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Società

La cronaca è nera

di Maurizio Baruffaldi
8 Novembre 2019

Lo hanno pure intervistato, il capo ultras Verona che pontifica antropologia giocattolo e si eccita col baffetto hitleriano: si raccatta ovunque, pur di fare onori alla cronaca. Ma d’altronde, una bella fetta di opinione ritiene sano che tutti possano manifestare la loro idea, anche se fa orrore, anche se ha fatto orrori. Le conseguenze sulle menti più bisognose e rarefatte però poi si vedono. Perché è diventato un gioco avvelenato, quello di far spurgare la parte più nera di questa paese. Le dichiarazioni su Liliana Segre, agghiaccianti per superficialità e disprezzo, del segretario della Lega di Lecce sono solo un piccolo verso, ma di un mantra che fa da culla, e allatta per esempio il gruppetto che ha bruciato il locale ‘La pecora elettrica’ perchè antifascista, aggettivo che dovrebbe essere automatico, normale, visto che la Costituzione ha cementato quello che siamo sulle ceneri di un ventennio pagliaccio e tragico. Hanno bruciato il locale il 25 aprile, perché sanno far di conto, e di nuovo il giorno prima della riapertura. Il quartiere di Centocelle ha riempito le strade, per dirsi contro, per dire che non fanno paura. Ma preoccupano. Come preoccupa la mollezza di quelli che sanno, vedono, ma se ne stanno tranquilli, non si espongono, sintomo minore dello stesso male degli squadristi denoantri. Perchè poi, in piccolo, ma figlia degli stessi umori, arriva la signora sull’autobus che mette la borsetta di fianco al suo posto per non far sedere una bambina nera, e le urla contro per allontanarla. O quella che dice Negro di merda a un bambino di 10 anni che rincorre un pallone. A quest’ultimo fatto è seguita denuncia indignata, protocollare, da parte di altri genitori, ma avrebbe fatto più giustizia uno, dico uno, che le si fosse avvicinato e spem!, un bel ceffone secco e muto. Non è violenza. È chiarezza. Educazione. Insindacabile.

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