Letizia Moratti: «L’Ops di Intesa su Ubi rischia di ridurre la concorrenza»

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10 Luglio 2020

«I toni distensivi del presidente (di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro; ndr) non attenuano l’effetto dirompente dell’offerta pubblica di scambio, annunciata da Intesa su Ubi nel giorno di presentazione del nostro piano industriale, peraltro apprezzato dalla Borsa. L’Ops potrebbe determinare l’eliminazione di un concorrente solido e potenziale creatore di un terzo polo». A scriverlo è la presidente di Ubi Banca, Letizia Moratti, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera, in risposta a quella del presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro.

L’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca ha preso il via proprio lunedì 6 luglio per concludersi il 28 dello stesso mese. Il gruppo guidato da Carlo Messina, così come annunciato a metà di febbraio, mette sul piatto 17 azioni proprie da scambiare con 10 titoli della banca capitanata da Victor Massiah. Sulla base delle quotazioni di Piazza Affari al 14 febbraio 2020 questo scambio offriva ai soci di Ubi un valore aggiunto del 28%, ma stando ai prezzi di Borsa di questi giorni il premio è diventato negativo.

Aggiunge inoltre la Moratti che «è auspicabile che in Italia i processi di concentrazione portino a una pluralità di banche di dimensioni tali da poter competere tra loro. Un pluralismo che tutelerebbe il risparmio come vuole l’articolo 47 della Costituzione. Servono poli bancari alternativi, possibilmente non scelti dal più grande, ma formati liberamente sul mercato considerando i mezzi propri, la raccolta, gli impieghi e le fabbriche prodotto, considerando la massa critica quantitativa e qualitativa che senza Ubi sarebbe insufficiente. L’Ops non concordata, avrebbe solo l’effetto di elidere il concorrente cruciale a un prezzo assai inferiore al suo reale valore che, come ogni imprenditore sa, non si misura sulla quotazione finanziaria di un giorno ma sulla consistenza reale e prospettica dell’azienda».

La presidente ricorda che «le operazioni di aggregazione bancaria realizzate in Italia e in Europa negli ultimi decenni, sono sempre state il risultato di azioni concordate. È questo il caso della storia che ha portato alla costituzione di UBI nel 2007 e anni prima della stessa Intesa. Un modus operandi di successo che comporta vantaggi, primo fra tutti, la possibilità di proseguire serenamente la propria mission nel servire i clienti e i territori di riferimento».

Secondo Letizia Moratti è importante «preservare l’agilità di Ubi nel servire i territori e continuare a tutelare la concorrenza. E questa tutela verrebbe meno nell’ipotesi di eliminazione di Ubi e la disaggregazione in parti della nostra banca. Una situazione aggravata dal dilapidare il patrimonio di conoscenza e cultura economica che Ubi condivide, in alcuni casi da oltre un secolo, con famiglie e imprese nelle aree in cui è presente. Questo valore non è rapidamente ricostituibile ed è il frutto di una disciplina oggi chiamata KYC (Know Your Customer) che ha permesso a Ubi di avere una qualità del credito tra le migliori, se non la migliore, in Italia, nel corso della crisi negli anni tra il 2011 e il 2016».

«Il lettore che confrontasse questa lettera con la precedente – conclude la presidente di Ubi -, avrà colto la diversità negli approcci e nelle culture manifestate. Fortunata quella comunità che può continuare a godere delpluralismo culturale in ogni campo. Ed è proprio per questo che è amaro osservare come questa vicenda sin dalle prime battute si sia svolta con metodi e toni che con il rispetto di opinioni e culture diverse male si conciliano. Chi invoca la trasparenza del mercato deve adottare metodi coerenti, rispettosi del diritto di voce, riottosi al fascino della censura».

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Foto di copertina di Bruno Cordioli

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CAT: Banche e Assicurazioni

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