Peter Stein, una “Festa di compleanno” molto “Pinteresque”

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11 Gennaio 2023

Perfetto. Non fa una grinza. Peter Stein riprende Harold Pinter in uno dei testi chiave del Premio Nobel inglese che, per inciso è anche il più rappresentato: “Festa di compleanno”. Nel farlo_ed è la seconda volta che accade con Pinter, visto che dieci anni fa mise in scena “Ritorno a casa” _ il teatrante tedesco non si lancia in alcuna attualizzazione del testo. Al contrario costruisce un allestimento da collocare dentro una bacheca protetta come un quadro d’autore. Esempio di alta scuola: osservare con attenzione e mandare a memoria. Soprattutto in tempi come i nostri di diffusa povertà drammaturgica: la riflessione, ça va sans dire, vale per Pinter come per Stein. Lo storico regista tedesco, da tempo residente in Italia, autore di messinscene importanti e capofila di quel miracolo che fu negli anni Settanta la berlinese Shaubuhne, collettivo rivoluzionario popolato da attori come Bruno Ganz, Michael Koning, Jutta Lamp e altri, ha affrontato un classico pinteriano confezionandolo a modo suo. Allestimento rispettoso nel testo quanto avvolto in un’aura di sacralità temporale (come apparizione unica di una lontananza, per quanto questa possa essere vicina). Bello e impossibile. “Festa di compleanno”, giunto da un tempo che non c’è più, mantiene intatto l’allure eversiva e radicale di un’opera che a suo tempo ha fotografato in modo impietoso e quasi osceno la realtà di un Paese e una società come quella inglese, uscita a pezzi dalle due guerre mondiali. Tramortita e ferita, quanto oggi è scossa nel profondo nei valori di un tempo, disorientata sul proprio futuro. Lo fa in modo lineare marcando discretamente sul dramma l’imprinting di maestro di razza. Grazie anche ad un cast di livello che risponde perfettamente alle sue indicazioni.

“Festa di Compleanno”. I coniugi Bowles durante il breakfast. A sinistra Meg (Maddaena Crippa) ,e destra Petey (Fernando Maraghini), regia di Peter Stein

Iniziando da Maddalena Crippa, attrice meravigliosa (nella vita anche compagna del regista) e perfetta nel ruolo di Meg, casalinga un po’ svampita proprietaria del bed and breakfast di una cittadina sulla costa inglese. Alessandro Averone è un convincente e tormentato Stanley, uomo in fuga di cui nulla si conosce, tranne che una volta si esibì come pianista. Vive da un anno come parassita nella locanda, coccolato dalla proprietaria che lo vizia come un figlio o un amante e con la quale ha probabilmente avuto una storia. Gianluigi Fogliacci interpreta un appesantito Goldberg, dai modi spicci e volgari. Assieme ad Alessandro Sanpaoli (McCann) forma una coppia poco raccomandabile: potrebbero anche essere dei gangster. Forse si, forse no. Il loro arrivo improvviso sconvolge il tran tran quotidiano spingendo in alto la temperatura. Fernando Maraghini è Petey, il marito di Meg, silenzioso, sempre intento a sfogliare il giornale. Segue tutto con distacco defilandosi al momento giusto. Infine c’è la vicina di casa, Lulu, interpretata da Elisa Scatigno, amica di Meg, giovane donna in cerca d’amore. L’allestimento, prodotto da Tieffe Teatro di Milano e il Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale con Viola produzioni, sta attualmente girando il Paese in una lunghissima tournée che ha toccato nei giorni prima del Natale anche il teatro Massimo di Cagliari per la stagione Cedac. Cuore del dramma è appunto la festa per il compleanno di Stanley Webber (in realtà non è quella la data). Una notte dove tutto accade nella living room della pensione. Qui il festeggiato, profondamente scosso dall’arrivo di Goldberg e McCann ha una crisi di nervi, aggredisce Meg e tenta persino di stuprare Lulu… finchè verrà accompagnato dai due nella sua stanza e, l’indomani, portato via, lontano dalla pensione, per essere “curato”. Mistero e minaccia. Non ci sono indicazioni precise su quale sia la reale identità dei personaggi. Almeno di quelli principali. Stanley, Goldberg e McCann. Chi sono nella realtà?

La casalinga Meg (Maddalena Crippa) e il giovane pensionato Stanley Webber (Alessandro Averone) che da un anno vive nella locanda dei coniugi Bowles

Il mistero è l’elemento noir per eccellenza che caratterizza la pièce di Pinter. Il trentenne, forse un ex pianista, Stanley Webber, vive (o si nasconde?) da mesi nella pensione di Meg trascorrendo il tempo senza fare nulla. Entra nel mirino di Goldberg e MacCann, il primo sulla cinquantina, l’altro più giovane di una decina d’anni che, arrivati nella pensione iniziano a ronzare attorno al giovane come se lo conoscessero da prima. Lo interrogano in modo poliziesco con domande che trasmutano presto in attimi di comico nonsense. Interrogativi retorici che sorprendono per l’assurdità (“Perchè fai impazzire la signora, Stanley?” “Perchè ostacoli tutti Webber?”) ma sottendono un’atmosfera continua di minaccia, questa sì reale ed autentica. Supportano la festa di compleanno, certamente non voluta da Stanley, ma lanciata in modo entusiastico dalla sessantenne padrona di casa che inviterà a parteciparvi anche l’amica ventenne Lulu, segretamente invaghita dell’ex pianista. Ma è Meg la reginetta della serata: la“bella del ballo” che ride, danza, gioca… Festa che, complice l’alcol, presto virerà in dramma. Eppure “Festa di compleanno” si apre in un modo banalmente quotidiano. Il sobrio allestimento scenografico, un anonimo decor british e piccolo borghese, da anni sessanta, fotografa infatti la pièce all’ora del breakfast con i coniugi sessantenni Bowles. Una mattina qualunque: i cornflakes, il tè, la lettura dei giornali: niente di più maledettamente inglese. Sembrerebbe simile a tanti debutti di tranquillizzanti commedie borghesi. Invece no. L’azione sale di intensità e si carica di un’aria sinistra che lascia presagire un girone infernale. Il centro ruota via via attorno a uno Stanley impaurito, sempre più fuori di sé, senza l’aria strafottente delle sue giornate solitarie. Il cinquantenne Goldberg sembra tenere i fili del gioco appoggiandosi al socio, l’irlandese McCann, intento a tagliare serialmente gli articoli del giornale. E allo stesso tempo seduce Lulu, facendola accomodare sulle sue gambe. La pièce aumenta il ritmo con i personaggi che non fanno altro che sedersi e alzarsi nervosamente, e di continuo, come starlettes di un varietà dentro una girandola di farsa e minaccia.

Un primo piano dell’attrice Maddalena Crippa che interpreta il ruolo di Meg nella pièce di Harold Pinter “Festa di compleanno”, la  regia è di Peter Stein

Quando ogni atto dei protagonisti sembra avere una logica precisa e un senso, questo presto si risolve in una modalità assurda, apparentemente distante da ciò che era un attimo prima. Incredibile, ma è anche per questa caratteristica, tra le altre, che al suo apparire, più di sessanta anni fa, era il 1958, “Festa di compleanno” fu un flop, stroncato dalla critica dell’epoca. Non tutta. Solo un giovane, Irvin Wardle _ che in seguito divenne anche amico del commediografo _ nella recensione uscita nei mesi di Luglio-Agosto del 1958 sulla rivista “Encore” riconobbe la genialità dell’autore affibbiando ai suoi drammi in pratica per primo, la definizione di “comedy of menace” o “teatro della minaccia” come risposta non convenzionale alla prosa del tempo.

Da questo momento in poi in considerazione anche dell’unicità delle opere viene l’appellativo nato dallo stesso cognome dell’autore, “Pinteresque”, ad indicare gli elementi comuni alle sue opere: cioè il senso di minaccia unito a un evidente minimalismo e l’apparente casualità dei discorsi che contengono al loro interno lunghe pause realistiche. In questo senso “The Birthday Party” è opera inserita in modo netto in quella linea definita come teatro dell’assurdo con cui ha in comune la confusione e il caos assieme alla polverizzazione del linguaggio stesso. In questo trasmette alienazione e diffusa solitudine. Che in Pinter vengono accresciuti da incombente minaccia, intrusione dal mondo esterno, paura della società. Così dopo aver portato lo scompiglio nella pensione, facendo esplodere tensioni e conflitti, Goldberg e McCann, dei quali si continua a non conoscere i motivi del loro arrivo e la finalità della loro presenza hanno spinto all’estremo le risorse di autodifesa di Stanley che, dopo aver tentato di strangolare Meg e di stuprare Lulu crolla inesorabilmente. E’ il terzo e ultimo atto. La mattina dopo la festa. Torna il momento della colazione. Petey sfoglia il giornale, Meg prepara il breakfast come nell’incipit della pièce ed esce per fare la spesa. Goldberg informa Petey che Stanley ha avuto un crollo nervoso. McCann conduce nella sala Stanley: questo non è in grado di emettere alcun suono. Catatonico. E’ il momento di partire: Goldberg e McCann portano via l’ex pianista verso la loro auto dicendo a Petey che Stanley ha bisogno di cure specialiste. Ci penseranno loro a farlo curare. Petey chiede di lasciarlo stare. Mentre lo stanno portando via grida: “Stan, non farti dire quello che devi fare da loro!”. Meg rientra e chiede di Stanley. Petey le nasconde la verità.

Stanley e Meg discutono nella living room che ospiterà la festa per il compleanno dell’ex pianista Webber

Meg: “Dov’è Stan? E’ già sceso Petey?

Petey: No… è…

Meg: Ancora a letto?

Petey: Si, sta… ancora dormendo.

Meg: Ancora? Ma è in ritardo per la colazione.

Petey: Lascialo… dormire.

A questo punto Meg parla della festa. “Io ero la più bella della festa” dice.

Petey: Davvero?

Meg: Lo hanno detto tutti.

Petey: Ne sono sicuro.

Meg: Davvero. Lo ero… Lo so che lo ero.

Cala il sipario.

“I 63 anni che sono passati dalla creazione del “Compleanno di Harold Pinter non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante”. Così Peter Stein, nel rendere omaggio all’opera e all’autore precisa meglio la sua idea sull’opera stessa.

“L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione. La domanda: “chi siamo noi?”, alla quale non possiamo mai rispondere perché una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore”.

E’ innegabile che su alcuni temi generali la forza censoria e critica di Pinter conservi ancora punte acuminate. Il suo teatro, sostanzialmente, mostra in primo piano il malessere di un mondo sempre più alla deriva. In quel mare emergono solo devastanti, egoiste o malandate solitudini di uomini e donne incapaci di essere solidali e altruisti. Semmai il problema è che proprio quel mondo efficacemente descritto in “Festa di Compleanno”, e familiare anche alla generazione dei baby boomers è scomparso. Soprattutto in Inghilterra, oggi un Paese che si dibatte in una crisi economica e di valori in cui le premesse stavano proprio nel mondo di Meg e Petey. Dissolto il British Empire, anche la piccola borghesia ha conosciuto sempre più depauperamento e perdita di sicurezza economica e sociale. Con il fantasma della povertà che oggi si aggira inesorabilmente, spuntando dagli scaffali dei supermarket. E non è certo una Brexit che può recuperare il tempo perduto o far rinascere le glorie della grande Inghilterra del passato oggi minacciata anche al suo interno da crisi e voglia di andarsene (vedi le ambizioni autonomiste della Scozia). Quella porzione importante di vissuto e di storia appare non solo sfocata, ma addirittura sconosciuta a chi è nato dopo i Settanta.

Un’altra immagine in primo piano dell’attrice Maddalena Crippa (Meg) durante la festa del compleanno di Stanley con la regia di Peter Stein

Il problema non è certo di Stein naturalmente che ha ostinatamente fatto con diligente cura il suo lavoro, mettendo in scena “Festa di Compleanno” nel modo più “pinteriano” possibile: una gioia assoluta per studiosi e spettatori professionisti ovviamente. Restano i grandi temi, come accennato inizialmente e, rispetto ai tempi attuali, una comune società del malessere, incerta del proprio destino, incapace di superare e andare oltre i disastri della storia. In questo sì, ancora una volta abbastanza profetica, nel leggere quello che accadrà solo venti anni dopo il debutto di quello che rimane uno dei più grandi monumenti della storia del teatro dell’assurdo, al pari di tanti lavori di Beckett. “Festa di compleanno” infine, incubatore e denominatore comune di quelle spinte ed esplosione generazionale di rabbia che fu la “generation no future” del movimento punk.

“Festa di Compleanno” che si avvale anche delle scene di Ferdinand Woegerbauer, i costumi di Anna Maria Heinreich e le luci di Andrea Viola sarà di scena dal 13 al 15 gennaio al Comunale di Ferrara: dal 17 al 19 gennaio, al Chiabrera Comunale di Savona, dal 27 al 29 gennaio al “Duse” di Bologna; dal 31 gennaio al 12 febbraio alla Sala Umberto di Roma; dal 16 al 19 febbraio all’Astra di Torino; dal 21 al 23 febbraio all’Eleonora Duse di Genova; il 28 febbraio al Ponchielli di Cremona; dal 4 al 5 marzo al Teatro Due di Parma.

Nella foto il regista di origine tedesca Peter Stein da molti anni residente in Italia, autore della messa in scena di “Festa di Compleanno” di Harold Pinter

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CAT: Teatro

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