Le cure odontoiatriche sono diventate un privilegio di classe

26 Aprile 2018

La mancata attuazione della Costituzione, stigmatizzata da numerosi comitati, organizzazioni, associazioni, etc trova nell’articolo 32 (“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto…”) una formidabile cassa di risonanza o specchio o cartina al tornasole, insomma un’incontrovertibile prova del nove del fallimento della politica.

A fronte della giusta battaglia per estendere il tasso vaccinale, mal condotta con esasperazione degli animi anziché fornire spiegazioni esaustive; a fronte dei rivoli di spesa che si perpetuano senza sosta, (v. qui, qui e qui); a fronte delle corruttele che minano la fiducia dei cittadini nella sanità pubblica, a fronte della gravissima ingiustizia delle liste d’attesa per le quali il rimedio c’è e non si applica, perché nessuno vuol vederlo, grande è la  doglianza per le mancate cure odontoiatriche alle quali devono rinunciare 4 milioni di cittadini perché non possono permettersi cure esose, senza considerare i  7 milioni di pazienti che hanno pagato parcelle in nero.

Vero è che i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) garantirebbero cure odontoiatriche assicurate dal Sistema Sanitario Nazionale.

Ma la realtà quotidiana è ben diversa. Tra liste d’attesa e deficit di strutture, ormai cura odontoiatrica è diventata sinonimo di spesa out of pocket.

Esiste, dunque, un gravissimo problema di fronte al quale siamo impotenti e che evidenzia le differenze di censo e di pocket tra i cittadini italiani, quelli che il sottoscritto ha definito, per quanto attiene la sanità, intoccabili e bistrattabili. I primi possono affrontare le cure sanitarie, i secondi restano letteralmente a “bocca asciutta”.  Problema che tocca tutte le fasce d’età con dimensioni ancora più severe nel caso di bambini che necessitano di cure ortodontiche.

Perché tutto ciò? Per l’assenza sub-totale di strutture pubbliche.

Malgrado i grandi successi nell’implantologia quale cura avanzata di edentulìe e di condizioni post-traumatiche, malgrado i progressi della chirurgia maxillofacciale, la distribuzione dell’offerta sanitaria in questo settore appare sempre più avulsa dalla potenzialità pubblica, e rimane confinata nel privato.

Eppure si è tentato di colmare lacune culturali possibili, potenziando la didattica con l’istituzione del corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria, della durata di cinque anni (D.P.R. 28 02 1980, n. 135).

Ai giovani laureati è stato assicurato un profilo professionale con la legge 409 del 1985, che ha istituito l’esame di abilitazione all’esercizio professionale. Eppure, nelle Aziende Ospedaliere e nei Centri universitari l’offerta odontoiatrica è limitata all’emergenza di pronto soccorso (o quasi). Le liste d’attesa sono praticamente infinite e i ticket tra i più alti d’Europa.

Di recente, nel Decreto n. 165 del 19 luglio 2016, che pure riguarda varie categorie professionali come notai, farmacisti, avvocati, non si fa cenno a professioni sanitarie come l’odontoiatria. Eppure, 60mila odontoiatri sono in guerra contro un gruppo di cliniche organizzate, che sperano di entrare nel mercato a prezzi imbattibili con 500 centri aperti in Italia e un fatturato presumibile stimato in 450 milioni.

di euro.  Non va dimenticato che solo lo Stato ha la prerogativa di valutarne competenza e ammissibilità nel sistema di cura e ha anche il dovere di verifica professionale nell’interesse dei cittadini. E il sistema di cure odontoiatriche sembra invece un’incubatrice di laboratorio per un percorso di privatizzazione estrema, di fronte alla quale il SSN sembra impotente.

Ciò malgrado, ogni Facoltà di Odontoiatria ha le carte in regola, quanto a background culturale, organizzazione e potenzialità di attrezzature, per assumere quota parte della domanda per conto del SSN, liberando le risorse del privato cittadino destinate a queste cure.

La cura risiede allora nella stipula di polizze assicurative? La risposta è NI!

Secondo il D.M. (Ministero Salute) del 31 marzo 2008  le forme contrattuali assicurative, aziendali o provate,  devono assicurare prestazioni di assistenza odontoiatrica non comprese nei livelli essenziali di assistenza per la prevenzione, cura e riabilitazione di patologie odontoiatriche. Va ricordato e mai dimenticato che il Ministro di allora era Livia Turco.

Secondo Swiss Re Economic Research e Consulting, “nel mercato assicurativo italiano solo il 4% degli italiani gode di polizza sanitaria, in genere acquisita da lavoratori autonomi e da componenti del ceto medio-alto. Il 70% dei premi deriva da polizze assicurative collettive”. Da tenere in considerazione l’alto interesse del paziente per la copertura di cure odontoiatriche alle quali le Compagnie per obbligo di legge sono tenute a fornire il 20% delle prestazioni”.

Si deduce che anche le compagnie abbiano preso atto del Decreto Turco. Ma tutti lo dimenticano e si continuano a pagare polizze dai costi impossibili a dispetto del Decreto con il quale il Ministro Turco intendeva invece calmierare il mercato. Termine improprio riferito ad argomenti di salute ma tant’è!

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Biblio

Caviglia S.  Sfida in Senato all’ultima carie. Panorama, n.8, 24 febbraio 2016, pag.82

DM Decreto Ministero della Salute, 31 marzo 2008 (G.U.18.06.2008). Ambiti di intervento delle prestazioni sanitarie erogate dai Fondi sanitari integrativi dal SSN e da enti e casse aventi esclusivamente fini assistenziali G.U. 141, 18.06.2008

DPCM 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502”.

Ferrara A. Quinto Pilastro, il tramonto del SSN, Bonfirraro, 2016

Swiss Re Economic Research e Consulting “Il mercato assicurativo italiano”, agosto 2012

TAG: art.32 della Costituzione, Cure odontoiatriche, diritto alla salute, sanità
CAT: Polizze assicurative, Sanità

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