La Turchia continua a trattenere Cristina Cattafesta: famiglia preoccupata

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29 Giugno 2018

La Turchia continua a prendere tempo per il rilascio di Cristina Cattafesta, la presidente del C.I.S.D.A. (Coordinamento italiano sostegno donne afghane), che il 24 giugno scorso è stata fermata a Batman, nel sud est del paese, dove si trovava per svolgere attività di osservazione elettorale per il principale partito filo-curdo del Paese, l’Hdp.

In un comunicato diffuso oggi, la famiglia dell’attivista milanese e la loro legale, l’avvocata Alessandra Ballerini, «esprimono grave preoccupazione per il protrarsi della permanenza presso il Centro di espulsione di Gaziantep, nel sud est della Turchia». Tarda infatti ad arrivare una determinazione dell’ufficio immigrazione turco e non vi è alcuna decisione della magistratura, che in Turchia è ormai una propaggine del potere esecutivo: colpa dei “tempi burocratici” viene detto, anche se la sensazione è che sia una delle tante vie del regime per intimidire gli osservatori internazionali.

Sono passati ormai cinque giorni dal suo fermo e nelle ultime 48 ore, ossia da quando è stata trasferita a Gaziantep, «nessuno di noi è più riuscito ad avere contatti con lei perché le è stato sequestrato anche il cellulare». Il 26 giugno, quando sembrava prossimo il rilascio, Cattafesta aveva dichiarato a Radio Capital che «hanno montato un caso per niente»: durante un normale controllo di polizia per strada, «hanno visto sul mio profilo Facebook una bandiera del Pkk [il Partito comunista curdo, dichiarato illegale nel paese di Erdogan, ndr] mi hanno accusato di fare propaganda terroristica. Mi hanno accusato di connessioni con il Pkk. Gli ho detto che non era vero, e che il fatto di pubblicare foto su Facebook non è un crimine. Gli ho chiesto di cercare sulle mail o sul mio cellulare una prova che io abbia un contatto anche lontanissimo con una persona legata al terrorismo. Non sono stati in grado di farlo».

Cattafesta – spiega la famiglia – è una donna di 62 anni che soffre di problemi di salute e ha la necessità di fare controlli continui e cure adeguate. «Non abbiamo informazioni certe sul suo rientro, né la possibilità di metterci in contatto con lei – si legge nel comunicato – Sappiamo che ieri l’avvocato del Consolato Italiano è andato a trovarla e siamo grati per l’impegno della Farnesina con la quale siamo in costante contatto ma esprimiamo seria preoccupazione per il suo stato di salute e chiediamo all’Ambasciata Italiana, alle Istituzioni Italiane ed Europee il massimo impegno per riportare Cristina Cattafesta in Italia nel più breve tempo possibile».

TAG: Cisda, Cristina Cattafesta, Farnesina, gaziantep, Turchia
CAT: diritti umani

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