IPCC ONU sul clima: rallentamento delle emissioni ma occorre investire di più

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6 Aprile 2022

Dal Panel delle NAZIONI UNITE  un barlume di speranza diffuso nell’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) che però avverte: “Rallentano le emissioni, ma servono più investimenti

 

L’ultima pubblicazione a cura del comitato scientifico dell’ONU, a conclusione del sesto report sul clima, finalmente, cerca di offrire un incoraggiamento verso la salvezza del Pianeta da una serie di catastrofi ambientali annunciate.

Ma l’avvertimento è comunque chiaro ed inequivocabile: “Con tecnologia e rinnovabili, possibile dimezzare i gas serra entro il 2030“. Ben vengano i tagli a estrazione, produzione e consumo di metano, pur dovendo concentrarsi in maniera massiccia e sempre più lungimirante sui finanziamenti. Non vi sarebbero, infatti, problemi nel reperimento di capitale, ma una insufficienza relativa ai flussi economici per combattere il surriscaldamento, che si attestano ancora ad un livello da tre a sei volte inferiore rispetto al necessario da raggiungere entro il 2030 per contenere il rialzo termico al di sotto dei 2° C.
Il tasso di crescita delle emissioni di gas ad effetto serra tra il 2010 e il 2019 è stato inferiore a quella del decennio precedente“. Si legge nel report. Come a dire che siamo responsabili di un maggior inquinamento, pur facendo registrare un rallentamento delle emissioni nocive. Ed ancora, si legge a firma degli scienziati consulenti delle NAZIONI UNITE “Sarebbe possibile dimezzare le emissioni entro il 2030,  per non oltrepassare la soglia di +1,5° di riscaldamento della temperatura terrestre”. L’appuntamento fondamentale è per l’anno 2030, assolvendo agli impegni assunti contenuti nella «road map» dell’accordo di Parigi, siglato da quasi tutti gli Stati del Mondo, esattamente sette anni addietro. L’azione dei governi, messa in campo sino ad ora, sta producendo miglioramenti sul ridimensionamento dei cambiamenti climatici e sulla urgenza di concludere la cosiddetta transizione energetica. Questo sostanzialmente è ciò che affermano gli scienziati. Principalmente ci si è spesi per produrre un calo fino all’85% dei costi dell’energia solare ed eolica e delle batterie. “Una gamma crescente di politiche e leggi ha migliorato l’efficienza energetica, ha ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili“, continuano gli esperti.

Il quid, però, ineludibile, viene così parafrasato “Senza una immediata e profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5° è fuori portata“. Sempre a detta degli scienziati del Ipcc, quello che occorre è “Una sostanziale riduzione dell’uso di combustibili fossili, una diffusa elettrificazione, una migliore efficienza energetica e l’uso di combustibili alternativi (come l’idrogeno)“.

Per queste emissioni nette di gas serra di origine antropica, che hanno evidenziato un aumento dal 2010 in tutti i principali settori a livello globale (aree urbane, industria, trasporti, agricoltura, edilizia sono tutti corresponsabili), vi sarebbe un viatico da continuare a perseguire, secondo quanto emerge ancora dal rapporto, nel quale si sostiene che “Gli edifici esistenti, se ristrutturati, e gli edifici ancora da costruire, potranno avvicinarsi a zero emissioni nette nel 2050 con pacchetti di politiche che combinino misure ambiziose di sufficienza, efficienza ed energia rinnovabile e se gli ostacoli alla decarbonizzazione vengono rimossi“. Arrivando persino a prevedere che anche il settore industriale può arrivare a Zero emissioni nette. “Siamo ad un bivio“, è la conclusione. La riduzione delle emissioni nell’industria, circa un quarto delle emissioni globali, comporterà l’utilizzo dei materiali in modo più efficiente, il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti e la riduzione al minimo dei rifiuti. Raggiungere lo “zero netto” sarà impegnativo e richiederà nuovi processi di produzione, elettricità a basse e zero emissioni, a idrogeno e, ove necessario, cattura e stoccaggio del carbonio. L’agricoltura, la silvicoltura e altri usi del suolo possono fornire riduzioni delle emissioni su larga scala e anche rimuovere e immagazzinare l’anidride carbonica su vasta scala.
Per riuscire a rispettare il limite del riscaldamento a circa 1,5 ° C, così come prescrivono gli accordi di Parigi, il gas serra emesso dovrà raggiungere il suo punto massimo entro il 2025 e poi procedere a riduzione del 43% entro il 2030. Inoltre, l’utilizzo del metano, dovrà subire una riduzione di un terzo. Tutto questo per centrare l’obiettivo di una temperatura globalmente stabile con emissioni di anidride carbonica che facciano registrare lo zero netto.
Stilare il documento di specie, fornendone una sintesi esaustiva all’indirizzo dei governanti, è stata impresa ardua per tutto il comitato scientifico che ha condotto studi approfonditi ed elaborazioni di dati complessi per essere in grado di effettuare una previsione di speranza per tutti noi, ma che passa inevitabilmente da un richiamo costante al rigore ed alla coscienza etica degli abitanti della Terra. I punti di scontro non sono mancati fra i rappresentanti politici dei 195 Paesi coinvolti, durante il Panel ONU, la discussione è andata avanti oltre due settimane, per cercare di districare il nodo dolente riguardante la questione dei finanziamenti :”Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento”, ha specificato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. “Il prodotto interno lordo globale sarebbe solo di pochi punti percentuali inferiore nel 2050 se intraprendessimo le azioni necessarie per limitare il riscaldamento a 2°C o inferiore, rispetto al mantenimento delle politiche attuali”, ha affermato Shukla.

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CAT: clima, Inquinamento

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