Germania
In Germania c’è la quiete prima della tempesta?
Sono passati ormai alcuni mesi dalle elezioni che hanno riguardato diversi Länder della Germania orientale, in cui l’estrema destra di Alternative für Deutschland è diventata la seconda forza in tutto l’est, senza però alterare le maggioranze presenti in precedenza (tranne, come vedremo, in Turingia). Da oltre un mese, inoltre, con l’elezione a sorpresa del duo composto da Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken alla guida del partito, la SPD ha una nuova leadership.
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Nello scenario politico tedesco, tuttavia, non si registrano grosse scosse. In linea con quanto visto negli ultimi mesi, l’effetto novità dei Verdi sta ridimensionandosi, e i cristiano-democratici di Annegret Kramp-Karrenbauer proseguono la salita lenta ma costante degli ultimi mesi. I Grüne continuano a essere stabili in seconda posizione con oltre il 20%, ma perdono lentamente terreno, mentre i socialdemocratici sono ancora sostanzialmente appaiati ad AfD, senza che la nuova leadership riesca a determinare cambiamenti significativi nelle intenzioni di voto. La mancanza (per ora) di forti scosse dal Governo o dalle opposizioni può essere una causa per quest’immobilismo; nei prossimi mesi sarà quindi utile osservare l’evolversi dello scenario.
Questi dati, inoltre, potrebbero subire modifiche già nelle prossime settimane. L’elezione del Presidente della Turingia (un Land orientale) potrebbe infatti avere forti conseguenze anche su scala nazionale. Il Land, infatti, era governato da Bodo Ramelow, apprezzato esponente Linke in coalizione con Verdi e SPD. Alle ultime elezioni questi partiti non hanno conquistato la maggioranza assoluta dei seggi, finendo col cercare di formare un governo di minoranza. A sorpresa, però, è stato eletto Presidente Thomas Kemmerich, della FDP, grazie anche ai voti di CDU, e soprattutto, di AfD. La cosa ha suscitato molto clamore in tutta la Germania (dove nessun partito dialoga o fa accordi con l’estrema destra, a nessun livello), portando Kemmerich alle dimissioni e danneggiando moltissimo l’immagine di FDP e CDU. La situazione è in continua evoluzione, ma al momento sembra che la maggioranza dei partiti in Turingia in voglia tornare al voto. A causa della divisione dei seggi nel Landtag, però, Ramelow avrà bisogno quantomeno dell’astensione della CDU per formare un governo di minoranza. La vicenda, però, ha già fatto una vittima nazionale: Annegret Kramp-Karrenbauer ha annunciato che non si candiderà come cancelliera e lascerà gradualmente anche la guida della CDU. La scelta è sicuramente motivata anche dallo scarso entusiasmo che la sua leadership suscita in Germania e nel partito, ma è significativo che gli effetti di quanto successo in Turingia abbiano causato l’avvio di un cambio di leadership nel principale partito del Paese. Del resto, nella stessa Turingia i pochi sondaggi disponibili dopo l’elezione di Kemmerich mostrano dati molto diversi rispetto ai risultati delle elezioni di ottobre: secondo Infratest Dimap, la Linke arriverebbe addirittura al 39%, mentre la CDU arretrerebbe di molto.
È ancora presto per fare pronostici sulla futura guida dei cristiano-democratici o sull’evoluzione delle intenzioni di voto, ma intanto quattro figure emergono nelle preferenze degli iscritti CDU: Friedrich Merz, che ha sfidato Kramp-Karrenbauer all’ultimo congresso ed è conosciuto da sempre conto anti-merkeliano, con un profilo molto di destra sul tema dell’identità culturale ma pro-business sulle questioni economiche; Jens Spahn, attuale Ministro per la Salute, anche lui identificato come oppositore della linea di Merkel e Kramp-Karrenbauer; Armin Laschet, attuale Presidente del Nordrehin-Westfalen più in linea con la leadership attuale; c’è poi, chi auspica un ruolo maggiore per Markus Söder, attuale leader della CSU appartenente all’ala più conservatrice della destra tedesca.
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Nonostante gli ultimi mesi abbiano visto una situazione tutto sommato stazionaria, ci sono quindi tutti gli elementi per aspettarsi presto qualche cambiamento nel panorama tedesco. La vicenda della Turingia e il ritiro di Kramp-Karrenbauer, infatti, la fissità di questi mesi potrebbe essere presto sconvolta.
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