Dalla cucina con gli scarti al bio-olio: la seconda vita dei rifiuti organici

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13 Luglio 2018

Qualcuno lo chiama riciclo creativo, qualcun altro riuso. Oggi per molti è soltanto una moda ma la verità è che è l’unico modello sociale ed economico che ci permette di poter sperare in un futuro migliore per clima e ambiente.

Offrire una seconda vita ai rifiuti e ai vecchi oggetti per crearne di nuovi è il principio che sta alla base dell’economia circolare, e così un barattolo dello yogurt in plastica o in vetro può diventare un vasetto per una piantina, una paio di jeans usurati possono diventare una borsa, e con gli scarti della verdura o della frutta si possono cucinare altrettante pietanze da consumare con gusto. Avete mai provato il patè di buccia di zucca, il tè con le scorze degli agrumi, oppure la marmellata di buccia di anguria che d’estate tanto mangiamo? Sul web si trovano moltissime ricette per cucinare piatti con gli scarti e sono stati pubblicati diversi libri che spiegano come riciclare in cucina. Si tratta solo di provare ad adottare comportamenti quotidiani più responsabili. L’intervento di Lisa Casali, scienziata ambientale, blogger e scrittrice, ad un TED dello scorso anno, aiuta a rtagionare concretamente su come ridurre gli sprechi di cibo.

 

 

Il riciclo lo possiamo praticare, con un po’ di attenzione, direttamente noi. Tutti gli scarti sono potenzialmente buoni e di suggerimenti su come utilizzarli se ne trovano ormai tantissimi. Certamente, il primo passo è la raccolta differenziata. La plastica con la plastica, il vetro con il vetro e così via. E ad aiutarci in questo, qualora ce ne fosse bisogno, una start-up ha progettato Junker Life, l’app che riconosce il tipo di rifiuto e indica in quali bidoni va gettato.

 

 

Se il ruolo dei singoli cittadini è quindi di fondamentale importanza per la transizione verso un modello di economia circolare, altrettanto importante è quello delle aziende. Al Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente, per esempio, stanno sviluppando un impianto pilota per sperimentare “Waste-to-Fuel”, (W2F) una tecnologia che permette di valorizzare i rifiuti e trasformarli in energia e in un biocarburante di seconda generazione. I rifiuti vengono trasformati in bio-olio che viene usato infatti nella produzione di energia elettrica o come componente per produrre bio-fuel per le automobili o per il trasporto marittimo. A Gela l’azienda sta costruendo un impianto basato proprio sulla tecnologia waste-to-fuel. I rifiuti utilizzati sono gli scarti e/o gli avanzi di cucina, dai residui di cibo ai tovaglioli sporchi, quelli che tutti insieme vengono chiamati “Frazione Organica Rifiuti Solidi Urbani”. Il resto sono fanghi degli impianti di depurazione, potature degli alberi, scarti dell’industria agroalimentare e della grande distribuzione. Ma la cosa interessante è che da una tonnellata di materia organica (che include il peso dell’acqua) si ottiene fino a 150 chilogrammi di bio-olio. Un modello che quindi va proprio nella direzione dell’economia circolare e del riuso, sperimentando sistemi innovativi.

 

 

 

 

TAG: bio olio, cucina con gli scarti, Economia circolare, eni, rifiuti organici, riuso
CAT: clima, Inquinamento

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