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Partiti e politici

Lo scandalo di un presidente che parla di neutralità come fossimo in guerra

di Michele Fusco
7 Maggio 2018

Questa crisi di governo ci consegna una enorme novità, che parte dal lessico politico per arrivare alla sua sostanza scandalosa. Sostanza scandalosa che è tutta in carico – giusto per non girarci troppo attorno – alla figura del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale per uscire dalla secche imposte dall’evidente situazione di stallo che deriva da elezioni “monche”, ha consegnato all’opinione pubblica, che era in trepida attesa di sue deliberazioni, l’espressione «governo neutrale». Come se in Italia esistesse un vero e proprio conflitto bellico. Come se alle porte, pressanti, incombessero veri pericoli per la nostra democrazia. Come se in un luogo terzo, fuori dal tempo, ottimati senza colore politico si stessero addestrando alla bisogna. Si potevano usare espressioni classiche, dal governo tecnico, a quello di decantazione, per arrivare a quello di scopo, e invece no, il presidente ha deliberatamente scelto l’espressione politicamente più forte: «Governo neutrale». Siamo forse in guerra, veramente?

È chiaro che quella espressione è un giudizio di merito rispetto alle forze politiche che hanno avuto più consenso alle ultime elezioni, e cioè Cinquestelle e Lega. C’è, da parte di Mattarella, una sorta di discesa in campo, un’inaccettabilità della situazione da primissima Repubblica, che porta il Capo dello stato a giudicare molto negativamente non solo l’incedere politico di queste due forze, che evidentemente gli hanno fatto perdere la pazienza, ma anche la sostanza politica delle proposte ricevute. È del tutto chiaro che Mattarella ha deliberatamente scelto di non usare l’espressione “governo tecnico” perché, nel cuore dei cittadini, avrebbe scatenato i ricordi horror di quel governo Monti, con relativi pianti in diretta, che portò più di un dolore alle famiglie italiane. E sin qui passi. Ma le parole hanno sempre un senso e dare un nome alle cose è la proprietà più diretta ed efficace del buon politico. Dire “governo neutrale” è configurare una stato di guerra che non esiste in natura e che nulla può giustificare. A meno di non considerare Lega e Cinquestelle come sostanzialmente eversivi e non ci sarebbe nulla di male perché è ciò che pensa «l’altra» parte del Paese. Solo che considerarli “eversivi” di fatto, prima ancora che abbiano potuto governare (e non ne sono stati capaci perché entrambi molto, molto, scarsi) è un inedito che la Repubblica non aveva ancora vissuto. Ci è voluto Mattarella. Che però vive la sua bolla di consenso come d’abitudine tutta italiana.

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