Religione
Quel silenzio di papa Francesco sul crimine più grave della Chiesa
Scrivo questo articolo a un mese dalla morte di papa Francesco. Perché anche se sono ateo, e credo anzi di potermi definire perfino un ateo militante, credo nel rispetto delle persone. Immagino che il dolore di molti credenti per la morte del loro leader spirituale sia reale, e un dolore reale merita rispetto.
Ora che il corpo di papa Francesco riposa in Santa Maria Maggiore e la sua vicenda appartiene alla storia, dovrò aggiunge tuttavia una nota dissonante al coro commosso di quanti hanno visto in quel papa l’apertura ad una Chiesa altra e, laicamente, ad un’altra politica. Non sarò l’unico, naturalmente. Il giorno stesso della morte del papa Cinzia Sciuto ha scritto su “MicroMega“: “Senza tanti giri di parole, papa Francesco è stato un papa profondamente reazionario e misogino”. E ha ricordato che Jorge Bergoglio ha più volte definito aborto l’omicidio, ha “espresso se non condivisione certamente comprensione per chi ha perpetrato la strage della redazione di Charlie Hebdo” e “non ha esitato a prendere carta e penna per il tramite della Segreteria di Stato vaticana quando in Italia si stava tentando di approvare il ddl Zan, appellandosi ai doveri dello Stato italiano in base al concordato”.
Tutto vero. Aggiungerei anche che dopo il pontificato di papa Francesco il Catechismo della Chiesa cattolica, ossia la sintesi per così dire ufficiale della dottrina della Chiesa cattolica, resta un libro carico di odio non meno del libro di quel tale generale. Un libro in cui si leggono, ad esempio, cose terribili su di me e sulla mia famiglia. Perché io non sono sposato, convinto, come la mia compagna, che il legame tra due persone che vivono insieme sia centrato su come come il rispetto, l’ascolto, l’amore, e non su un qualsiasi atto cerimoniale o giuridico. Io, la mia compagna e mio figlio per il Catechismo della Chiesa Cattolica non siamo una famiglia. Anzi: non solo non lo siamo, ma la nostra stessa presenza, la nostra vita quotidiana, il nostro amore sono una offesa e una violazione. Tutte le situazioni in cui una coppia convive senza matrimonio (“concubinato, rifiuto del matrimonio come tale, incapacità di legarsi con impegni a lungo termine”), vi si legge (par. 2390)
“costituiscono un’offesa alla dignità del matrimonio; distruggono l’idea stessa della famiglia; indeboliscono il senso della fedeltà. Sono contrarie alla legge morale: l’atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione sacramentale.”
Io, la mia compagna e mio figlio di tre anni offendiamo la famiglia. Siamo contrari alla legge morale. E siamo gravi peccatori. Spero che il documento scagioni almeno nostro figlio, riconoscendo in lui semplicemente un figlio del peccato.
Questo è odio sociale. Ed è un odio – non l’unico – che persiste immutato anche dopo il pontificato di papa Francesco.
Ma non è di questo, ho detto, che voglio parlare. Voglio parlare del silenzio di papa Francesco. Un papa che ha parlato tantissimo e di ogni cosa, come sempre fanno i papi. Ha anche scritto tanto, e anche questa è una cosa che fanno i papi. Mi pare che i libri di papa Francesco siano più commerciali dei libri degli altri papi, e anche più scadenti, ma nemmeno questo è il tema di questo articolo.
Il tema di questo articolo è il silenzio del papa sul crimine più grave della Chiesa degli ultimi decenni.
Non parlo della pedofilia, che pure è un crimine terribile che ha devastato le vite di centinaia di migliaia di bambini. C’è un crimine perfino più odioso della pedofilia, un crimine che tocca paure ancestrali e che non a caso associamo, in modo assolutamente arbitrario e ingiusto, a soggetti marginali come le persone Rom.
Una inchiesta del 2011 della BBC ha cominciato a far luce su un traffico di neonati che ha coinvolto preti, suore e medici in Spagna, dagli anni Trenta – i tempi di Franco – fino agli anni Novanta. Un uomo, Juan Luis Moreno, riceve in punto di morte una rivelazione dal padre: non è il suo vero padre, ha comprato il figlio da un prete a Saragozza. Con un amico, anch’egli venduto da neonato, l’uomo si rivolge a un avvocato. Quindi ne parlano ai giornali. Molte altre storie simili arrivano. Si comincia a delineare un quadro terribile: le stime parlano di trecentomila bambini sottratti alle madri e venduti.
Subito dopo il parto il neonato veniva portato via per i controlli di rito. Ma non tornava più. Si diceva alle madri che c’erano state complicazioni e il bambino era morto. Mancava il corpicino del neonato, ma chi poteva mettere in discussione la parola di un prete? Le vittime erano famiglie povere, marginali, o sgradite al Regime per le posizioni politiche, ma i crimini sono andati anche dopo la fine del Franchismo.
Con ogni probabilità non è avvenuto solo in Spagna. Nel dicembre del 2023 il giornale “Het Laatste Nieuws” ha denunciato in un podcast che circa trentamila neonati sono stati rubati alle madri e venduti in Belgio, dalla fine della seconda Guerra Mondiale fino agli anni Ottanta. Le ragazze madri venivano accolte in ospedali legati alla Chiesa. Alcune erano sottoposte ad anestesia forzata. Al risveglio, il bambino era scomparso. Venduto per cifre che potevano raggiungere anche i centomila franchi. Secondo Marleen Adriaens, fondatrice dell’associazione Mater Matuta, è possibile ipotizzare che tutti i conventi di suore offrissero un vero e proprio servizio di vendita dei neonati.
Anche in Italia, secondo la giornalista americana Maria Laurino, autrice di Il prezzo degli innocenti. Come il Vaticano ha sottratto migliaia di bambini alle loro madri (Longanesi, 2023) migliaia di bambini vennero venduti a coppie cattoliche americane. Il libro, che getta con ogni probabilità una luce parziale su un fenomeno molto più esteso, è passato in Italia quasi del tutto inosservato.
Quando è scoppiato lo scandalo in Spagna era papa Joseph Ratzinger. Nessuno si aspettava una presa di posizione da parte di un papa il cui pontificato non ha brillato per apertura. Se qualcuno si aspettava qualcosa da papa Francesco, è stato deluso. Non una sola parola, da un papa che ha parlato di tutto, sui bambini rubati dalla Chiesa. Anche quando lo scorso anno ha parlato, in occasione della prima Giornata Mondiale dei Bambini, di “tutti quei bambini a cui ancora oggi con crudeltà viene rubata l’infanzia”, ha dimenticato di dire che molto spesso a rubare l’infanzia sono stati preti e suore della Chiesa cattolica.
Si può considerare di poco conto, questo silenzio, solo se si considera di poco conto quel crimine. E se così fosse non mi meraviglierei. Ci stiamo abituando, di nuovo, a considerare normali le più terribili atrocità. Anche quando sono atrocità che riguardano bambini.
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