Come si vota alle elezioni di domenica 4 Marzo

1 Marzo 2018

E insomma, ci siamo. Domenica 4 Marzo si vota per le elezioni politiche che apriranno la diciottesima legislatura. Per la prima volta votiamo col discusso Rosatellum-Bis, che deve il suo nome a Ettore Rosato, già “allievo” di Dario Franceschini ma oggi considerato fedelissimo di Matteo Renzi. Saranno eletti 630 membri della Camera dei Deputati, per cui possono votare tutti i cittadini maggiorenni, e 315 senatori della Repubblica, dove sono chiamati al voto solo i cittadini che hanno compiuto i 25 anni.

La legge assegna circa due terzi dei seggi con sistema proporzionale plurinominale a liste chiuse, e un terzo con un sistema maggioritario uninominale. Per la prima volta è prevista la parità di genere nelle candidature.

Due terzi saranno eletti col proporzionale. Cosa significa?

Per quanto riguarda la Camera dei deputati 386 deputati saranno eletti col sistema proporzionale. I vari partiti, raggruppati in coalizione o meno, candideranno diverse persone (con rigorosa alternanza di genere) in ogni collegio i cui nomi appariranno sulla scheda accanto al simbolo del partito che li candida. I partiti avranno un numero di eletti proporzionale alla percentuale di voti presi a livello nazionale. Un partito che prende il 10%, quindi, eleggerà circa il 10% dei 386 deputati di cui stiamo parlando. Per vedersi assegnati dei deputati, però, i partiti dovranno raggiungere almeno il 3% dei voti a livello nazionale. I partiti che, all’interno della coalizione, non raggiungeranno l’1% non contribuiranno a determinare il risultato complessivo della coalizione. Significa che se una coalizione raggiunge il 26,8% dei voti validi a livello nazionale, ma al suo interno c’è un partito che ha preso lo 0,8%, potrà contare solo sull’assegnazione del 26% dei seggi della parte proporzionale, che saranno poi ripartiti tra i vari componenti della coalizione in base ai voti presi da ciascuno. L’altra soglia di sbarramento è prevista per le coalizioni: per concorrere al riparto dei seggi devono raggiungere almeno il 10%, e almeno uno dei partiti che la compongono deve arrivare al 3%.

E un terzo sarà eletto col maggioritario

Gli altri 232 seggi saranno assegnati con metodo maggioritario, a chi vincerà in altrettanti collegi uninominali. In ogni collegio ci saranno quindi tanti candidati alla parte uninominale quante sono i partiti o le coalizioni presenti. Ogni schieramento potrà presentare al massimo il 60% di candidati uninominali appartenenti a un genere. Naturalmente i partiti non sono obbligati a coalizzarsi e possono anche correre da soli a sostegno di un candidato. Per vincere, nei collegi uninominali, basterà che il partito o la coalizione che sostiene un candidato prenda un voto in più del secondo classificato. I cittadini italiani residenti all’estero eleggeranno gli altri 12 deputati, con una legge elettorale diversa, integralmente proporzionale e con le preferenze e in vigore dal 2001.

Al Senato funziona in maniera molto simile ma, essendo i senatori eletti la metà dei membri della Camera, i collegi sono grandi all’incirca il doppio rispetto a quelli della Camera. L’unica differenza sostanziale, dettata dalla Costituzione che attribuisce al Senato una più marcata caratteristica di rappresentanza territoriale, è che per questa camera la distribuzione dei collegi avviene su base regionale. Le soglie di sbarramento tuttavia devono essere anche per il Senato raggiunte a livello nazionale.

Avete nostalgia del voto disgiunto? Ve la tenete

Non è possibile fare “voto disgiunto”. Non è possibile cioè votare per un partito nella parte proporzionale, e per un candidato sostenuto da altri partiti o coalizioni nella parte uninominale. Mettere la croce su un partito nella parte proporzionale e su un candidato di altro partito o coalizione nella parte uninominale renderà nulla la scheda e il voto. Questa possibilità è invece prevista per le elezioni regionali, dove peraltro ci sono le preferenze. In Lombardia o nel Lazio, quindi, è possibile votare come consigliere il candidato di un partito scrivendo il suo nome e, contemporaneamente, sbarrare il nome del candidato presidente di un altro schieramento.

Cosa sono le “pluricandidature” e perché confondono lo scenario

Ogni candidato potrà presentarsi in un unico collegio uninominale, ma potrà essere contemporaneamente candidato anche nei collegi proporzionali, fino a un massimo di cinque. Il sistema permette infatti le multicandidature. Un candidato eletto in un collegio uninominale e in uno o più collegi plurinominali verrà eletto nel collegio uninominale. Un candidato eletto in più collegi plurinominali verrà eletto nel collegio nel quale la lista cui appartiene ha ottenuto la minore percentuale di voti validi rispetto al totale dei voti validi del collegio. Questo rende abbastanza complicato capire in tempi rapidi chi sarà eletto, e chi sarà invece escluso. Inoltre riduce significativamente la reale parità di genere. Se infatti una capolista donna è presente al proporzionale in cinque diversi circoscrizioni, la sua elezione in una porterà automaticamente a far eleggere 4 uomini nelle altre.

Come si evita di votare scheda nulla per sbaglio? 

Le schede per gli over 25 saranno due, una rosa per la camera, una gialla per il senato. Il voto sarà valido se si metterà una croce sulla lista prescelta estendendolo così automaticamente anche al candidato uninominale collegato. Oppure si potrà votare il candidato del collegio uninominale estendo così il voto alla lista o alle liste collegate. In alternativa si potrà votare sia un candidato uninominale che per il partito che lo sostiene o, nel caso in cui sia sostenuto da una colazione, per uno dei partiti collegati.

TAG: legge elettorale, rosatellum bis, voto
CAT: Legislazione, Partiti e politici

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