In between: minori stranieri al bivio [ultima puntata]

23 Febbraio 2019

di Alessandra Vitullo e Christian Elia – Dopo aver condiviso quasi un anno di vita insieme, un anno in cui D. Z. X. sono stati l’uno per l’altro coinquilini, amici e famiglia, ora si guardavano andare via, uno dopo l’altro. Si accompagnavano verso l’uscita, con sguardi carichi di sconforto, o forse di timore. Cominciavano ad indossare quell’espressione attonita, già un mese prima del loro 18° compleanno, come se fossero tutti in attesa di un’irrevocabile sentenza.


illustrazione di Chiara Spinelli

«Prima che il decreto Sicurezza fosse convertito in legge, in realtà, nulla cambiava rispetto alla normativa che regola i minori stranieri non accompagnati (MSNA) – spiega l’avvocata Luce Bonzano di ASGI – la disciplina restava quella della Legge Zampa, che norma l’accoglienza, l’integrazione e il rilascio del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età. In sede di conversione in legge, invece, il decreto ha introdotto una nuova norma che va a incidere sui MSNA. Per la disciplina italiana – continua l’avvocata Bonzano – i MSNA non sono mai irregolari, fino a quando, appunto, sono minori e sono coperti da un permesso di soggiorno per minore età. Il permesso di soggiorno è convertibile, dice la legge, al compimento dei diciott’anni, in un permesso per studio, per lavoro, o atto di occupazione, a seconda dei casi, previo giudizio positivo da parte della Direzione centrale per le politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo. Ma se passati trenta giorni la Direzione non si pronunciava, il silenzio era considerato un rifiuto, impugnabile davanti al TAR. La Legge Zampa, invece, superava questo procedimento, introducendo al contrario una sorta di silenzio-assenso. Al MSNA, quindi, o a chi lo tutelava e rappresentava, bastava dimostrare che la risposta non era arrivata entro i termini di legge, per avere la conversione del permesso di soggiorno. Ed è su questo punto, che il decreto Sicurezza, al momento di essere convertito in legge, è tornato indietro. Adesso è necessario un parere favorevole emesso e scritto dalla Direzione. Oltre questo – conclude Bonzano – la conversione dei permessi di soggiorno da minore a maggiore età viene vincolata alla partecipazione a determinati progetti e all’essere arrivati almeno sei mesi prima del compimento della maggiore età e di aver intrapreso un percorso di integrazione».

Come abbiamo visto i percorsi dei minori che arrivano in Italia sono spesso improvvisati, tortuosi e poco regolari.

X., che a stento aveva preso la terza media, solo qualche mese prima di compiere diciotto anni, aveva iniziato a fare un po’ di pratica come panettiere in un forno gestito da italiani. Gli venne fatta una promessa chiara: inizi a conoscere il mestiere e appena diventi maggiorenne ti facciamo un contratto di lavoro. È il periodo estivo e X. inizia con i turni più difficili, come quello notturno, o facendo sostituzioni. Ma all’avvicinarsi della data del suo compleanno, del fornaio non si hanno più notizie, il che per X. equivale all’avverarsi del suo incubo peggiore.

La paura più grande per Z. è, invece, il distacco da quell’ennesima famiglia e quella di dover ricominciare nuovamente tutto da capo, dopo quel lungo viaggio. L’approdo non è durato, infatti, che qualche mese. Troppo poco tempo per riuscire a raccogliere le forze e ripartire.

Z. è tra quelle centinaia di ragazzi che hanno presentato domanda di protezione internazionale. «Al di là delle condizioni del paese di origine, la protezione internazionale veniva richiesta soprattutto in virtù della minore età – afferma sempre l’avvocata Bonzano –  con la trasformazione del decreto sicurezza in legge questa possibilità non esiste più».

Il rischio concreto per Z. e per tantissimi altri ragazzi come lui, è quello di non poter accedere ad altre forme di protezione internazionale. «Una volta compiuta la maggiore età, molti neo-maggiorenni si ritroveranno in condizione di irregolarità – prosegue l’avvocata – per fortuna a gennaio è arrivata una circolare del Ministero dell’Interno, che ha chiarito che se i neo-maggiorenni hanno richiesto protezione internazionale durante la minore età, possono restare nello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) fino all’esito della domanda. Chi, invece, chiede la conversione del permesso di soggiorno in lavoro o studio, perché ne ha i requisiti, dovrà uscire».

D. era l’unico tra tutti i suoi compagni ad aver già lavorato prima di arrivare in Italia. In Marocco aiutava il padre nei campi e sapeva, quindi, dissodare perfettamente un terreno e farci crescere delle piantine. Una volta arrivato in Italia, però, non era riuscito a fare nient’altro, oltre che a prendere brillantemente il titolo di terza media. Rinchiuso nella sua camera, era arrivato ai diciotto anni senza realizzare il suo sogno di fare un corso da metalmeccanico. Solo nei fine settimana riusciva ad andare da uno zio, che viveva a Verona, e lì aveva visto come si lavorava in fabbrica, facendo i bulloni. Mostrava il video ai suoi compagni: «Mi piacerebbe fare questo da grande», affermava con gli occhi grandi e luminosi.

«Determinare il superiore interesse del minore deve essere il principio fondante di ogni decisione che lo riguarda – afferma Save the Children nel suo Atlante Minori Stranieri Non Accompagnati – a tal fine devono individuarsi gli interventi più idonei a garantire la tutela dei minori e il loro diritto alla protezione, alla rappresentanza e all’accoglienza senza discriminazione alcuna. Si richiede, inoltre, un maggiore impegno di tutti i paesi per quanto riguarda i programmi di reinsediamento, i ricongiungimenti familiari e l’adozione di altre forme di ammissione che includano i visti umanitari; visti per motivi di studio e lavoro e programmi di sponsorship privata».

Anche se X. probabilmente non riusciva nemmeno a immaginarselo, alla fine fu proprio lo skate a fare la sua fortuna. Compiuti i diciotto anni, infatti, il suo maestro lo ha assunto come istruttore e imbracciata la sua tavola, ha lasciato la comunità, trascorrendo il mese del suo compleanno con decine di bambini, incuriositi dal suo strano accento.

Z. nel frattempo ha ottenuto il permesso di soggiorno, dopo aver transitato temporaneamente in una comunità per maggiorenni richiedenti asilo. Qui per fortuna Z. ha finalmente iniziato un corso di cucina, dove ha imparato a impastare la sfoglia e a sfornare la pizza, e quando serve lavora come aiuto cuoco.

Nonostante il suo sciopero orizzontale D., quando esce dalla comunità, come al solito, ha già pianificato tutto: andrà a Verona dallo zio e finalmente inizierà a lavorare in fabbrica. Solo una cosa lo coglie impreparato, dice: la malinconia che prova nel lasciare quella casa.

Dall’inizio del loro viaggio, fino alla loro uscita dalla comunità, D. Z. X., hanno sicuramente avuto una sola grande alleata, la fortuna. Tre vite che procedono oscillando tra coincidenza e causalità, dove la progettualità ha lasciato e continua a lasciare il passo all’esigenza di rispondere a bisogni immediati, sacrificata in continuazione dalla necessità di sopravvivere a una quotidiana precarietà di mezzi e di risorse.

A distanza di mesi dalla loro uscita dalla comunità D. Z. X., hanno già cambiato tante case e altrettanti lavori e forse, a prescindere dall’etichetta che li ha accompagnati fino a qui, MSNA, niente più di questo li fa diventare il riflesso di un’intera generazione.

Una generazione che, accolta e protetta dopo l’arrivo, viene dispersa nella maggioranza dei casi a causa della mancanza di una progettualità specifica, individuale, che veda in questi ragazzi anche delle potenzialità da far maturare.

Una progettualità che, in generale, al sistema italiano manca e che ha spinto l’Alto Commissariato per i Diritti Umani di Ginevra a inserire l’Italia nella ‘lista nera’ dei paesi che devono  – con urgenza – rivedere l’approccio generale delle loro politiche nei confronti dei minori.

L’Italia, in compagnia di Siria, Bahrein, Guinea, Giappone, Repubblica Ceca e Belgio, è stata convocata a Ginevra dal 14 gennaio al 1 febbraio scorsi, rappresentata dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e da una nutrita delegazione, per rispondere a ben 22 appunti del Commissariato.

Tra questi, quelli che riguardano i minori stranieri, sono in particolare i punti 10 e 12, dove si chiede all’Italia di “fornire informazioni sulle misure adottate per garantire che tutti i bambini, compresi quelli stranieri, abbiano accesso a un’istruzione di qualità in scuole e asili” e “informazioni aggiornate sulle misure adottate per rafforzare la legge quadro sull’asilo politico”, oltre a chiedere cosa si stia facendo per “garantirne l’attuazione e migliorare l’accoglienza e le condizioni di vita dei bambini in cerca di asilo e rifugiati, compresi i non accompagnati o separati dalle loro famiglie”.

D., Z. e X. non avranno il tempo di conoscere queste risposte, dovranno affrontare la vita con gli strumenti che hanno e che si è provato a dargli, restando in fondo non accompagnati, pur non essendo più minori. In fondo, pensando ai 18enni italiani, a questi ragazzi viene chiesta una prova di maturità non indifferente. Una società più matura è quella che mette tutti nelle stesse condizioni di partenza ed è verso quella che bisogna andare.

(Puntata 3/3 – FINE)

PUNTATA 1 – MINORI STRANIERI AL BIVIO

PUNTATA 2 – MINORI STRANIERI AL BIVIO

TAG: immigrazione, minori stranieri non accompagnati, Unione europea
CAT: Istituzioni UE, Politiche comunitarie

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