Governo

Brodi di cultura

17 Dicembre 2023

La cultura italiana. Così difesa nientedimeno che da Elon Musk in persona alla Festa di Atreju. Eppure mi pare che di cultura italiana la nostra attuale classe dirigente sia un po’ asciuttina. Elon Musk, poi, lasciamo perdere.

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Già l’esaltazione di Tolkien e delle sue opere, come se fosse la mostra evento del secolo, che addirittura non basta farla alla Galleria Nazionale di Roma ma è vitale portarla al castello di Venaria Reale, la dice lunga. E anche il nome della festa dei Fratelli d’Italia, Atreju, che prende il nome dal personaggio di un racconto di Michael Ende, la dice altrettanto lunga sulla conoscenza della cultura italiana da parte della destrissima che governa il Paese.

Forse, non riuscendo a trovare nulla che li rispecchi, perché il fascismo storico ha azzerato qualsiasi spunto culturale e non è proponibile in una Repubblica che è fondata sull’antifascismo, nonostante questa brutta parola i vari La Russa e Meloni non vogliano pronunciarla, i nuovi psicofascisti sono costretti a cercare degli appigli culturali oltralpe e nel fantasy, dove nessuno può smentirli, essendo tutto campato per aria.

Il bello è che, se proprio fossero così affezionati al fantasy, la letteratura italiana potrebbe loro fornire validi esempi, da Ariosto e Gozzi a Buzzati e Calvino, per esempio. Ma credo che se uno chiedesse alla Santanchè o a Briatore chi fosse Gozzi si vedrebbero delle facce perplesse, forse sì, il presidente di Federacciai, ecco, sì, un tempo segretario del PSI di Craxi, e se si domandasse se hanno mai letto qualcosa di Ariosto risponderebbero che forse di una Stefania Ariosto, sì, ricordano qualcosa al tempo di Mani Pulite.

Il fantasy invece consente divagazioni fantasiose perché è una mitologia e quindi attrae proseliti come se si vivesse una perpetua adolescenza. Perché a osservarli bene, tutti i personaggi della destra, si ha l’impressione di aver davanti degli adolescenti incanutiti, le cui capacità logiche sono quelle di un allievo di prima liceo che sta scoprendo il mondo e si appassiona all’epica ma che poi si ferma lì, e crede che quel mondo mitologico sia una strada da seguire e mettere in pratica.

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L’approccio è questo. Osservateli attentamente, questi luminari di destra che pontificano su cosa sia meglio per la gente. Si rifanno a delle regole inventate da loro, non rispettando le leggi della Repubblica e inventandosi pretesti di razze incontaminate, di nemici assetati di sangue e di terre, di attentati al nucleo più puro della nostra società, ossia la famiglia (ma solo quella tradizionale), di complotti contro la nazione da parte di forze centraliste sovranazionali, ossia i nemici di una terra bellissima che si erge su una roccia come un castello del Signore degli Anelli. E in questa atmosfera norrena, fatta di deità oscure e di mostri silvani, tanto cara all’immaginario nazista, si creano dei proseliti ignoranti e superstiziosi.

Il nemico. È importantissimo individuarlo in modo da scaricare le colpe su di lui, essendo incapaci di analizzare la realtà e di proporre dei rimedi ai mali accumulatisi per cattive gestioni precedenti, in cui spesso gli attuali politici erano coinvolti al 100%. Perché non è vero che Meloni è al potere per la prima volta. Forse lui come presidente del consiglio, ma al potere c’è da quando faceva parte della coalizione con Berlusconi e di governi Berlusconi ne abbiamo avuti ben quattro.

Una mitologia bellica come quella di Tolkien dove un mondo lotta contro un altro calza a pennello. E l’apparizione dell’anello è come la croce del sogno di Costantino, in hoc signo vinces, mitologia su mitologia. Identificandosi naturalmente coi buoni, perché lo schema bene-male è semplice ed è facile da usare per rimbambire i seguaci, quelli della destra hanno presa facile su masse deluse o disorientate dal vuoto attuale.

Sarà estremamente difficile che gli esponenti di Fratelli d’Italia sappiano qualcosa dell’autentica cultura italiana, perfino quella del Ventennio. Interrogateli e chiedete loro di Magherita Sarfatti (amante ebrea del Duce e autrice assai interessante), o Antonio Rubino (che fu oppositore del regime e autore di fumetti e cartoni animati strepitosi), o di Ottorino Respighi, o di Anna Banti, poco importa se fascisti o antifascisti, ma sicuramente esponenti di una cultura italiana in un periodo travagliato come il Ventennio. Farebbero scena muta, ignorando del tutto quei nomi come quelli di tanti altri. Forse risponderebbero che sì, c’è un Largo Respighi a Bologna, ci sono passati una volta, ma su chi fosse non si esprimono.

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È la cultura del merito, di cui tanto vanno fieri. Il merito di star lì a scaldare la sedia pagati da noi.

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