i sessi dentro preconcetti arcaici, spazza via un secolo di conquiste verso la parità dei generi e ci fa compiere dieci, cento, mille passi indietro. E genera quel patologico imbarazzo che impedisce di scambiare con una sconosciuta un sorriso o un saluto senza il rischio di essere scambiati per orchi cattivi.
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E allora? Allora, al netto delle violenze che vanno sempre e comunque condannate, corriamo a braccia spalancate verso un mondo – come ha scritto Manuel Peruzzo sul Foglio – nel quale «per evitare stupri e molestie dovremo far firmare consensi informati» e nel quale «ogni flirt diventerà molestia», il tutto «per accontentare chi fraintende il sesso e le relazioni».
Forse è per anche per questo motivo che i millennial hanno un rapporto così tragico col sesso: se l’altro è fonte di ansia, tanto vale starsene chiusi in casa davanti a un monitor e darci dentro in autonomia. D’altronde la liberazione sessuale non è forse spacciata come una delle più grandi conquiste della modernità? Nella realtà le cose sono enormemente più complesse. Sconfessare il dogma femminista per cui «una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta» non equivale a parlare di sindrome di Stoccolma. Il legame che si instaura tra i due sessi è troppo profondo per rimanere chiuso dentro uno slogan. La verità dei fatti piuttosto ci dice il contrario, cioè che uomo e donna hanno bisogno l’uno dell’altra nella stessa misura.
Il rischio che la violenza – ribadisco, mai giustificabile – faccia capolino riguarda tutti i contesti umani: basti pensare al bullismo nelle scuole e al nonnismo nelle caserme. Ma è solo dall’incredibile e misteriosa esperienza dell’amore che può scaturire quella «corrispondenza d’amorosi sensi» che riempie la vita.
Vivaddio! il mondo è ancora pieno di persone che rifuggono la logica preda/predatore e, convinti che uomo e donna sono fatti per amarsi, investono la propria vita nel tentativo di costruire relazioni equilibrate e feconde.
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