Medicina
“Attenzione, anche sui vaccini antinfluenzali siamo tornati indietro di 15 anni”
Un vaccino “super” per aiutare gli anziani a sconfiggere con più efficacia il virus. Si chiama “adiuvante” perché è un aiuto concreto per le persone anziane, in cui anche il sistema immunitario è soggetto all’invecchiamento, a produrre anticorpi più forti contro l’influenza. È l’ultima frontiera della prevenzione nei confronti di quelle persone per le quali ammalarsi può rappresentare un rischio maggiore, soprattutto per le conseguenze che può portare per loro un male di stagione. Un vaccino che si sta facendo largo nel mondo: nei giorni scorsi la Food and drug administration ha approvato anche negli Stati Uniti l’MF59 di Seqirus: un vaccino adiuvato di cui ben 40 studi clinici hanno testato la sicurezza e l’efficacia nello stimolare la risposta immunitaria.
Michele Conversano, igienista è convinto sostenitore dell’efficacia di questi vaccini: “La vaccinazione contro l’influenza è uno dei presidi di prevenzione più importanti, per tutti, ma in particolar modo per quelli che per patologie concomitanti – cardiopatie, diabete, ipertensione, sistema immunitario – o per età, soprattutto i soggetti con più di 65 anni, in cui il sistema immunitario subisce quel fenomeno dell’immunosenescenza, fanno fatica a produrre anticorpi, ma hanno bisogno assolutamente di essere vaccinati, per proteggersi dall’influenza e soprattutto dalle complicazioni che a questa età sono molto più frequenti”. Conversano in queste settimane è impegnato assieme a molti altri in una campagna di corretta informazione sulla vaccinazione: anche per questo ha creato Happy Ageing, organizzazione che fa leva su vari soggetti, tra cui l’associazionismo e le organizzazioni sindacali, per raggiungere l’obiettivo di sgombrare il campo dalla disinformazione: “Per i soggetti anziani – continua nella spiegazione – per questo il fenomeno dell’immunosenescenza, abbiamo bisogno di vaccini particolarmente indicati a questa fascia d’età. Quindi abbiamo bisogno di vaccini adiuvati come quello con l’Mf59, che servono a far riconoscere meglio l’antigene dal sistema immunitario. e quindi a far produrre anticorpi molto più forti e più numerosi”.
Informare in piena campagna è antinfluenzale una priorità: occorre assolutamente aumentare la percentuale di persone che si vaccinano. Gianni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità lancia l’allarme: “Purtroppo negli ultimi anni le coperture vaccinali sono calate, non solo quelle che riguardano l’età infantile, ma anche la vaccinazione che si fa contro l’influenza. Di fatto, per quanto riguarda la vaccinazione antinfluenzale siamo scesi sotto il 50 percento di copertura. E’ come tornare indietro di 15 anni, alla fine degli anni 90 e all’inizio degli anni 2000 quando le coperture erano basse”. Una china pericolosa: “Abbassare le coperture vaccinali vuol dire che le persone più a rischio possano contrarre l’influenza oltre ad avere una maggiore probabilità di sviluppare complicanze, come bronchiti, broncopolmoniti che in alcuni casi possono essere letali”.
E la stagione 2015 è la buona occasione per recuperare terreno convincendo chi ancora non ne è consapevole a fare la scelta giusta. Ed a farla in questo momento, in cui non siamo ancora nel picco del contagio, atteso tra dicembre e gennaio. Secondo la rete di sorveglianza Influnet al 15 novembre, infatti, i casi erano 193 mila : “Per quest’anno – continua Rezza – ci aspettiamo una stagione influenzale nella norma. In genere l’influenza colpisce da tre a sei milioni di persone. Questa variazione dipende dall’attività del virus influenzale che è mutevole. Più questo virus muta più è in grado di trovare persone suscettibili e quindi di diffondersi più rapidamente”.
Secondo la recente indagine svolta da Metis, la Società scientifica dei medici di medicina generale su un campione di 1000 medici del settore, il 99,7% di questi considera la vaccinazione anti influenzale uno strumento prioritario di prevenzione. Solo il 30 percento, però è soddisfatto delle azioni pubbliche che sono state messe in atto per promuovere la vaccinazione. Oltre il 57% dei medici ha dichiarato di aver adottato il vaccino adiuvato. Solo il 40 %, però, ha potuto scegliere quali vaccini richiedere alla Asl di riferimento: “ E’necessario potenziare il ruolo della medicina generale nella governance della politica vaccinale perché il medico possa scegliere il vaccino migliore per il paziente, valutandone con attenzione la storia clinica” avverte Tommasa Maio, responsabile della Federazione dei medici di medicina generale del progetto “MMG e vaccinazioni”.
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