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Letteratura

Fernanda Pivano: la sua irriverenza e amore per la vita, parlano ancora

di Chiara Perrucci
7 Gennaio 2022

Definire Fernanda Pivano ed il suo singolare carisma, rappresenta una impresa assai ardua e quasi impossibile da concludere in tempi concisi, per l’enorme lascito ricco di contributi che ha donato alla letteratura italiana e straniera, ma anche alla musica ed al giornalismo, insomma all’arte in generale. I suoi successi editoriali, hanno toccato diverse vette di popolarità, altissime per prestigio e compiutezza scrittoria. Traduttrice ufficiale del grande autore americano, Enerst Hemingway, nel 1943, con il suo “Addio alle armi”, importando il concetto di letteratura a stelle e strisce nel nostro paese, venne arrestata delle SS naziste, ricevendo la solidarietà dello stesso Hemingway che, durante una vacanza a Cortina d’Ampezzo, anni dopo, la volle conoscere, legandosi molto a ‘Nanda‘, come erano soliti abbreviare il nome, parenti ed amici. Divenendo di fatto, una apripista, durante il regime fascista, traducendo nel nascondimento più totale anche “L’Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters, che lo stesso Cesare Pavese, suo professore di letteratura comparata, con il quale intrattenne una profondissima amicizia ed affettuosa affinità spirituale, attraverso una fitta corrispondenza epistolare, fece pubblicare da Einaudi.
Per mezzo dei suoi lunghi soggiorni negli Stati Uniti entrò in contatto diretto con la Beat Generation americana, sposandone l’essenza ed il pensiero dei più illustri esponenti: Kerouac, Corso, Ferlinghetti e Ginsberg.

NON SOLO LA LETTERATURA NELLA SUA VITA, MA ANCHE LA MUSICA E L’ARTE A TUTTO TONDO

Fernanda Pivano, nata il 18 luglio del 1917 a Genova, si trasferisce con i suoi genitori ed il fratello a Torino, nel 1929, dove prosegue gli studi: un diploma al Conservatorio in pianoforte ed una laurea in lettere e poi in filosofia. In quegli anni assieme a Primo Levi, suo compagno di classe non viene ammessa alla prova orale della maturità, per l’ispirazione antifascista rinvenuta nei loro scritti. E proprio in quel periodo, scopre la passione viscerale per la letteratura d’oltreoceano, in particolar modo per i testi  di Ernest Hemingway. Immensa critica musicale di alcuni tra i più importanti artisti italiani del momento, etichetta Fabrizio de André, con cui condivideva una amicizia fraterna, il più grande poeta italiano di quegli ultimi cinquant’anni. Donna libera, fino alla radice, anticonformista eclettica, osannata soprattutto dai più giovani, fino agli ultimi istanti di vita, riesce ad instaurare rapporti di disarmante sincerità e stima con i più influenti cantanti ed artisti dell’epoca, da Lorenzo Jovanotti, a Vasco Rossi, attraverso un linguaggio immediato e illuminato dalla ragione, salvando sempre i sentimenti alti, nobili. Fernanda Pivano ha narrato, magistralmente,  un intero secolo della nostra storia culturale, proponendo una visione alternativa delle cose, trasmettendoci l’indomita curiosità per l’Arte in tutta la sua vastità, cantando l’America.

Fernanda Pivano, muore il 18 agosto del 2009, nella sua amata Milano, circondata da un fiume umano che le rende omaggio sentitamente, con il cuore. Quel cuore che aveva saputo mettere in gioco come pochi al mondo, passando dallo sperimentare sulla propria pelle, la grande sofferenza che genera amare con tutta l’anima, perderlo anche, l’Amore, di un uomo (l’architetto, Ettore Sottsass), senza perdere mai, però, la voglia di “Credere” in qualcosa, che altro non è che la vita stessa, proprio come recita una famosa canzone di Luciano Ligabue, nel cui video, Nanda, appare raggiante.

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