Partiti e politici
Un concorso per il titolo peggiore, il Minculpop renziano travestito da X-Factor
FIRENZE – Immaginiamo che la preparazione della Leopolda abbia previsto un tot. Anzi, diversi tot. Un tot per pensare, un tot per organizzare, un tot per provocare, un tot per divertire, un tot per approfondire. E poi un tot per rin-scemire. Non sappiamo a chi sia stato affidato questo tot, preziosissimo appezzamento di terra che in una leggerezza consapevole porterebbe a splendidi risultati: a non prendersi sul serio, a battere la strada dell’ironia o meglio ancora dell’autoironia, a giocare per il gusto di giocare sapendo di sé e dei propri limiti. Non sappiamo dunque a chi ascrivere il tocco di delicatissimo genio – seppur qualche sospetto ci frulli – che ha portato il direttorio leopoldino a varare lo straordinario concorso a premi «Scegli il peggior titolo di giornale» – Renzi se non ricordiamo male ha parlato di titolo idiota – che sino a domenica potrà essere aggiornato qui sul sito della Leopolda . Con un rapido sguardo, potrete apprezzare la profondità dell’iniziativa, che nella ragionevolezza di persone sagge avrebbe dovuto abbracciare se non l’intero arco giornalistico, almeno una sua buona parte. Ma come no. Le 11 copertine scelte con cura dal Minculpop leopoldesco sono tutte del Fatto Quotidiano e di Libero. Una sola, povero Sallusti, la conquista Il Giornale. Tutto il resto, la grande stampa della borghesia, dei gruppi industriali maggiori del Paese, niente di niente.
Evidentemente, nella confezione di questa imponente iniziativa, che lascerà certo tracce incancellabili nello scontro tra Potere e giornalismo, nessun controgenietto della confraternita renziana ha alzato timidamente il dito per sottoporre all’Ideatore maximo la perplessità che sarebbe uscita a un ragazzino tredicenne, indicando la luna: ma quei giornali insieme faranno al massimo centomila copie! In sede di presentazione, infatti, il Renzi si era venduto la confezione come una sintesi intelligente e pedagogica di come la stampa, la libera stampa, possa stravolgere in assoluta malafede il lavoro di un libero governo, stravolgendone intenzioni e risultati finali. Insomma un trattatello di pronta beva (o bava) con succulenta votazione da casa. Seguendo esattamente le indicazioni del premier, se ne deduce quindi che i tre/quattro milioni di quotidiani che si vendono ogni giorno in edicola, meno i centomila di cui sopra, interpretano perfettamente il verbo renziano e dunque, valutata l’imponente sproporzione, se ne dovrebbe trarre anche la conseguente conclusione e cioè che stiamo vivendo almeno in un regimetto.
Facciamola corta, presidente. Chi ha avuto questa pensata è un fesso perfetto. E lei se ne dovrebbe liberare, perchè la porta su un terreno infido, quello del complotto travestito da giocherello alla X-Factor. Nel qual caso invece il pensatore fosse lei medesimo, allora le contromisure sarebbero certamente più complesse, perché la semplice idea di riconsiderare questa scelleratezza, la porterebbe a dubitare di sé. E la sappiamo un’ipotesi del quindicesimo tipo. Lei, saggiamente, potrebbe valutare con più serenità l’impatto della grande (e anche della piccola) stampa sul suo governo e alla fine porsi l’interrogativo se ci si possa consentire la faccia di tolla di raccontare la favoletta dei giornali che sono contro il governo. Questa non solo è una sciocchezza, non solo è una cazzata monumentale, questa è un’autentica disonestà di cui vergognarsi un po’. Ci stia bene, presidente.
Ps. Per carità di Leopolda, le abbuoniamo i dati Rai sulla “vicinanza” al governo. A tutti i governi, ovviamente.
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