Musica
Italiano, Inglese, Sardo nel disco punk rock di Emanuele Pintus: L’ intervista
“Atentzione Amore Connessione” è il titolo del secondo album di Emanuele Pintus, disponibile in tutti i digital store dal 21 luglio. Un disco di cinque canzoni punk rock anticipate dal singolo “Annibale Song”. E’ stato registrato dalla sapiente mano di Federico Cocco, che ha saputo valorizzare al meglio l’aspetto live della musica di Emanuele, andando a definire quello che è il sound attuale dell’artista. Un crossover a tutto tondo che parte dal punk rock, ma che si lascia andare verso le influenze più disparate: dal fastcore al pop passando per l’alternative metal, ritmi latini e grunge. Oltre alle chitarre e alla voce di Emanuele, hanno suonato nel disco Andrea Loi, al basso, e il già citato Federico Cocco, alla batteria. In questa intervista Pintus racconta il suo percorso artistico dal primo al secondo disco, soffermandosi sul legame con i poeti sardi e la sua terra, la Sardegna.
Il tuo ultimo disco ha un titolo originale, raccontaci ognuna delle tre parole che lo compongono e cosa le lega
Ciao! Il titolo dell’ep prende spunto da “Turnstile Love Connection” una canzone della rock band americana Turnstile. Abbiamo aggiunto la parola “Atentzione” che vuol dire semplicemente “Attenzione” scritto in lingua sarda. Il significato del titolo è un monito sulla vita frenetica di tutti giorni ed un invito: “Amico/a attenzione! Fermati anche solo per un attimo, connetti un po’ di amore alle cose che fai!”
Si alternano brani in inglese, in italiano ed anche in sardo: come mai questa scelta? In quale dei tre idiomi ti senti più a tuo agio nel cantare?
La scelta della lingua è stata casuale. Il sardo è sicuramente la lingua più confidenziale che utilizzo. L’italiano in Sardegna è la lingua che ci permette di comunicare con la penisola. Per l’inglese ho voluto sperimentare perché i miei gruppi preferiti sono in prevalenza americani ed inglesi.
Tra le tue fonti di ispirazione ci sono anche i poeti sardi, vuoi citarne qualcuno in particolare? Senti che qualcosa ti accomuna a loro?
La poesia orale estemporanea improvvisata dei “cantadores” sardi è una forma d’arte antichissima. Cito Giuseppe Porcu di Irgoli (Nuoro) perché è tra i poeti più giovani. Oltre alla magia dell’improvvisazione, ammiro della “poesia a bolu” la sua genuinità.
Dal primo al secondo disco, cosa è cambiato?
E’ cambiato l’approccio alla chitarra. Nel 2021 ho inciso “Linna”, il mio primo lavoro seguito da un altro paio di singoli. La formula era quella di far suonare delle vecchie chitarre in legno con una batteria minimale ed un basso distorto. Da lì sono iniziati i live che ci hanno portati sino al palco del festival Liet International in Danimarca, riuscendo a guadagnare il prestigioso “Audience Award”. Finita questa avventura, era arrivato il momento di cambiare rotta ed ho sentito la necessità di tornare ai chitarroni elettrici e di abbassare di un tono l’accordatura della chitarra. Così è nato “A.A.C.”.
Quale secondo te può essere considerato l’elemento distintivo del tuo sound?
Scrivo impostando le canzoni per essere suonate dal vivo su un palco. Un tratto distintivo può essere l’impatto solido nell’arrangiamento delle canzoni. Un altro tratto distintivo può essere sicuramente l’utilizzo della lingua sarda nella variante del mio paese di nascita (Meana, Nuoro), che è un unicum.
Devi fare login per commentare
Login