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Letteratura

Stare fuori dal “fortino”

di Filippo Cusumano
15 Ottobre 2023

Da un pezzo ha superato i 90 anni,  quindi cammina molto lentamente e appoggiandosi ad un bastone.
Quando si mette a parlare, però, i suoi anni sembrano molti di meno, per quanto è lucido e brillante il suo modo di ragionare e di esprimersi.
Oggi il tema che affronta con gli amici seduti con lui al tavolino del caffè che occupa ogni mattina, è quello della guerra che sta devastando lo stato di Israele.
“Quello che deprime”, dice, “è l’attitudine che hanno quasi tutti quelli che commentano questa vicenda, a schierarsi automaticamente. Sembra non esistano alternative, che tutto il male, il marcio e l’ingiusto stiano da una parte, tutto il bene e il bello dall’altra!
Ti schieri “senza se e senza ma” per i palestinesi? Automaticamente tendi a mettere in secondo piano il massacro di una settimana fa.
Ti schieri “senza  se e senza ma” per Israele? Automaticamente ti sembra una scelta se non sana, quanto meno inevitabile, quasi una mossa obbligata, quella di costringere centinaia di migliaia di persone ad andarsene dalla loro terre per intervenire poi militarmente sulla striscia di Gaza.
Ecco, io detesto queste riflessioni “automatiche”. Sono il segno di un pensiero “obbligato”, non libero.
Per me la libertà di pensiero è quando ti alzi ogni giorno deciso a ragionare con la tua testa.
Mentre sono in molti quelli che prima di prendere posizione si accertano di essere nella stessa corrente e in compagnia di altri salmoni del loro stesso colore.
Mi viene in mente “L’Isola del tesoro”.
Ricordate bene il romanzo, si?
Ad un certo punto, subito dopo lo sbarco nell’isola, l’equipaggio si divide in due.
Da una parte i gentiluomini e i loro servitori, dall’altra i pirati capitanati da John Silver.
Ben presto nell’isola viene trovato un vecchio fortino.
In un primo tempo viene occupato dai “gentiluomini”, successivamente dai pirati.
Ecco a cosa penso quando sento parlare molti intellettuali che si professano liberi pensatori: a quel fortino, nel quale si possono trovare gentiluomini o pirati. Ma mai contemporaneamente .
Molti dei sedicenti liberi pensatori stanno in quel fortino.
Si sentono protetti dal fatto di stare in buona compagnia.
Si sentono gratificati perché non è il loro pensiero , ma l’appartenenza – leggi: il fortino- a qualificarli come gentiluomini o pirati.
Perché più che desiderosi di esprimere un pensiero autonomo, aspirano all’allineamento.
Vogliono a tutti i costi restare nel fortino dei gentiluomini in cui tutti sono buoni, leali, onesti, solidali, disinteressati, giusti.
Oppure in quello dei pirati in cui tutti aspirano a mostrarsi disinvolti, concreti, decisi a tutto, realisti.
Nessuna contaminazione è ammessa tra i due mondi.
Il “gentiluomo” che fa un’osservazione animata da sano realismo è guardato con sospetto almeno quanto il “pirata” che si lasci scappare un ragionamento sui valori.
Onestamente, per restare alla metafora, preferisco essere come Jim Hawkins, il protagonista del romanzo, che per alterne vicende, si trova quasi sempre fuori del fortino.”
“Ok, d’ora in poi ti chiameremo Jim, invece che Alvise!”, dice uno degli amici.
Il vecchio sorride, poi beve il suo caffè.
Io vado a pagare il mio.

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