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UE

I punti di Alexis

di Aldo Ferrara
5 Luglio 2015

La vittoria di Tsipras ha volti e risvolti embricati, più d’uno e qualcuno anche nascosto. Punto 1) d’ora in poi il precedente vale per tutti gli altri 27 paesi: le trattative non possono più essere a senso unico. Alexis ha stabilito un principio di egalità dando voce al popolo e togliendola all’estabilishment e quindi d’ora in avanti i tavoli di Bruxelles dovranno fare i conti con le piazze dei vari paesi. Punto 2) Alexis deve certo correggere alcuni errori e ristabilire più equilibrio nel bilancio di stato: cioè, avanzare diritti ma produrre ed impegnarsi a spender meno. Punto 3) Alexis ha creato un altro principio: non si esce dall’Europa ma si combatte dentro di essa per riaffermare il principio dell’eguaglianza di stati. Quindi niente più euro a doppia velocità. Si dovrebbe attuare cioè una politica di eguaglianza attiva e non solo virtuale della moneta. Punto 4) Alexis ha stabilito ancora un altro principio: quello della coerenza politica di fronte alla quale i dirigenti italiani pro-tempore hanno solo da imparare.

E se fosse successo all’Italia? Se il referendum greco fosse stato trasferito in Italia avremmo avuto questo scenario: innanzitutto un leader capace di conquistare il cuore pulsante del paese e poi  probabilmente allo stato attuale avremmo detto no all’Europa delle banche e delle forzature finanziarie. Sommando 5 stelle, Lega, Fratellini d’Italia, metà di Forza Italia, SEL si sarebbe comodamente arrivati al 55%. Questo vuol dire che l’avversità italiana a questo tipo di Europa, e soprattutto all’euro, è dilagante anche se il ritorno alla lira è impossibile. Ma questo vuol dire anche la scomparsa definitiva di ogni definizione politica classica, la distinzione tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori. Se la politica antieuro accorpa Grillo e Salvini, Meloni e Vendola significa che dobbiamo abituarci a nuovi parametri di definizione politica ancora da capire. Qui sta l’atout di Berlusconi: caduto il muro delle ideologie, la politica è divenuta sempre più leaderistica, nominalistica. E così è stata uccisa la sinistra ideologica che, in assenza di leader carismatici, ha affidato al Paese un messaggio  vecchio e stantio. Ed allora le categorie sono diventate maggioranza ed opposizione con la conseguenza che scompare così la dialettica sui metodi e sulle scelte ossia la politica vera. Così chi vince arraffa tutto.

 

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