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Milano

Pisapia più forte che mai: e se ai “cittadini” venisse in mente di ricandidarlo?

di Jacopo Tondelli
4 Maggio 2015

L’infilata è di quelle che fanno impressione. Il 25 aprile in Piazza, il giorno dopo l’inaugurazione della nuova Darsena, dietro l’angolo iniziava Expo con tutta la visibilità e l’energia che conosciamo. L’idiozia delinquenziale dei black bloc ha “regalato” poi una Milano da rimettere in ordine e ripulire, e tra molto buon senso civico e qualche eccesso retorico Milano Non Si Tocca, nel senso che Milano non è stata a grattarsi ed ha ripulito quel pezzo di centro che era stato sporcato. E chi è stato il protagonista, ora al centro della scena ora sapientemente (e solo apparantemente) ai margini della stessa? Ma Giuliano  Pisapia, naturalmente. Il sindaco uscente che appena 45 giorni fa annunciava la sua non-ricandidatura, “in coerenza” spiegava “con quanto detto da sempre”.

Di lì in poi, Pisapia è sembrato quasi liberato, alleggerito dalle preoccupazioni che lo avevano un po’ ingiallito negli anni della sindacatura. Si è tolto sassolini e sassoloni dalle scarpe con il libro uscito subito dopo l’annuncio e ha cominciato a godersi occasioni piccole e grandi per farsi salutare dalla città e soprattutto da quel “popolo arancione” che, dopo le fiammate che avevano portato Pisapia a Palazzo Marino nel 2011, era andato piano piano spegnendosi e languendo, tra il centro della buona borghesia e i quartieri più popolari dei comitati. Invece, nelle ultime ore, tra l’energia portata da Expo e lo spirito di corpo cittadino fomentato dalle violenze e dal teppismo dei black bloc, quell’aria si vede e – c’è da scommetterci – reggerà per diversi mesi. Per i sei mesi di Expo che porteranno Milano dritta dritta nel cuore dell’autunno e alla vigilia della campagna elettorale, nel pieno dei mesi in cui il centrosinistra milanese dovrà scegliere il candidato, passando per le primarie, o diventando laboratorio di un nuovo processo – naturalmente a trazione renziana – di superamento delle primarie stesse. Chi ci sarà, dall’altra parte? Un Salvini comunque temibile, o un pallido figurante che rassicuri le ambizioni dei (tanti) candidabili del centrosinistra milanese? L’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala sarà della partita, e se sì, come? E i molti candidati espressi dal centrosinistra milanese troveranno un accordo, una convergenza?

In uno scenario così confuso, a più di qualcuno è venuta in mente un’idea, per il momento tutta teorica e apparentemente impossibile da realizzare: “E se Pisapia ci ripensasse?”. O meglio: “se trovassimo il modo di far sì che Pisapia ci ripensi?”. L’impresa sembra ardua, impossibile, anche perché qualunque ripensamento esporrebbe Pisapia ad ondate di critiche da parte degli avversari e a più di una freddezza dalle parti degli alleati che, seppur divisi al proprio interno, erano in buona parte contenti di vedere una casella così importante diventare contendibile. Tuttavia, proprio perché la contesta si preannuncia lunga e faticosa, in tanti sarebbero contenti di vederla pacificata dall’unico cui non si potrebbe dire di no. Dalla sua parte avrebbe i suoi storici alleati dei salotti progressisti del centro, e un pezzo importante della Giunta attuale. Il sindaco uscente, appunto. Che per fare dietrofront – anzi: solo per valutare l’ipotesi di fare un dietrfront così pesante e al momento impensabile – dovrebbe trovarsi di fronte a un imponente movimento dal basso. A migliaia e migliaia di cittadini compattati dal grido “Giuliano ripensaci!”, spinti dalla propria passione politica e civica sapientemente stimolata e lasciata correre da chi sa fare politica. Un po’ come è successo per Milano Non Si Tocca.

milano Pisapia
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