Medio Oriente
Corte Penale Internazionale, mandato di arresto per Netanyahu e Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità
Le accuse includono crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante il conflitto tra Israele e Hamas. I due sono accusati anche di aver deliberatamente affamato la popolazione di Gaza come metodo di guerra. Stessa misura contro Deif, capo militare di Hamas
La Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso un mandato di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e contro l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Analoga misura è stata presa contro il comandante militare di Hamas, Mohammed Deif. Le accuse contro Netanyahu e Gallant includono crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto tra Israele e Hamas, in particolare nella recente escalation nella Striscia di Gaza, a partire da «almeno l’ 8 ottobre 2023» (cioè all’indomani dell’attacco di Hamas contro civili israeliani) e «fino almeno al 24 maggio 2024».
Per quanto riguarda le accuse, la CPI ha trovato ragionevoli motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant, ministro della Difesa di Israele all’epoca delle presunte condotte, «abbiano ciascuno la responsabilità penale per i seguenti crimini in qualità di co-responsabili per aver commesso gli atti congiuntamente ad altri: il crimine di guerra della fame come metodo di guerra e i crimini contro l’umanità dell’omicidio, della persecuzione e di altri atti inumani».
La Camera preliminare I della Corte penale internazionale, inoltre, «ha emesso all’unanimità un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, comunemente noto come Deif», che secondo le forze armate israeliane sarebbe stata ucciso in un bombardamento sulla Striscia di Gaza a luglio. I giudici hanno trovato «ragionevoli motivi per ritenere che, durante il periodo in questione, si applicasse il diritto internazionale umanitario relativo al conflitto armato internazionale tra Israele e Palestina – si legge nel comunicato diffuso oggi –. La Camera ha ritenuto opportuno emettere i mandati d’arresto in base al diritto dei conflitti armati internazionali. La Camera ha inoltre rilevato che i presunti crimini contro l’umanità facevano parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza».
Secondo il procuratore capo della CPI, Karim Ahmad Khan, Netanyahu e Gallant sono accusati di aver perpetrato attacchi intenzionali contro civili, causando grandi sofferenze, e di aver usato la fame come arma di guerra, tra altri crimini. La giurisdizione della Corte è stata applicata grazie alla ratifica dello Statuto di Roma da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nel 2015, garantendo così il suo intervento nei territori palestinesi, sebbene Israele non riconosca la CPI né abbia firmato il trattato.
Le reazioni
In risposta almandato di arresto per Netanyahu e Gallant emesso dalla CPI, Israele ha condannato con forza la decisione, definendola una mossa politicizzata e inaccettabile. Netanyahu ha dichiarato che non si lascerà intimidire, mentre il ministro degli Esteri, Israel Katz, ha accusato la CPI di equiparare vittima e carnefice, sottolineando come questa azione non riconosca il dolore degli israeliani vittime di Hamas. Hamas, dal canto suo, ha criticato l’inclusione dei propri leader nella richiesta di arresto, sostenendo che la CPI non dovrebbe trattare allo stesso modo le due parti del conflitto.
Negli Stati Uniti e in Europa, le reazioni sono state divise. Washington ha definito la richiesta una “decisione controversa”, mentre l’Unione Europea ha mostrato posizioni eterogenee, con alcuni stati che supportano l’indagine e altri che ne mettono in dubbio l’imparzialità. Netanyahu e Gallant rischiano l’arresto se si recano in uno dei 124 Paesi, tra cui l’Italia, che aderiscono alla Cpi. Né Israele né gli Stati Uniti sono membri della Corte. In concreto, l’efficacia dei mandati dipenderà dalla collaborazione dei Paesi membri della CPI.
Il caso potrebbe complicare ulteriormente i rapporti diplomatici in Medio Oriente e a livello globale, accendendo il dibattito sull’equilibrio tra giustizia internazionale e sovranità nazionale. Se approvati, i mandati saranno validi nei 124 Paesi membri della CPI, dove gli accusati rischiano l’arresto, come già accaduto per leader come Vladimir Putin in precedenti casi della Corte. Questa decisione sottolinea il ruolo controverso della CPI nella gestione dei crimini internazionali e la sua capacità di influenzare gli equilibri geopolitici in aree di conflitto.
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