Stop alla vendita di auto nuove a diesel, benzina e gpl dal 2035 in tutta la Ue

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9 Giugno 2022
Ma l’Europarlamento riunito ieri a Strasburgo si divide per il voto sulla “Carbon Tax alle frontiere”: decisione finale rinviata in commissione Ambiente. Troppe le divisioni tra i presenti

 

 

 

 

 

 

Il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, ha approvato la proposta presentata dalla Commissione europea, di introdurre l’obbligo a partire dal 2035, di immettere sul mercato dell’intera Unione, automobili, e furgoni, di nuova fattura ad emissioni zero. Quindi, sempre dal 2035, dovrebbe esservi lo stop alla vendita di auto nuove a combustione interna, come quelle a motore diesel e benzina, responsabili di gran parte dell’inquinamento globale, divenuto oramai una emergenza insostenibile.

 

 

 

 

 

Bocciato l’emendamento presentato dal Ppe, riguardo ad una drastica riduzione delle emissioni di CO2 del 90%, in luogo del 100%.

La plenaria degli eurodeputati, dunque, approva lo stop alla vendita di auto nuove inquinanti, con 339 voti favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti. Ora, toccherà al Consiglio europeo confrontarsi con l’Europarlamento e la Commissione europea  per approdare ad una decisione definitiva, e come sempre poi, ai Governi dei singoli Stati membri, per passare dalle parole ai fatti.

 

 

 

 

 

 

Intanto l’Acea, l’associazione europea che rappresenta i produttori di auto, lascia trasparire tutte le sue perplessità riguardo la decisione assunta dal Parlamento, in quanto, secondo quanto si apprende in una nota ufficiale : “La trasformazione del settore dipende da molti fattori esterni che non sono completamente nelle sue mani, e data la volatilità e l’incertezza che stiamo vivendo giorno per giorno a livello globale, qualsiasi regolamentazione a lungo termine che vada oltre questo decennio è prematura in questa fase iniziale. Al contrario, è necessaria una revisione trasparente a metà strada per definire gli obiettivi post-2030“.

 

 

 

La stessa Acea, inoltre, lancia un appello agli eurodeputati ed  ai ministri dell’Ue di “Considerare tutte le incertezze che il settore deve affrontare, mentre si prepara a una massiccia trasformazione industriale“, manifestando tuttavia, buona predisposizione nei confronti del Parlamento che sta adempiendo concretamente alla proposta della Commissione europea per gli obiettivi 2025 e 2030, definendoli come “Obiettivi già estremamente impegnativi e raggiungibili solo con un massiccio aumento delle infrastrutture di ricarica e rifornimento“.

 

 

 

 

Che l’industria automobilistica stia provando concretamente a contribuire in maniera importante alla realizzazione dell’obiettivo della Ue di toccare quota zero emissioni nel 2050, è indubbio. Sono sempre in ulteriore crescita, infatti, i lanci sul mercato di variegati modelli di veicoli elettrici, in ossequio a quelle che sono le richieste di una clientela esigente ed orientata in modo consapevole verso la mobilità sostenibile, ma non si può ignorare come la profonda incertezza dell’economia mondiale, che rende assai complicato regolamentare in modo rigido per un lasso di tempo così lungo, ne metta seriamente a rischio l’attuazione effettiva.

 

 

 

Risulta quindi, imprescindibile, sempre secondo quanto sostiene l’Acea, valutare accuratamente le risorse disponibili rispetto alle richieste in costante aumento, per evitare un collasso dell’intero sistema.

 

 

 

 

Infine, lo stesso Parlamento europeo, nella stessa seduta, ha sospeso il voto finale inerente il fondo sociale da destinare al clima, di fatto, rinviando in commissione Ambiente, il rapporto sulla cosiddetta e tanto discussa “Carbon Tax alle frontiere“.

Alla base della decisione, le troppe ed accentuate divisioni all’interno delle forze politiche rappresentate.

 

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CAT: clima, Inquinamento

Un commento

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  1. massimo-crispi 2 anni fa

    Sembra che questa fede cieca nell’auto elettrica non tenga conto di tante variabili che a oggi è difficile calcolare.
    Per esempio il litio. Come il petrolio, il gas, il carbone, anche il litio, in un pianeta finito avrà una fine. E il bisogno esponenziale del litio se tutto il parco macchine del pianeta si convertirà in elettrico farà crescere parabolicamente l’estrazione e l’elaborazione. Oltre, naturalmente, agli altri componenti minerali delle batterie elettriche che non sempre saranno riciclabili. Non oso immaginare i luoghi di estrazione del litio cosa saranno costretti a sopportare.
    In tutto questo ovviamente i luoghi di stoccaggio e di trattamento delle batterie dovranno essere ampliati esponenzialmente, che significherà aprire una quantità enorme di centri per lo smantellamento e il riciclo di questi rifiuti che non sono proprio a impatto zero.
    Inoltre, per far muovere la totalità di veicoli elettrici bisognerà produrre energia elettrica. E come si produrrà tutta questa energia per far muovere i veicoli ma anche per far andare tutto il resto, come già va, ad elettricità? Ad oggi si produce con combustibili fossili, per lo più, per cui l’auto elettrica, considerando il ciclo vitale e l’energia che ci vuole per farla muovere, proprio a impatto zero non mi sembra.
    Soprattutto adesso che si devono cercare fonti alternative di gas, vista la posizione nei confronti della Russia, come si produrrà? Coi mulini a vento? Col sole? Facendo pedalare due miliardi di cinesi e altri due miliardi di indiani?
    Conoscere approfonditamente il ciclo vitale di qualsiasi cosa è importantissimo per capire l’impatto che i prodotti umani possono avere sul pianeta. Tutti i materiali plastici che si utilizzano nella tecnologia a tutti i livelli, dall’elettronica, alla medicina, all’edilizia, agli oggetti di ogni giorno, che fine faranno, derivando dal petrolio? E tutte le auto antiche? I rottami saranno miliardi di miliardi.
    Io credo che bisognerebbe parlarne di più e con competenza, non inseguendo facili voti, sulle ali di un ingenuo ecologismo thunberghiano.

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