Teatro e danza d’autunno, festival e debutti da Genova a Roma

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30 Ottobre 2021

Autunno, superata in buona parte la pandemia, per danza e teatro fioriscono i debutti sul palcoscenico mentre la stagione dei festival conosce una più riflessiva coda. Appuntamento di eccellenza in questo senso è sicuramente il festival del Teatro Akropolis a Genova, da sempre attento alle origini del teatro con ficcanti lavori di studio corredata da una interessante attività editoriale che ha supportato finora ricerca e sperimentazione selettiva e rigorosa sui linguaggi del corpo (vedi l’attenzione sempre di livello verso il butoh e gli epigoni occidentali di questa forma raffinata di dance-cabaret giapponese) accanto alla curiosa partecipazione e testimonianza di quanto di inedito si muove nel campo della scena. “Testimonianza, ricerca e azioni” diretto da Clemente Tafuri e David Baronio torna per la sua dodicesima edizione da 4 al 14 novembre (la precedente fu totalmente on line) in collaborazione anche con il Teatro Nazionale di Genova e con altri festival. Si punta alla pluralità dei linguaggi coinvolgendo anche i più giovani con progetti di alternanza scuola-lavoro. In cantiere 21 spettacoli di cui 4 in prima nazionale e due giornate di studio. Le location sono diverse ma non comprenderanno lo spazio della compagnia, attualmente in ristrutturazione. Il tutto si terrà tra: Palazzo Ducale, Villa Bombrini, Sala Mercato del teatro Nazionale e il Museo Biblioteca dell’Attore. Per il palinsesto si riparte dall’edizione 2020 recuperando la visione di quei lavori che per via del lockdown non sono stati rappresentati. Folto il numero degli ospiti: Imre Thormann, Favide De Lillis, Paola Bianchi, Alessandra Cristiani, Chille de la balanza, Masque teatro, Bernardo Casertano, Elena Burani, Opera Bianco, Greta Francolini, oltre alla puntuale presenza dello studioso Marco De Marinis.

La danzatrice Alessandra Graziani, in unmomento della sua coreografia “Nucleo” da Francis Bacon (fotografia di Antonio Ficai)

Questo anno oltre gli spettacoli di danza e teatro entrano in campo i nuovi linguaggi multimediali e il web “scoperti” nella edizione 2020. Per la parte “tradizionale” di questa rassegna, quella dedicata al butoh, da registrare la prima assoluta (il 13) di “Nucleo” da Francis Bacon a cura di Alessandra Graziani. A seguire nella stessa sera anche la prima nazionale dello svizzero Imre Thormann in “The False David”. Le altre prime assolute sono quelle di Davide De Lillis “T9” e “Semmelweis” co-prodotto con Akropolis (11 e 12 alla Sala del Mercato). Prima anche per i padroni di casa che presenteranno la conferenza spettacolo “La parte maledetta. Il viaggio ai confini del teatro”: è un ciclo di documentari diretti da Tafuri e Baronio dedicati ad alcuni protagonisti dell’arte e della cultura che “percorrendo strade molto distanti tra loro, sono arrivati a mettere in crisi l’idea stessa di scena e performatività” varcando cioè quei “confini” in cui si perde il significato del sistema delle distinzioni specialistiche delle varie discipline: danza, teatro, filosofia, letteratura che si rivelano per quello che sono. Dicono i due registi: “una serie di rappresentazioni che attingono a una comune domanda di senso”. I filmati riguardano: Massimiliano Civica, Carlo Sini e Paola Bianchi (14 in prima assoluta). Due prime anche per gli spettacoli di circo: “Piume” di Elena Burani e “Bubble” della compagnia spagnola El lado oscuro de las flores (il 7 e il 9). Il festival si apre il 4 nella Sala Mercato alle 20,30 con “Jump” di Opera Bianco.

Una scena dallo spettacolo “Jump” di Opera Bianco che inaugura il festival di Akropolis teatro a Genova (foto di Marco Boschetti)

La sera successiva verrà riproposta l’intenso “Pragma” di Akropolis. Con Roberta Campi, Domenico Carnovale, Luca Donatiello, Giulia Franzone e Alessandro Romi. Il 6 alle 18,30 (Museo Biblioteca dell’Attore) via al seminario condotto da Marco De Marinis, “La relazione Teatro-Città e il suo rovescio, Laboratorialità, Apolitologia, Terzo Teatro”. La sera Bernardo Casertano propone “Caligola.Assolo.1” studio tratto dall’opera di Camus. L’8 Riccardo Guratti e la compagnia Atacama presenta “Intuition 1” dove Guratti utilizza echi della danza, delle strutture e dei processi alchemici rinascimentali per costruire un rituale di liberazione. A seguire Greta Francolin/Tir danza mette in scena “Annunciazione” . “Riflettendo Napule ’70” è il docufilm di Marco Triarico (il 10) sulla creazione dello spettacolo “Riflettendo Napule ’70” di Chille de la balanza sugli anni Settanta a Napoli e la nascita del gruppo teatrale. “Luce” è invece la breve performance di Masque teatro, (l’11). Paola Bianchi riprende il potente “O.N.” in prima nazionale il 12. Il giorno dopo in live streaming l’incontro di studio su “Fondazioni e filiazioni. La trasmissione del Butoh tra le pratiche e gli studi”. A cura di Samantha Marenzi con Katja Centonze, Éden Peretta e Moeno Wakamatsu.

Un momento dell’intenso spettacolo “Pragma” di Teatro Akropolis con la regia di Clemente Tafuri  e Davide Baronio ripreso in questa edizione del festival

Domenica 14 si apre a Villa Durazzo Bombrini con il progetto “Oscillazioni” curato da Roberta Nicolai, “architettura progettuale che sostanzia la creazione artistica”. L’obiettivo è quello di “creare le condizioni per agire con gli artisti e condividere con loro la condizione e la sfida della ricerca e al tempo stesso mettere gli spettatori a contatto con il centro, con quella zona instabile che realmente muove la scena”. In programma: “Other Othermess” di Paola Bianchi danzato da Barbara Carulli, “Diario performativo: pratiche della trilogia” di e con Alessandra Cristiani e i materiali cinematografici di “Ludi” a cura di Akropolis.

Sarà invece tutto on line la “Settimana delle residenze digitali”, dal 22 al 28 novembre, progetto nato dal bando delle residenze digitali e promosso dal Centro Residenza della Toscana (Armunia-CapoTrave/Kilowatt) in joint venture con una serie di partner (Anghiari dance hub, Amat, Atcl, l’Arboreto, la Corte Ospitale, Teatro della Tosse e Zona K di Milano), le studiose Laura Gemini, Anna Monteverdi e Federica Patti in veste di tutor. Al bando hanno partecipato ben 178 compagnie. Tra questi sono stati selezionati sette proposte che saranno presentati nel corso della settimana delle Residenze digitali. Sono: “Whatever Happens in a screen Stayes” di Chiara Taviani, “The Critters Room” di Jan Voxel, “Woe-Wastage of Events” di Giacomo Lilliu/Collettivo Nar e Lapis Niger; “Dealing with Absence” di Margherita Landi e Agnese Lanza; “Sàl Rite- Studio 0.2” di Fuse; “Into the Woods- La finta nonna” di Lorenzo Montanini, simona Di Maio, Isabel Albertini; “I am Dancing in a Room- La Fauna 2k21” di Mara Cassiani”.

La performer Elena Burani nello spettacolo “Piume” ospite della rassegna genovese dal 4 al 14 novembre (foto di Marco Angelo Dal Dosso)

Danza. E’ una coproduzione internazionale il nuovo lavoro del coreografo Roberto Castello, “Inferno”, che ha messo assieme Romaeuropa Festival Centre Dramatique National di Montpellier – dove andrà in scena al Théâtre des 13 vents il prossimo 27 novembre, il Centre Choréographique National de Nantes e Fondazione TPE – Palcoscenico Danza, dove arriverà invece ad aprile 2022. Lo spettacolo al debutto in prima nazionale i prossimi 12 e 13 novembre al teatro India, non ha nulla a che vedere con le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri ma è al contrario “Un lavoro solare, divertente e giocoso”, così sostiene il coreografo tra i fondatori dei Sosta Palmizi.  Al contrario dei gironi danteschi questo “Inferno” dovrebbe essere più simile al “Paradiso” perché, almeno nell’aspetto è uno spazio che spinge alla competizione, all’essere più belli e responsabili e intelligenti. Insomma questa sì una “condanna infernale” davvero. Ed è il nucleo di ispirazione della coreografia, una tragedia in forma di “commedia ballata”.

Ancora Castello spiega che “Più un balletto che danza contemporanea o forse, parafrasando Achille Bonito Oliva, un trans-balletto , un’opera che utilizza stilemi differenti proprio per il loro valore simbolico e prova a costruire un percorso onirico che affronta diversi aspetti dell’hybris, collocandoli senza giudizio morale in un luogo che è contemporaneamente paradiso e inferno”.

Una suggestiva immagine tratta dalla coreografia “Inferno” di Roberto Castello” atteso al debutto a Romaeuropa Festival (Foto di Giovanni Chiarot)

Utilizzando la retorica “la dileggia, poiché tutto ciò che nega il dubbio come origine della conoscenza è sempre un attacco alla ragione e al libero arbitrio”. Uno spettacolo quindi che si scaglia contro il “Suprematismo” come apoteosi di una retorica fondata su risibili assiomi”concepiti al solo scopo di preservare l’egemonia di un gruppo sociale sull’altro”. Dai vari nazionalismi al maschilismo come i radicalismi religiosi. Castello ha così elaborato una commedia con gli interpreti che “recitano ballando e in cui musiche, costumi e fondali animati in 3D hanno un ruolo assolutamente paritetico”. Sul palcoscenico i danzatori: Martina Auddino, Erica Bravini, Jacopo Buccino, Ricardo De Simone, Alessandra Moretti, Giselda Ranieri e Ilenia Romano. Musica di Marco Zanotti coniAndrea Taravelli. Paolo Pee Wee Durante al Fender Rhodes.

E, fresca di debutto al Romaeuropa Festival, approda domenica 31 ottobre alle 19 al teatro Massimo di Cagliari per la rassegna “Autunno Danza” Simona Bertozzi con il suo ultimo lavoro “Quel che resta” con cui inaugura la collaborazione con la danzatrice Marta Ciappina. Sulla scena le due hanno condiviso una comune esplorazione dello spazio allo scopo di generare nuove visioni. “Quel che resta” per la coreografa è “stato, dapprima, uno dei territori della mappa e delle pratiche tra glaciazione, pelli, fughe per poi divenire l’immagine sovrastante, la bolla, il grado di presenza necessario, lo sguardo condiviso, l’interrogazione inevitabile su cui sostare, per ritrovare il respiro sottile e transitare da una danza all’altra. Da sezione di spazio, “Quel che resta è diventato l’intero organismo, il vivente, una moltiplicazione di vettori, di prospettive, di flessioni anatomiche, di ritmo e tempo. Ci ha rese tessuti connettivi, per immaginare e accogliere altri abitanti, per far riverberare temperature e provenienze, per generare accordi multiformi di ingresso nel movimento, cercando ogni volta inattese capacità di fare mondo. Di generarci stupore».

La coreografa Simona Bertozzi e la danzatrice Marta Ciappina in “Quel che resta” di Bertozzi di scena ad “Autunno danza” di Cagliari (Foto Luca Del Pia)

Ancora da quel ricco contenitore che è Romaeuropa Festival ecco “Cinque danze per il futuro” a cura del coreografo e danzatore Davide Valrosso di scena il 4 e 5 novembre al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma. Lo spettacolo ha debuttato nei giorni scorsi a Nova Gorica in Slovenia. Nei cinque quadri proposti in visione agiscono un danzatore e un musicista che suona dal vivo. Musiche che propongono qualcosa di inedito ogni volta per costruire appunto delle danze per il futuro. Lo spettacolo “mescola il concetto di corpo performativo costruendo un organismo scenico di forma ibrida tra danza e concerto. Si nutre delle particolarità di ognuno degli interpreti, che uniti portano in scena il proprio bagaglio di elementi necessari per il futuro. Ancora Davide Valrosso sarà di scena il 14 novembre al teatro Goldoni di Livorno il 14 novembre con lo spettacolo “Rad. Racconti di altre danze”. Con “Più che danza diffuso” Valrosso sarà di scena il 27 e 28 novembre al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci.

Lupi Solitari. La definizione calza perfettamente sull’attore Roberto Magnani che in solitario con la complicità e coproduzione del Teatro delle Albe ha messo in scena l’atto unico “Siamo tutti cannibali. Sinfonia per l’Abisso” atto unico dal “Moby Dick” di Herman Melville di scena dal 1 novembre sino al 3 alle Artificerie Almagià di Ravenna. Con le musiche eseguite dal vivo dal contrabbassista Giacomo Piermatti intende raccontare le profondità degli abissi che abitano in ogni essere umano. Mentre lo strumento a corda è la voce di fondo del veliero Pequod, con i suoi marinai e le voci del possente capitano Achab alla caccia della sua balena bianca e quelle dell’unico sopravvissuto e narratore, Ismaele. Affiora l’interrogativo: “Siamo tornati indietro o siamo all’inizio di una nuova umanità?”. Anche perchè il Pequod in questo caso potrebbe essere un relitto appoggiato in fondo al mare oppure dentro il ventre di una collodiana balena.

Roberto Magnani di scena alle artificerie Albagià di Ravenna con “Siamo tutti Cannibali” da “Moby Dick” di cui lui stesso cura anche la regia

Naturalmente su tutto è l’amore per il racconto a tinte forti di Melville. “Da quando l’ho letto, poco più che ventenne – racconta Roberto Magnani, interprete unico e regista di questo lavoro _ il “Moby Dick” è stato il mio livre de chevet. Il più grande libro di mare mai scritto, forse il più bel romanzo americano, un caposaldo della cultura occidentale”. Ed è “un libro sulla rovina, sul tramonto della nostra società, canto straziante e psicotico, mistico e delirante”. La regia del suono è di Andrea Veneri. Lo spettacolo è una coproduzione tra teatro delle Albe, festival Crisalide, Operaestate e associazione Perda Sonadora del festival della poesia di Seneghe in Sardegna dove lo spettacolo ha avuto questa estate il suo battesimo del fuoco.

Ancora sino al 31 ottobre alle 18, nella sala del Camino presso il Castello Pasquini di Castiglioncello, per Armunia, uno dei più amati attori della scena contemporanea, Claudio Morganti, si immerge nella lettura in “Il sentiero di nidi di ragno di Italo Calvino”.Così riflette Claudio Morganti: “Ho letto ad alta voce moltissime cose. E altre ne leggerò, perchè leggere non è un ripiego, non è un’attività di serie B: è studio, è indagine, è lavoro. In genere si ritiene che la forma “lettura” sia qualcosa di molto noioso. Certamente lo è! Se chi legge si ostina ad esibir se stesso pur dietro ad un leggìo, la lettura sarà sicuramente, mortalmente noiosa.
Sono molti anni che provo a dire l’importanza e il potenziale di bellezza della lettura, talmente tanti, che comincio a sentire una certa stanchezza. Ecco.
La forza dell’evocazione. Il teatro è anche (e forse soprattutto) evocazione. E l’atto del leggere la pretende. Leggere pretende “evocazione”.
Quando recitiamo, il più delle volte ci accontentiamo di far bella mostra di noi stessi e della nostra presunta ”bravura”. Mentre invece, quando leggiamo, dobbiamo semplicemente sparire in favore dell’apparire di qualcosa più grande di noi, tutto qui.
Se leggendo “Il sentiero dei nidi di ragno” riuscirò a far vedere e sentire quel che io vedo e sento mentre leggo, avrò compiuto un atto che ha a che fare in maniera importante con il teatro”.

In primo piano l’attore e regista Luigi Morra interprete di “TVATT” con le musiche eseguite dal vivo dalla band dei Camera (foto Mena Rota)

Ispirato a “East” e “West” dell’inglese Steven Berkoff è lo spettacolo potente (da rivedere senza se e senza ma) “TVATT”, acronimo per Teorie Violente Aprioristiche Temporali e Territoriali (ma in Campania corrisponde anche a una sorta di sfida: “ti meno”) lo spettacolo di Luigi Morra va in scena il 4 novembre in una sola serata al teatro Palladium di Roma, nell’ambito di “Audience Revolution” progetto della Fondazione Roma Tre Teatro Palladium, con la direzione di Alessandra De Luca. Luigi Morra è in scena con Pasquale Passaretti, Eduardo Ricciardelli e i musicisti della band Camera che eseguiranno le musiche originali dal vivo. “TVATT  trasforma in performance teatrale la violenza degli schiaffi, delle risse e della sopraffazione fisica”. Come quella che Berkoff ritrovava nel East End londinese. In questo caso il focus è piuttosto ad un contesto più legato alla provincia che alla periferia metropolitana. Ci sono posture ed espressioni rituali, frasi di dialetto, “episodi di vita, territorialità e appartenenza che trasudano necessità di conflitto. Tutto diventa linguaggio possibile, per raccontare impulsi esistenziali legati a principi non sempre comprensibili ma al tempo stesso curiosi e carichi di energia”. “TVATT è frutto di un percorso iniziato nel 2014. Nel 2017 i Camera hanno inciso il disco TVATT che contiene le musiche originali del progetto teatrale e nel 2020 è uscito anche il docufilm diretto da Domenico CatanoTVATT immagini dal progetto teatrale”.

Un’altra scena tratta da “TVATT” di Luigi Morra in scena il prossimo 4 novembre al teatro Palladium di Roma (Fotografia di Mena Rota)

 

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CAT: Teatro

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