La holding mista Cdp-privati pronta a intervenire su aumenti di quattro banche

8 Aprile 2016

Il piano del governo per la costituzione di veicolo misto pubblico-privato per affrontare il problema dei crediti deteriorati e della ricapitalizzazione delle banche sta subendo un’accelerazione dopo che giovedì sera il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti ha sollecitato le maggiori fondazioni bancarie ad esprimersi in tempi brevi per una possibile eventuale adesione.

Secondo quanto riportato nella bozza iniziale del piano elaborato dai tecnici del Ministero dell’Economia e dalla Cassa Depositi e Prestiti, il piano prevede la costituzione di un veicolo, un vera e propria holding di partecipazioni, con una dotazione iniziale di capitale di 3 miliardi di euro incrementabili fino a 6 miliardi, che avrebbe come azionisti la stessa Cdp (in posizione di minoranza), le maggiori banche italiane – Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi Banca –, e alcune fondazioni bancarie, fra cui è data per scontata la presenza della lombarda Cariplo, presieduta da Guzzetti stesso. Questa compagine azionaria, in prevalenza di natura privatistica e operativa secondo schemi di mercato, dovrebbe permettere di non incorrere nella procedura comunitaria per aiuti di stato. Nello schema potrebbero entrare anche Allianz, Generali e forse Cattolica.

Diverse fondazioni hanno tenuto in giornata gli incontri dei rispettivi consigli. Secondo una fonte di una di queste fondazioni, citata dall’agenzia Reuters, «la convocazione [dell’organo di gestione, ndr] segue la lettera che ci ha inviato il presidente dell’Acri ieri sera e in cui si chiede di esaminare la proposta, non di aderire». Sembra che una decina di essere potrebbe essere della partita.

Inizialmente si era pensati a due veicoli distinti, uno per sottoscrivere la parte degli aumenti di capitale non sottoscritti dal mercato e uno per acquisti pacchetti di crediti deteriorati, ma sembra che ora stia prevalendo l’ipotesi di un veicolo unico. Il primo giro di interventi riguarderà le due banche venete Popolare di Vicenza e Veneto Banca, la Cassa di risparmio di Rimini (Carim) e Cassa di risparmio di Cesena. Le prime due rappresentano al momento le due operazioni più impegnative e anche più a rischio di insuccesso sul mercato, sebbene le operazioni siano state garantite da Unicredit (per l’aumento da 1,76 miliardi della Vicenza) e Intesa Sanpaolo (aumento di 1 miliardo di Veneto Banca). Tuttavia, è proprio il rischio di un elevato quantitativo inoptato, e che quindi dovrebbe essere preso in carico dalla banca garante, che ha spinto Governo e Cdp verso questa soluzione “di sistema”. Quanto alle altre due, Banca Carim ha già deliberato una ricapitalizzazione di 100 milioni (già deliberati dall’assemblea degli azionisti del 29 marzo), mentre per Cesena è stata stimata una necessità di rafforzamento patrimoniale di 60 milioni.

A dispetto di quanto ipotizzato finora, inoltre, la nuova holding potrebbe poi avere un ruolo attivo nella gestione: ma questo dipenderà dalla percentuale di capitale di cui dovrà farsi carico. Se si trattasse di una quota rilevante, è possibile che questa holding – per la cui guida operativa si fa già il nome di Roberto Nicastro, al momento presidente delle nuove Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti – sia chiamata a svolgere un intervento di ristrutturazione aziendale. In quest’ottica nella bozza del piano, vengono esplicitamente previsti nuovi incentivi fiscali a favore di un fondo esuberi per la ristrutturazione del sistema bancario, che verrebbero varati dal Governo in un secondo momento.

La holding “di soccorso bancario” dovrebbe rilevare i pacchetti di crediti in sofferenza delle due banche venete, di Carige e di Banca Monte dei Paschi, ma senza far ricorso alla garanzia statale GACS varata due mesi fa, senza che abbia dato finora apprezzabili risultati, anche solo in termini potenziale interesse. Il quadro è comunque in movimento e l’annuncio ufficiale, salvo slittamento, è atteso all’inizio della prossima settimana.

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CAT: Banche e Assicurazioni, Governo

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